LE ‘NOSTRE’ PAROLE DI ZARATHUSTRA

Postato da Admin il 08 SET 2011

"L’editio sincera di Nietzsche, la collezione “Alter ego” di Ar, che ospita i testi del grande filosofo tedesco con l’originale a fronte, è giunta alla prova decisiva: la versione dello Zarathustra. Opera da far tremare le vene e i polsi per la profondità teoretica, per la purezza stilistica, per il labirinto di echi e rimandi in essa contenuti (illuminati con sorprendente virtuosismo dal Curatore). Il volume (di 590 pagine) vedrà la luce tra qualche mese, ma, data la sua importanza, vi proponiamo di divenirne già sottoscrittori da ora.

LE "CENTURIE NERE" PRECURSORI RUSSI DEL FASCISMO?

Postato da Admin il 28 giu 2011

"Il Fascismo non è nato in Italia e in Germania. Ebbe la sua prima manifestazione in Russia, col movimento dei “Cento Neri”, completo già all’inizio del 900 nelle sue azioni e nei suoi simboli: la violenza politica, l’antisemitismo feroce, i neri stendardi col teschio. “Maurizio Blondet in -Complotti- (Il Minotauro, Milano, 1996, pag.83)...

Steno Lamonica intervista Silvia Valerio

Postato da Admin il 07 SET 2011

Silvia Valerio, ha pubblicato nel 2010 il libro “C’era una volta un presidente”, la fabula milesia dei suoi diciott’anni. Tutt’attorno, eroi, prove, comparse, antagonisti, e qualche apokolokyntosis. "L’invidia… talvolta, in uno di quelli che volgarmente chiamano trip mentali, vedo di fronte a me una nuova versione del Giudizio Universale, un po’ psichedelica e sadica, dove Dio, o chi per lui, affossa ed esalta in base alle reazioni delle anime di fronte a un’opera di Botticelli. Lo so, sono rimasta scioccata da chi al liceo sosteneva che Botticelli i piedi li disegnasse male."

COME IL MONDO ANTICO È DIVENTATO CRISTIANO

Postato da Admin il 27 Set 2011

"Da parte di diversi autori è stato osservato che il cristianesimo si è potuto diffondere con relativa rapidità nel mondo antico, incontrando relativamente poca resistenza, in una maniera che è stata paragonata a un contagio, un'epidemia le cui cause sembrano in qualche modo misteriose, nonostante la sua evidente carica di sovversione e dissoluzione nei confronti del mondo e della cultura antichi.

La Spagna tra Goti Arabi e Berberi in uno degli ultimi scritti di J.A.Primo De Rivera

Postato da Admin il 21 Ott 2011

Ebbe a scrivere Maurice Bardeche in “Che cosa è il Fascismo” (Volpe, Roma, 1980, pag.47) “Il solo dottrinario di cui i fascisti del dopoguerra accettano le idee all’incirca senza restrizioni, non è né Hitler né Mussolini, ma il giovane capo della Falange, il cui destino tragico lo sottrasse all’amarezza del potere ed ai compromessi della guerra”, Frase bellissima come tante altre nel libro del Bardeche, ma che non ha mai completamente convinto chi scrive.(1).

Vaticano S.p.A

Pubblicato da Admin il 01:37 0 commenti
autore Gianluigi Nuzzi

Pochi posti sono inaccessibili come il Vaticano e la Banca dello Ior. Gianluigi Nuzzi prova a far luce su tanti scandali finanziari che hanno coinvolto in qualche modo la Chiesa e lo fa, grazie anche all’archivio imponente di Monsignor Renato Dardozzi, uno dei più stretti collaboratori del pontefice e conoscitore di tante situazioni delicate spesso disinnescate prima che potessero far seri danni.

Molti sapranno e ricorderanno gli eventi che coinvolsero a suo tempo Paul Marcinkus, Roberto Calvi e Michele Sindona, poco si sa invece di quello che successe dopo. Questo volume ci permette di ricostruire gli eventi che seguirono questo grande scandalo che, secondo alcuni, portò pure all’avvelenamento di Papa Luciani e che non mancò di segnare lungo il cammino tragiche scomparse, come quella che vide il banchiere Calvi, ritrovato impiccato, sotto al ponte dei Frati Neri di Londra in circostanze assai misteriose.

Una cortina di silenzio è ciò che spesso si è avuto all’interno delle mura vaticane, difficile per chiunque quindi, ricostruire alcune vicende finanziare che hanno coinvolto la Chiesa o alcuni suoi esponenti. Dissesti, affari spregiudicati, segreti che senza i documenti ed appunti lasciati da Dardozzi, probabilmente, sarebbero rimasti inestricabili.

Dalla lettura di questo volume, si capisce che per molte persone facoltose (non necessariamente esponenti della Chiesa) era importantissimo portare i propri capitali all’interno dello stato del Vaticano, dove sarebbero stati al sicuro da occhi indiscreti. Ecco perché, molti personaggi hanno deciso di far passare per alcuni conti sullo Ior dei soldi derivanti da affari molto particolari. Rimane difficile capire se davvero lo Ior fosse uno strumento inconsapevole di alcuni criminali, certo però che di soldi in certi conti, ne sono passati molti… Non sono mancati nel corso degli anni, nemmeno dei ricatti o inganni… Tutto è spiegato dettagliatamente in questo volume decisamente bollente che ci porta ad atmosfere degne della migliore spy story.

“Le firme autorizzate sono due: de Bonis Donato e Andreotti Giulio.”

Dal documento bancario che rivela tra le firme autorizzate del conto Fondazione Spellman quella di Andreotti.

“Mamma de Bonis, lotta alla leucemia; Jonas Foundation, aiuto bimbi poveri: su quei depositi più che oboli transitano cospicue tangenti.”

“Stanno per chiudere la morsa. Fonti amiche della Guardia di finanza mi hanno allertato.”

Angelo Caloia, presidente dello Ior, è informato in tempo reale sull’attività dei magistrati durante l’inchiesta Mani pulite.

“Beatissimo Padre, sento il dovere di mettere direttamente al corrente Vostra Santità dell’importo che l’Istituto è in grado di mettere a disposizione della Santità Vostra. L’importo è pari a 72,5 miliardi di lire, risultanti a fronte di rischi di varia natura.”

Lettera di Angelo Caloia a Giovanni Paolo II, 16 marzo 1994.

“I titoli passati allo Ior sono il risultato di pagamenti di tangenti a uomini politici, per importi certamente a loro ritornati in forma pulita.”

Lettera di Angelo Caloia al cardinale Angelo Sodano, segretario di Stato del Vaticano, 5 ottobre 1993.

“Nel caveau dello Ior giacciono circa 27,9 miliardi di titoli di Stato italiani, Btp e Cct. Non tutti i numeri sono puliti.”

Dal report di Renato Dardozzi, ottobre 1993.

“Le transazioni a favore di mio padre passavano tutte tramite i conti e le cassette dello Ior.”

Massimo Ciancimino, figlio dell’ex sindaco di Palermo Vito. Il padre è stato condannato per concorso esterno in associazione mafiosa.



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Autore Maltese Curzio

Un miliardo di euro dai versamenti dell'otto per mille. 650 milioni per gli stipendi degli insegnanti di religione. 700 milioni per le convenzioni su scuola e sanità. 250 milioni per il finanziamento dei Grandi Eventi. Una cifra enorme passa ogni anno dal bilancio dello Stato italiano e degli enti locali alle casse della Chiesa cattolica. A cui bisognerebbe aggiungere almeno il cumulo di vantaggi fiscali concessi al Vaticano e oggi al centro di un'inchiesta dell'Unione europea: il mancato incasso dell'lci, l'esenzione da Irap, Ires e altre imposte, l'elusione consentita per le attività turistiche e commerciali. Per un totale di circa 4 miliardi di euro, più o meno mezza finanziaria, l'equivalente di un Ponte sullo Stretto o di un Mose all'anno. Una somma (è la stessa Conferenza episcopale italiana a dichiararlo) che solo per un quinto viene destinata a interventi di carità e di assistenza sociale.


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Autore: Perfetti, Francesco

La Camera dei Fasci e delle Corporazioni fu creata nel 1939 dopo un lungo periodo di studi, proposte e confronti fra le varie tendenze riformatrici del fascismo. La vecchia Camera dei Deputati aveva mostrato i suoi limiti e non rappresentava i veri interessi nazionali, specie di fronte ad eventi eccezionali.

Le riforme istituzionali, che ancora oggi turbano i sonni dei politici, indispensabili per una corretta gestione della cosa pubblica, furono il punto di arrivo del fascismo e furono operate attentamente, correggendo le distorsioni del sistema parlamentare liberale.

La Camera dei Fasci e delle Corporazioni, anziché da deputati, era composta da consiglieri nazionali eletti in ragione della carica ricoperta nel mondo politico e produttivo.

Lavorava principalmente attraverso le commissioni legislative (imitate poi nell'attuale sistema parlamentare) per snellire l'iter legislativo limitando la decretazione d'urgenza.

Con questo volume il Perfetti ci presenta uno studio organico illustrando la struttura ed il funzionamento della Camera dei Fasci e delle Corporazioni, ripercorrendo con atti e documenti tutto l'iter del dibattito che fin dai primi anni venti si venne sviluppando nell'ambito del fascismo. In appendice una raccolta di documenti inediti, tra i quali i verbali dei lavori della Commissione Solmi creata nel 1936 per studiare la riforma costituzionale.

L'opera del Perfetti è quanto mai attuale, non solo perché ci fa conoscere la preoccupazione costituzionale del fascismo, ma anche perché oggi si ripropongono le critiche al regime dei partiti e alla rappresentanza parlamentare, così com'è operante, al punto da rendere necessaria una nuova Costituzione ed una grande riforma delle Istituzioni.



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Il fascismo immenso e rosso

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di Giano Accame

Al centro di questo libro sta una interpretazione del fascismo che, pur condotta con scrupolo scientifico, non è puramente catalogatoria di un fenomeno del passato. Vi vedo una precisa funzione pratica: quella di fornire alla «destra» le categorie culturali di un nuovo protagonismo per uscire dal lungo letargo in cui la politica italiana è caduta con la crisi delle ideologie. Letargo che rende difficile reperire i materiali per costruire un disegno, un progetto nazionale e sociale, per l'Italia degli Anni 2000.

Al di là di analisi volte apparentemente al passato ci sono, insomma, gli elementi di una proposta che può essere rivolta trasversalmente un po' a tutti gli ambienti politici, ma in particolare a quelli della sinistra, ove la fuoriuscita epocale dalla cultura delle rivoluzioni sta tutt'ora provocando un profondo travaglio. Come uscirne infatti senza impantanarsi in una piatta politica politicante? L'interrogativo interessa anche quella parte del riformismo che intenda essere veramente tale: cioè non solo gestire, ma riformare.

Altrettanta attenzione mi sembra rivolta, più di quanto immediatamente appaia, alla religiosità animosamente affermata, senza falsi rispetti umani, da Comunione e Liberazione e dal Movimento popolare: in un tessuto sociale che rischia di spappolarsi nello scetticismo e nella corruzione chiunque creda ancora a qualcosa è un patrimonio prezioso per la Nazione
 
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Ezra Pound economista, contro l'usura

Pubblicato da Admin il 01:07 0 commenti
di Giano Accame

E’ vero: siamo in tempo di crisi e accadono cose davvero sorprendenti. Anche nel movimento delle idee. Occupa appena una trentina di pagine il saggio di Ezra Pound su “Il carteggio Jefferson-Adams come tempio e monumento” ed è quindi motivo di un lieve stupore l’ampiezza dell’interesse che ha suscitato. Il 18 febbraio scorso si parte con un’intera pagina del Corriere della Sera per una recensione di Giulio Giorello, filosofo della scienza, ma anche raffinato lettore dei Cantos da un versante laico-progressista, che ha acceso la discussione a cominciare dal titolo: “Elogio libertario di Ezra Pound. Scambiò Mussolini per Jefferson. Ma il suo era un Canto contro i tiranni.” Di quel titolo il giorno dopo profittava Luciano Lanna per ribadire sul nostro Secolo : “Pound (come Jünger) era libertario”. Due giorni dopo (venerdì 20 febbraio) nelle pagine culturali del Corriere della Sera Dino Messina riapriva il dibattito : “Fa scandalo il “Pound libertario”, mentre il 21 febbraio il tema veniva approfondito da Raffaele Iannuzzi nel paginone centrale ancora del Secolo. Ricordo ancora le critiche rivolte a Pound e a Giorello il 27 febbraio da Noemi Ghetti su LEFT. Avvenimenti settimanali dell’Altraitalia: era abbastanza facile indicare qualche contraddizione tra la censura fascista e lo spirito libertario, pur essendo altrettanto innegabile il durissimo prezzo pagato da Ezra Pound pacifista alla sua appassionata predicazione contro l’usura, la speculazione finanziaria internazionale e le guerre, con le settimane vissute in gabbia nella prigionia americana di Pisa e i dodici anni di manicomio criminale a Washington. Tuttavia nell’ampio dibattito di cui ho segnalato le tappe è comparso solo marginalmente il nome di Luca Gallesi (Antonio Pannullo lo ha però intervistato il 5 marzo in queste pagine sull’etica delle banche islamiche), geniale studioso di Pound cui si deve la pubblicazione del saggio su Jefferson, ma anche e soprattutto l’apertura di nuovi percorsi in una materia di crescente interesse quale è la storia delle idee. Occorre rimediare alla disattenzione per l’importanza dei contributi che Gallesi ci sta suggerendo e per i risultati che nel campo degli studi poundiani sta raccogliendo con l’editrice Ares guidata da Cesare Cavalleri insieme alla rivista Studi cattolici, anch’essa molto attenta al pensiero economico di un poeta che sin dai primi anni ’30 aveva previsto lo spaventoso disordine della finanza globale e il dissesto con cui oggi il mondo à alle prese. Le Edizioni Ares avevano già pubblicato gli atti di due convegni internazionali curati da Luca Gallesi, prima Ezra Pound e il turismo colto a Milano, poi Ezra Pound e l’economia, e dello stesso Gallesi lo studio su le origini del fascismo di Pound ove dimostra che il più innovativo poeta di lingua inglese del secolo scorso era stato predisposto a larga parte dei programmi socio-economici mussoliniani degli anni di collaborazione a Londra con la rivista The New Age diretta da Alfred Richard Orage, espressione di una corrente gildista, cioè corporativa del laburismo. Dalla frequentazione della società inglese Pound si portò dietro anche alcuni trattati del tutto sgradevoli d’antisemitismo, che negli anni Venti salvo rare eccezioni erano ancora ignote al fascismo italiano. L’introduzione di Gallesi al breve saggio di Pound sul carteggio Jefferson Adams punta a estendere agli Usa la ricerca già avviata in Inghilterra sulle origini anglosassoni del fascismo poundiano. Questa volta paragoni diretti tra i fondatori degli stati Uniti e il fascismo non emergono come nel più noto Jefferson e Mussolini ripubblicato nel ’95 a cura di Mary de Rachelwiltz e Luca Gallesi da Terziaria dopo che era andata dispersa la prima edizione per la Repubblica sociale del dicembre ’44. Di Jefferson e Adams da Gallesi viene ricordato l’impegno, da primi presidenti americani, nello sventare i tentativi di Hamilton di togliere al Congresso, cioè al potere politico elettivo, il controllo sull’emissione di moneta per delegarlo ai banchieri e alla speculazione attraverso la creazione di una banca centrale controllata, come nel modello inglese, da gruppi privati. Un’altra traccia innovativa per la storia delle idee è stata suggerita da Gallesi il 4 marzo sul quotidiano Avvenire segnalando il saggio dell’americano Jonah Goldberg, che stufo di sentirsi accusare di fascismo ha scalato i vertici delle classifiche librarie con Liberal Fascism, un saggio ove ha sostenuto la natura rivoluzionaria del fascismo, che durante la stagione roosveltiana del New Deal suscitò “negli Usa stima e ammirazione soprattutto negli ambienti progressisti, mentre all’estrema destra il Ku Klux Klan faceva professione di antifascismo”. Una storia trasversale di idee al di là della destra e della sinistra che Gallesi si prepara a approfondire lungo l’Ottocento americano attraverso la secolare resistenza che da Jefferson in poi vide opporsi correnti legate allo spirito dei pionieri e delle fattorie alla creazione di una banca centrale, che avvenne solo nei primi del Novecento, alla speculazione monetaria e alla dilagante corruzione. Tutti contributi a una interpretazione di Pound, che senza indebolire le posizioni ideali a cui teniamo, risulterà più autentica, più ricca, più fuori dagli schemi, più prossima alla definizione di ”libertario” che della lettura poundiana di Jefferson ha ricavato Giorello. E non so trattenermi dal riportare due frasi che avevo sottolineate un quindicina di anni fa leggendo la prima volta l’ancor più scandaloso confronto tra Jefferson e Mussolini. Una tesa a far somigliare i due leader nella lotta alla corruzione: “In quanto all’etica finanziaria, direi che dall’essere un pese dove tutto era in vendita Mussolini in dieci anni ha trasformato l’Italia in un paese dove sarebbe pericoloso tentare di comprare il governo”. E proprio alla fine del libro l’invenzione della settimana corta, per una gestione politica della decrescita economica che solo adesso assume aspetti marcati d’attualità: “Nel febbraio del 1933 il governo fascista precedette gi altri, sia di Europa che delle Americhe, nel sostenere che quanto minor lavoro umano è necessario nelle fabbriche, si deve ridurre la durata della giornata di lavoro piuttosto che ridurre il numero del personale impiegato. E si aumenta il personale invece di far lavorare più ore coloro che sono già impiegati”. Queste erano le soluzioni pratiche che piacevano a Pound, autore di solito complicato, ma reso a volte paradossalmente difficile per eccesso di semplicità.




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Valori Corporativi

Pubblicato da Admin il 00:59 0 commenti
Autore : Rutilio Sermonti

Nell’immaginario popolare, tuttora largamente diffuso, il fascismo è il male assoluto, portatore di disgrazie e massacri, un vero e proprio mostro.

Non siamo qui per dare giudizi in merito ma per analizzare ciò che Sermonti ci illustra come l’unica soluzione plausibile alle due facce del capitalismo(capitalismo e comunismo):”Si insegna ai lavoratori: da una parte c’è la democrazia capitalista, dall’altra il comunismo; non c’è altra scelta! L’importante è che ognuno imbocchia a testa bassa una qualsiasi delle due porte della stessa galera …Chi organizza la società csolo come una immensa organizzazione produttrice di ricchezza? La democrazia capitalista e il comunismo allo stesso modo…Chi affida le leve di comando a coloro che maneggiano il capitale?La democrazia capitalista e il comunismo”

Attraverso una profonda analisi di fatti e similitudini Sermonti ci dimostra come il comunismo discenda dal capitalismo e non ne sia affatto antagonista.

Entrambi i modelli societari , descritti da Rutilio, annichiliscono la natura umana. L’unica vera opposizione è il corporativismo fascista.

Un’ opposizione umana e ristoratrice dove ogni persona svolge il suo compito protetta da uno stato altrettanto umano, il lavoratore si riappropria di una dignità da tempo negata e garantita da diritti sociali( mi permetto di aggiungere che ancora oggi questi diritti sociali dovrebbero essere studiati dai “grandi sindacalisti”.)

“Non intendiamo dire che l’idea sindacalista sia in qualche modo migliore di quella comunista, ma solo che il marxismo, come idea basata su un fenomeno sociale fu superata dal medoto e dal relativo fenomeno sociale sindacale, semplicemente perché il secondo valse a mutare di fatto quelle condizioni sociali di inferiorità, compressione e miseria della classe proletaria… e quindi in fondo addirittura di esistenza di una classe proletaria come realtà economica e psicologica…Tanto che oggi la potenza comunista è costretta sempre più ad andarsi a cercare il proletario di cui si ciba, nei Paesi cosiddetti sottosviluppati, ovvero a costruirsi in quelli civilizzati un vero e proprio proletario ….”

In poche pagine Sermonti riesce a compiere uno studio storico accurato e preciso, e per quanto l’argomento possa essere difficile da affrontare il lettore non manca di essere coinvolto.

Un libro che , se si dispone di una certa onestà intellettuale che vada oltre le barriere politiche, non può non essere presente nella propria biblioteca. 


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Il Denaro sterco del demonio

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di Massimo Fini

Cos’è il denaro? Quando e perché è nato? Il denaro è una logica affascinante ma tremendamente insidiosa che ha finito per soggiogarci e determinare gli stili, i ritmi, le modalità e gli scopi della nostra vita, disegnando prospettive inquietanti. Se dal punto di vista individuale il denaro è un credito, preso globalmente è un debito sempre più colossale che stiamo accumulando col futuro. È una scommessa continua su se stessa, cioè sul vuoto. Fino a quando potrà durare il gioco? Il libro di Massimo Fini è da un lato una storia del denaro, rigorosamente documentata, dall’altro è un attacco radicale alla società contemporanea di cui il denaro, col suo abnorme sviluppo, è insieme metafora e concretissimo strumento


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L'ABC dell'economia

Pubblicato da Admin il 00:54 0 commenti
di Ezra Pound

Sono qui raccolti i principali scritti di Pound "economista" che presentano il corpus articolato di una riflessione condotta nel corso degli anni Trenta da posizioni sì moralistiche, ma non prive di riscontro presso i monetary cranks, quegli economisti eretici rispetto ai quali fu costretto a prendere posizione lo stesso Keynes. Come mostra Giorgio Lunghini, nel suo saggio introduttivo, la premessa etica di Pound, la sua "filosofia sociale", non è molto lontana da quella di Keynes, certo tenuto a un più professionale realismo, in particolare quando si tratta di affrontare il problema della disoccupazione. In appendice due articoli apparsi nella rivista di T. S. Eliot "Criterion" e una selezione dei discorsi di Pound alla radio fascista pronunciati durante la guerra. Con la prefazione di Mary de Rachewiltz e l'introduzione di Giorgio Lunghini.




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Giano Accame
Il potere del denaro svuota le democrazie

Alla fine del 1997 il circolante degli Stati Uniti raggiungeva appena il valore di 475 miliardi di dollari. Intendiamoci: è una grossa cifra. Ma è un'inezia rispetto alla quantità strabiliante di dollari virtuali di cui abitualmente si parla e su cui gioca la speculazione finanziaria». Sempre al 1997 la liquidità internazionale è stata valutata sui novemila miliardi di dollari e i prodotti finanziari derivati (il quasi-denaro) hanno raggiunto la cifra di sessantamila miliardi di dollari. Il denaro è divenuto il mezzo più semplice per produrre denaro. Non più il lavoro, non più le rendite immobiliari, non più gli stessi commerci, ma il maneggio dei soldi e dei quasi-soldi.





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L'Antibancor

Pubblicato da Admin il 00:07 0 commenti
In origine, l’economia era immersa nei rapporti religiosi e sociali. Ma questa verità è divenuta eccezione nell’età moderna, che ha sancito “la separazione radicale degli aspetti economici dal tessuto sociale e la loro costituzione in un ambito autonomo” (1). Non a caso, la stessa eliminazione della trascendenza trova una paradossale conferma nel meccanismo autoregolantesi del mercato. Il mercato è il luogo della più radicale immanenza perché non può che autoregolarsi (appunto rifiutando tutto ciò che trascende il mercato stesso). Il mercato come luogo ‘tremendo’ dell’identità dove ‘l’altro’ è necessariamente impossibile. Inoltre: il mercato risponde a una logica di illimitata espansione che, collegata a un inesorabile rifiuto di ogni misura che lo limiti dall’esterno, lo porta ineludibilmente a esercitare il più assoluto dei dominî.

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L'enigma sociale

Pubblicato da Admin il 00:05 0 commenti
Francesco Avigliano

L'enigma sociale

Per la prima volta si ricostruisce, nella nota introduttiva di questo volume, l'itinerario della vita e dell'opera dell'economista ‘eretico' potentino Francesco Avigliano, uno dei più significativi e sconosciuti ispiratori del pensiero economico del poeta Ezra Pound. Con L'enigma sociale, pubblicato nel 1926, Avigliano compose un classico dell'economia politica della cultura integrale, valido tuttora a illuminare il lettore sulle dinamiche del
potere.









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Teoria qualitativa della moneta

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Walter Beveraggi Allende

Teoria qualitativa della moneta. Contro il monetarismo, l'inflazione, la disoccupazione


Con questo libro, sinora inedito in Italia, il Professor Walter Beveraggi Allende ha compiuto opera necessaria a tutti coloro che, pur constatando la nocività del monetarismo e del libero scambismo ‘selvaggio', non avevano sinora compreso che cosa fosse realmente distorto nelle politiche monetarie. Egli sostiene che i grandi organismi della finanza siano distruttori dell'economia reale (e pertanto impoveritori dei ceti popolari) dei Paesi sviluppati, e affamatori dei Paesi del “terzo mondo”.











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Economia

Pubblicato da Admin il 23:36 0 commenti
Economia

Segnaliamo alcuni libri sull'Economia che coagulano il DNA anticapitalista della Destra che non stipula nozze nè omicidi dei Popoli tramite l'Usura. Siamo l'UNICA VOCE contro la PLUTOCRAZIA, termine che dovremmo usare NOI per primi perché chi lotta contro il Capitalismo, il Potere Bancario e l'Usura siamo soltanto NOI. La visione Spartana dell'Uomo esalta il vero concetto di Libertà, essere liberi DALLA PLUTOCRAZIA. L'Alta Finanza Anonima crea guerre, colpi di stato, carestie, miserie. NOI abbiamo le risposte per il mondo del lavoro, per l'operaio umiliato dal consumismo più squallido, consumismo elaborato nei covi segreti dei Creatori del Denaro dal Nulla. Gruppi Finanziari, talune religioni che invece di pensare ai poveri aumentano il loro espansionismo capitalista, costruiscono giorno per giorno il loro Impero Economico. Sparta, con una economia severa, o New York, patria della Plutocrazia? Lottare contro l'Usura è la via che ci vede in prima fila. E scegliamo il Modello Spartiate.





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TESTI DA AGGIUNGERE

Pubblicato da Admin il 04:56 0 commenti

ITALIA ANTICA
Virgilio, "Eneide"
Tito Livio, "Ab Urbe Condita"
Giovenale, "Satire"
Quinto Aurelio Simmaco, "Relazione sull'altare della Vittoria"
Massimo Pallottino, "Storia della prima Italia" (Rusconi)
Georges Dumézil, "L'ideologia tripartita degli Indoeuropei" (Cerchio)
Georges Dumézil, "La religione romana arcaica" (Rizzoli)
Camillo Ravioli, "Prima Tellus" (Graal)
Ignis, "Rumon" (Graal)
Massimo Pittau, "La lingua etrusca. Grammatica e lessico" (Insula)
Renato Del Ponte, "Dei e miti italici" (Ecig)
Renato Del Ponte "La Religione dei Romani" (Rusconi)
Edward Salmon, "Il Sannio e i Sanniti" (Einaudi)
Massimo Fini, "Catilina" (Mondadori)

ITALIA MEDIEVALE E MODERNA
Paolo Diacono, "Historia Langobardorum"
Jorg Jarnut, "Storia dei Longobardi (Einaudi)
Gioacchino Volpe, "L'Italia che nasce"
René Guénon, "L'esoterismo di Dante" (Atanor)
Dante Alighieri, "Divina Commedia"
Dante Alighieri, "De Monarchia"
Dante Alighieri, "De Vulgari Eloquentia"
Niccolò Machiavelli, "Il Principe"
Niccolò Machiavelli, "Discorsi sulla prima deca di Tito Livio"

ITALIA CONTEMPORANEA
Gioacchino Vope, "Scriti su Casa Savoia" (Volpe)
Gioacchino Volpe, "Pagine Risorgimentali" (Volpe)
Gioacchino Volpe, "Italia in cammino" (Volpe)
Giovanni Gentile "I profeti del Risorgimento Italiano" (Le Lettere)
Giuseppe Garibaldi, "Memorie"
Enrico Corradini, "Scritti e discorsi" (Einaudi)
T. Palamenghi Crispi, "Francesco Crispi di fronte alla storia" (La Fenice)
AA.VV., "La guerra 1915-1918" (Volpe)
Laurence Mizzi "Per il sogno della sua vita" (Volpe)
Emilio Gentile, "La Grande Italia" (Mondadori)
Francesco Franzoni, "Comunità e identità nazionale. Un problema italiano" (Settimo Sigillo)
Lello Ragni "Contro la Lega" (Settimo Sigillo)


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Essere Italiani

Pubblicato da Admin il 12:23 0 commenti
Identità Religiosa e Missione Universale
Un volume fondamentale per comprendere la nostra reale identità, il suo senso, le deviazioni subite nel tempo e l'indicazione, attraverso la comprensione, del suo recupero e del ritorno all'onore di Essere Italiani.
“L’azione che si sta svolgendo da oltre quindici secoli sulla Terra Patria Italia, è un’azione di profonda ostilità nei confronti della Tradizione Religiosa del Popolo Romano-Italiano, un’azione che deve esinsere ben compresa e rettificata se si vuole recuperare adeguatamente l’identità religiosa italiana e, con essa, riattivare integralmente la missione pubblica e universale di Roma-Italia secondo il Fato che gli Dei hanno decretato fin dal principio costitutivo della nostra Genia in Divinis. Quest’azione plurisecolare ha preso il suo avvio già con l’Ebraismo, nei secoli II e I a.C. per svilupparsi con il Giudeo-Cristianesimo nei primi quattro secoli dell’età volgare. In particolar modo, l’azione si è fatta assai ostile con lo sviluppo dell’apologetica cristiana, che ha animato una lenta emersione eversiva del Cristianesimo nell’Impero, fino alla sovversione dello stesso, sovversione sviluppatasi fra il V e l’VIII secolo in Occidente. Quali sono i motivi arcani per cui questo culto peregrino, estraneo all’identità del Popolo Italiano, così ostile e incompatibile  alla Tradizione Patria è emerso, tentando di soffocare in ogni modo ogni reazione di legittima difesa e opposizione del nostro popolo fino a oggi? Avremo modo di trattarlo in queste pagine e nel corso di opere ancora più specifiche.' (da 'Essere Italiani, Satvrnia Regna 41')


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Filosofia, Dottrina e Mistica dell'Etnonazionalismo Volkisch 
Federico Prati, Silvano Lorenzoni
E' indispensabile e doveroso, in un'epoca come l'attuale che disprezza profondamente ogni distinzione qualitativa, fornire i fondamenti filosofici e dottrinari per capire e comprendere appieno l'azione metapolitica intrapesa dall'etnonazionalismo volkish. E' infatti profondo convincimento degli autori che, qualsiasi azione politico-culturale che abbia come meta finale la piena salvaguardia di una ben determinata e specifica "identita culturale ed etnica", non possa assolutamente prescindere dalla neccessità di ridestare nei popoli europei l'ancestrale "volksgesit" indogermanico, al fine di conferire nuovamente ad essi quell'essenza smarrita e così importante che è la facoltà e la volontà di essere se stessi. I nostri popoli devono riacquistare quell'aspetto spirituale, quei profondi legami decretati dalle più remote forze naturali  del sangue e della stirpe, che identificano un uomo, prima che come singolo soggetto, come discendente di un determinato volk e come appartenente ad una specifica comunità etnica.


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Gentes. Popoli, territori, miti

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Gentes. Popoli, territori, miti
Claudio Mutti


Uno dei temi che contraddistinguono il dibattito contemporaneo è certamente quello riguardante l'identità dei popoli e delle nazioni. Fin dll'antichità, nelle sue manifestazioni culturali e religiose, in particolare quelle espresse attraverso la narrazione dei miti di fondazione, ha sempre evidenziato una propria specificità e ascendenza al fine anche di differenziarsi dalle popolazioni con cui veniva a contatto. La narrazione mitica infatti, fisa in un tempo "astorico", una particolare fase dell'etnogenesi, ritenuta pertanto caratteristica per quel particolare gruppo umano.


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Serbia, trincea d'Europa

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Serbia, trincea d'Europa
Dragos Kalajic 

Dopo mesi di martellante propaganda angloamericana (…) cade più che acconcio questo libretto, pubblicato sotto forma di intervista, con il quale Dragos Kalajic, ben noto studioso jugoslavo ed amico dell'Italia, tenta di dare una spiegazione, naturalmente dal punto di vista serbo, non soltanto degli avvenimenti che si sono dipanati in tempi recenti, ma anche delle premesse di ordine storico (…) Ma la parte più significativa e, diremmo, importante del volumetto è il punto nel quale Kalajic sollecita la costituzione di una Europa forte e libera, cui aspirerebbero, al momento, la "vera sinistra" e la "vera destra" europee. È questa un'analisi forse non troppo convincente, che però ha il pregio di porre sul tappeto, comunque, il problema della collocazione del Vecchio Continente fuori dall'orbita e dalla dominazione anglosassone. L'opera dello studioso e patriota serbo, pur nella sua brevità, non è facile a sintetizzarsi, per cui ne consigliamo vivamente la lettura a quanti volessero ampliare il proprio panorama culturale e storico sui Balcani. Segnaliamo anche la vasta, approfondita, interessantissima prefazione di Claudio Mutti, i cui argomenti e le cui conclusioni condividiamo appieno. ("Rinascita", 23 giugno 1999 )


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Scritti etnonazionalisti

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Scritti etnonazionalisti 
Federico Prati, Silvano Lorenzoni

 
L'etnonazionalismo, e gli etnonazionalismi, si rifanno al federalismo etnico, forma modernizzata del nazionalismo etnico e dell'ideologia "volkisch". Tale idfeologia assegna la priorità alla tutela del volk, intesa come comunità di sangue e suolo. L'etnicità costituisce il criterio fondamentale della nazione, che prende forza attraverso la forza del sangue. Secondo questa teoria, la mappa geopolitica dell'Europa deve essere ridisegnata, attraverso la nascita di una federazione europea etnica, costituita da Regioni-Stato etnicamente omogenee. 


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Orizzonti del nazionalismo etnico

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Orizzonti del nazionalismo etnico
F.Prati, S.Lorenzoni, F.Grisolia, H.Wulf

 
Il non facile compito degli autori di questo libro è quello di spiegare nella maniera più completa e organica possibile la "weltanschauung" che sta alla base del pensiero etno-nazionalista volkisch. Difendere ad ogni costo le identità etnico-razziali e le ancestrali tradizioni delle "Piccole Patrie" dalla sovversione razziale, politico-culturale e spirituale che le minaccia. Rendere edotti e consapevoli i giovani d'Europa di appartenere a comunità etnico-nazionali antichissime aventi nei popoli indoeuropei i nobili padri fondatori. Vigilare, custodire, ricordare le ataviche tradizioni di quell'Europa aria che diede vita alle "Nazioni di Sangue edi Suolo".  


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Noi, Celti e Longobardi

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Noi, Celti e Longobardi
Gualtiero Ciola


Per millenni stirpi diverse sono calate dal Nord nel belpaese del sole, eleggendolo a seconda  e poi a prima Patria del proprio destino e fondendo con gli abitanri autoctoni, il proprio sangue che ha suscitato poi quella particolare razza italica. Indoeuropei, Umbri, Latini, Liguri, Veneti, Celti e Germani, sono i protagonisti della presente ricerca che tende ad avvicinarli a noi, tanto da avvertirne la presenza anche negli avvenimenti della nostra storia più recente. "Noi Celti e Longobardi" è scritto nel modo che ciascuno di noi l'avrebbe fatto: con"spirito barbaro". C'è da andare fieri di questa nostra componente "barbarica" che sonnecchia in noi e che, ogni tanto si mostra quando vengono messi in discussione concetti primordiali di elevata civiltà universale: sete di libertà e di giustizia; fedeltà alla parola data, coraggio, senso dell'onore. Concetti che, in un'ottica rovesciata della storia ufficiale sono la vera chiave di lettura dell'antico quesito: "donde veniamo e dove andiamo.


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I popoli del gulag

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I popoli del gulag
Alessio Trovato

 
Le deportazioni degli elementi cosidetti indesiderabili, iniziano con la Russia degli Zar già nel XVII secolo. Elementi "criminali" venivano spediti in Siberia o in Asia Centrale a risiedere in campi di lavoro o in semplici villaggi allo scopo di popolare regioni della Russia considerate poco ospitali. Fù Pietro I quindi  a partire dal 1708 ad inaugurare la stagione delle deportazioni politiche  e la campagna di popolamento forzato della Siberia. A farne le spese furono soprattutto i popoli baltici. Non si può quindi dire che le strategie di deportazione di Lenin furono una novità, il regime sovietico introdusse tuttavia un elemento completamente nuovo: la deportazione divenne una vera e propria strategia di potere su scala totale.


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Indiani d'Europa. Euskal Herria

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Indiani d'Europa. Euskal Herria
Gianni Sartori


Di Euskal Herria si parla quasi esclusivamente in occasione di tragici attentati, ma in realta la "questione basca" è molto più complessa e tocca problemi di fondo come il diritto all'autodeterminazione dei Popoli, le molteplici violazioni dei diritti umani perpretate dagli stati e la difesa della propria identità culturale. Questo libro vuole essere un'espressione di solidarietà nei confronti del popolo più antico d'Europa, mettendo in discussione gli streotipi periodicamente diffusi dalla "stampa ufficiale". 


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Etnonazionalismo ultima trincea d'Europa
F.Prati, H.Wulf, S.Lorenzoni

 
L'integrazione, e quella di massa in particolare, è una pianta che solo apparentemente cresce fruttifera e rigogliosa. In realtà produce frutti nel miglior dei casi acerbi, quando non avvelenati e questo perchè le sue radici non affondano nel suolo della Patria, ma poggiano bensì su un'arido strato di neccessità e utilitarismo. Solo un'intelligente ritorno alle tradizioni ed alla pienezza di un comune sentire, potranno allontanare da noi il pericolo di scomparire come civiltà, come popolo, come persone. 


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Etnie, confini, Europa

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Etnie, confini, Europa
Laura Bergnach, Giovanni Delli Zotti


Scienziati sociali, politologi e costituzionalisti analizzano i processi di dissoluzione degli equilibri sociali e politici conseguenti alla caduta dei regimi totalitari dell'Est europeo e la formazione dei nuovi stati nazionali. Tali regimi subordinavano la lealtà etnica a quella ideologica. Con la costruzione della democrazia e la formazione di nuovi stati-nazione l'ethnos si rivitalizza, diventa cioè valore aggregante. I nuovi stati tematizzano l'identità stato-nazionale e quindi contribuiscono a creare i presupposti per lo sviluppo di un'identità etnica diversa da quella dominante. Accanto a questi aspetti ne emergono altri che si ricollegano alla ricerca di nuovi modelli integrativi.


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I fondamenti dell'etnonazionalismo Volkisch 
Federico Prati, Silvano Lorenzoni, Flavio Grisolia



A difesa  e salvaguardia dei Popoli d'Europa dal mondialismo multirazziale e dalla globalizzazione omologante si pone unicamente l'etnonazionalismo. Esso sostiene, infatti, che le comunità etniche siano le naturali ed armoniche forme societarie con cui gli uomini perpetuano l'eredità dei propri antenati. Lo stato di omogeneità etnica è il più auspicabile per la conseguente coesione sociale della comunità, e per l'immediatezza dell'espressione delle più antiche qualità spirituali del proprio principio etno-razziale. Gli autori del testo affermano che la problematica etno-razziale tornerà preponderatamente e improvisamente all'attenzione dell'uomo europeo.


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Stati, nazioni e nazionalismi in Europa
Grilli di Cortona Pietro
 
Lo sviluppo politico europeo ha alternatofasi di relativa omogeneità e unità a fasi di frammentazione eparticolarismo. L'Europa attuale conferma queste contraddizioni da unaparte, essa consolida e amplia la sua unità con il varo di unacostituzione europea e con l'allargamento da 15 a 25 stati aderenti;dall'altra, però, nazionalismi, regionalismi e localismi mostrano comele spinte verso la frammentazione siano tutt'altro che scomparse.Questo libro analizza in prospettiva comparata le principalimobilitazioni nazionaliste verificatesi in Europa negli ultimi duesecoli con l'obiettivo di comprendere, senza sottovalutare lespecificità dei singoli casi, le cause dei nazionalismi nelle lorodiverse manifestazioni.


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Le origini etniche dell'Europa

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Le origini etniche dell'Europa
Walter Pohl


Dopo la caduta dell'impero romano, iniziò ilprocesso di formazione dell'Europa dei popoli. In etàcontemporanea, le ideologie nazionali hanno cercato le proprie radiciattraverso una lettura molto parziale della storia alto-medievale. Èopportuno, quindi, proseguire nelle indagini sui processi etnici che sonoall'origine dei nuovi popoli dell'Occidente, per ricostruire unarealtà che fu, senza dubbio, assai composita e contraddittoria, ma chepresenta anche, alla luce degli studi più recenti, alcuni aspetti disorprendente novità. Questa raccolta di saggi propone un'analisi delle fonti tardoantiche ealtomedievali alla ricerca delle tracce delle genti che, insieme al sostratoromanizzato, costruirono l'Europa medievale: Alamanni e Franchi, Unni eGoti, Angli e Sassoni, Avari e Magiari, e soprattutto i Longobardi, il cuiruolo fu determinante nella trasformazione dell'Italia. Ne risulta unpanorama affascinante sulla ricerca delle identità, sui conflitti, sulleintegrazioni sociali e sugli scambi culturali, tutti elementi fondamentali perle origini della nostra civiltà occidentale. 


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L'eredità celtica

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L'eredità celtica
Alwin Rees, Brinley Rees
 

Un ampio e serio saggio che,lungi dall'identificare la civiltà dei Celti con i simboli della NewAge o di altre interpretazioni alla moda, analizza le antichetradizioni dell'Irlanda e del Galles attraverso i testi del franceseDumézil, del romeno Eliade, dell'austriaco Zimmer, dell'anglo-indianoCoomaraswamy e dell'americano Campbell. I miti celtici sono visti daidue Autori - attraverso uno studio comparato delle religioni, dellamitologia e dell'antropologia - come dei serbatoi dell'immaginariocollettivo occidentale, portatori di "significati che non si possonocompletamente ricondurre alle categorie della ragione, o spiegare permezzo della storia e della scienza".


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Nazioni e nazionalismi in Europa

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Nazioni e nazionalismi in Europa
Guy Hermet

L'autore ripercorre la storia europea incerca di elementi che hanno costituito il processo di formazione deinazionalismi, cercando di stabilire quando sorgono e quali sono imeccanismi sociali, culturali ed economici, oltreché i fini politici,che li determinano: dal declino dell'assolutismo monarchicoall'industrializzazione. Hermet esamina inoltre la questione, che si èrivelata cruciale, delle aspirazioni delle piccole nazionalità e lesoluzioni alternative dei "refrattari al nazionalismo" come al tempodell'impero austroungarico, oppure in Svizzera e in Spagna. L'autoreconclude mostrando come il sentimento d'identità nazionale siaindispensabile, soprattutto nei paesi di nascente democrazia.


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Volkische Weltanschauung per una concezione volkisch del mondo
Federico Prati
 

Nel libro, interamente dedicato all’aspetto metapolitico, mistico-spirituale, filosofico e trascendentale precipuo del pensiero völkisch e del nazionalismo etnico, l'autore analizza ed espone esaustivamente l'atavico e trascendentale significato legato al Blutmythos; il testo assume così il ruolo di opera base e di indispensabile riferimento per ogni tipo di riflessione ideologica e di affermazione mistico-filosofica connessa alla fenomenologia dell’etnonazionalismo völkisch. Il Mito del Sangue rappresenta, per l’autore, l’ancestrale nucleo biologico-razziale ed animico-spirituale da cui sono scaturiti e sorti dapprima il concetto völkisch e in seguito quello etnonazionalista. Il libro, ricco di documenti mai pubblicati in Italia, s'inserisce nel filone della Blut und Bodenphilosophie. Le mistiche nozioni di Volk, di Sippen, di völkische Staat e di Blutmythos vengono ridefinite, raffinate, perfezionate, sviluppate e attualizzate dall’autore, che, con questa sua sesta e notevole opera sull’etnonazionalismo e sul pensiero völkisch, si pone, di fatto, come punto di riferimento, quale ideologo fondatore di una nuova, ed allo stesso tempo, antichissima Idea: quello del nazionalismo etnico, “arricchito” dall’unione con il pensiero völkisch. Sorge così l’Etnonazionalismo Völkisch che si propone e si delinea come l’unica Idea-forza in grado di riscattare l’Europa. Un’Idea guida, un punto di riferimento indispensabile, per tutti quei sinceri patrioti europei che non accettano e non vogliono accettare supinamente la distruzione delle proprie Heimat ad opera del mondialismo multirazziale e della globalizzazione omologante e totalizzante


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Volto dell'Eternità

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Fondamento della SPIRITUALITA’E RELIGIOSITA’ del Mito Indoeuropeo e degli Avi che costruirono la Nostra Cultura –prima che fossero travolti da culture intolleranti che sradicarono ogni segmento sociale e filosofico in nome di mondialistiche concezioni che aprirono la strada al Marxismo secoli dopo- sono questi libri in cui si rispecchia,in una eterna Fonte Castalia Delfica,il Passato ed il Futuro di chi intende difendere la Fortezza Europa da Forze Innominabili.


l’Eneide,l’Odissea,l’Iliade,il Gagavad Ghita


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junger Trattato del Ribelle

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Trattato del Ribelle


Ernst Junger

Nei primi anni del secondo dopoguerra Ernst Jünger scrive una preziosa guida alla libertà che uscirà nel 1951 con il titolo enigmatico Der Waldgang (passaggio al bosco), oggi edito in Italia con il titolo Trattato del Ribelle (Adelphi). Nell’antica Islanda il Waldgänger (letteralmente, colui che passa al bosco), è il proscritto che si dà alla macchia e conduce una vita solitaria, libera e rischiosa. Lo scrittore tedesco si rifà a questa tradizione nordica per tracciare la figura del Ribelle, un tipo d’uomo che sceglie di resistere al nichilismo desertificante del nostro tempo. Jünger individua nelle “teorie che tendono ad una spiegazione logica e razionale del mondo”, e nel “progredire della tecnica”, l’origine dell’assedio all’uomo moderno. Com’è possibile salvarsi da questa realtà che annienta l’essere, o perlomeno lo nasconde sotto identità artificiali? La risposta che Junger dà è : Incamminandosi lungo la Via del Bosco… Se la nave, il Titanic, è il simbolo della civiltà tecnologica avanzata in cui trionfano razionalismo, ostentazione volgare, ed automatismo, il Wald /(Selva) è lo spazio sacro in cui l’uomo incontra se stesso, riscoprendo le forze primordiali della vita. Che il mondo della sicurezza borghese invece nega, intimorito dalla natura elementare. Come se si potessero cancellare gli istinti, le pulsioni profonde e la stessa morte (tutto ciò che troviamo nel Bosco), con una scelta razionale. La Selva non è quindi semplicemente un paesaggio naturale, ma soprattutto il simbolo di quella “terra selvaggia” (Wildnis), che ogni uomo ha in sé. In questo senso il bosco può crescere ovunque, sulla nave come nella metropoli moderna e per questo Jünger parla del bosco come di qualcosa di intimo, di segreto, che molti possono ritrovare, lì dove sono, dentro di sé. La parola tedesca heimlich significa appunto segreto, e quindi luogo protetto. Il passaggio al bosco è però anche unheimlich/inquietante : una “escursione perigliosa” , oltre il “meridiano zero del nulla” che comporta un “avvicinamento” alla morte. Come insegnano le dottrine tradizionali, solo nell’estremo pericolo cresce ciò che salva. Nella foresta infatti il Ribelle rinasce ad una vita nuova e più autentica: solo andando verso la morte il singolo, che è “l’uomo libero come Dio l’ha creato, l’uomo che si nasconde in ciascuno di noi”, può vincere la paura dell’annientamento, e quindi ogni altro timore che discende da quella paura. Diventando così un uomo libero, conscio della sua natura principesca e dell’immensità della sua forza che lo mette in relazione con l’Assoluto. Il passaggio al bosco non sembra dunque, come lascia intendere lo stesso Jünger, un regresso al mondo delle madri. Ce lo ricorda Nietzsche: il “ritorno alla natura” non è propriamente un retrocedere ma un andare in alto verso “l’eccelsa, libera, e anche tremenda natura e naturalità, una natura che gioca e può giocare coi grandi compiti”. In definitiva possiamo dire che con il Trattato del Ribelle Jünger ci consegna un’immagine della foresta (che ritroviamo spesso anche nella mitologia e nelle fiabe europee, a testimonianza di quanto sia radicato nel nostro animo il simbolo del bosco), come luogo in cui l’uomo diviene sovrano di sé, ritrovando il contatto con quei poteri che sono superiori alle forze del tempo. E , come afferma Claudio Risé ne L’ombra del potere (Red edizioni), il Waldgänger è una rappresentazione contemporanea dell’archetipo dell’Uomo Selvatico, colui che si salva grazie al suo sapere naturale. La Via del Bosco è dunque il percorso che ogni uomo deve compiere per recuperare la sua “selvatichezza”, e per riscoprire quelle forze ed energie maschili, anche violente ma necessarie alla trasformazione della realtà, che la società grandematerna ha sacrificato sull’altare delle buone maniere.


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Cesare Ferri - La Valle del Nulla

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La Valle del Nulla
Cesare Ferri
Società Editrice Barbarossa

Il protagonista è un uomo dei nostri giorni che cerca di andare oltre il nichilismo vivendo le esperienze più assurde, ma perciò rischiando un annientamento senza ritorno.
“Ho abbandonato ciò che possedevo, poco per la verità, ma pur sempre qualcosa di più del niente che ho ora, convinto di diventare un uomo libero… Libero, invece, non lo sono affatto: non si è completamente liberi quando si sta aggrappati alla vita come un cucciolo alla mammella della madre…” (dal testo)


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Cesare Ferri - Una sera d’inverno

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Una sera d’inverno
Cesare Ferri
Edizioni Settimo Sigillo

Un manifesto esistenziale e generazionale. Un romanzo, quindi, che investe direttamente coloro che, oltre ad appartenere ad una precisa fascia d’età (con l’inevitabile bagaglio di ricordi, errori, speranze, sensazioni e delusioni), hanno condiviso esperienze politiche o ideologiche. E qui, fatalmente, le rimembranze, le amarezze, i tuffi gelidi nelle onde del passato si moltiplicano e si amplificano nel presente. Il romanzo di Cesare Ferri è, di conseguenza, una decodifica, una cartina di tornasole che cambia appena viene toccata da quanti hanno sperimentato lo stesso percorso di Arrigo. E leggendo delle sue vicissitudini, viene alla mente il saggio di Ernst Jünger, Il Trattato del Ribelle. Anche Arrigo, il ribelle di questa storia, si è ritirato nel bosco abbandonato la città nella quale ha lottato, sognato e rischiato la pelle. (dalla postfazione di Andrea Bedetti)


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Cesare Ferri - Effetto domino

Pubblicato da Admin il 12:07 0 commenti
Effetto domino
Cesare ferri
Edizioni Settimo Sigillo
   
Edoardo Regis, personaggio che può essere accettato o meno, ma che non può non essere discusso, fa del proprio odio un inno e un’arma contro la banalità dell’amore. Edoardo, l’homme révolté, odia gli altri esseri umani non perché misantropo, ma perché essi dimostrano di non provare quel vero amore che lui per primo (la contraddizione è soltanto apparente), prova nei confronti della vita. Non per nulla l’accusa che egli lancia verso i suoi simili è che non sono assolutamente capaci di assaporare, di gustare la vita attimo per attimo. Chi possiede il dono e la maledizione della lucidità esistenziale, chi pone quale primario elemento di riconoscimento il coraggio di guardare la vita in faccia, non può, al contempo, sopportare i comportamenti pavidi e incoerenti di chi segue la corrente della propria epoca. (dalla postfazione di Andrea Bedetti)


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La Dottrina aria di Lotta e Vittoria

Documenti per il Fronte della Tradizione - Fascicolo n. 38
di J. Evola
38 pp.
Un'antica massima recita: «Vita est militia super terram», ovvero, vivere non è conservarsi, ma lottare. Ma che significato hanno queste parole in un'epoca – come la nostra – dove tutto inneggia ad una sdolcinata pace, senza contrasto alcuno, in cui ogni giorno scorre uguale, appiattito su di una monotona esistenza borghese? Per quale motivo si dovrebbe oggi lottare, e soprattutto che cosa significa "lottare"?
L’Islam usò il termine di "Grande guerra santa" per descrivere la lotta interiore di quella parte dell'uomo virtuosa ed orientata verso il sacro, contro quella animalesca e brutale che compone la totalità degli uomini moderni: troppo presi dalla loro avidità e dall'interesse per accorgersi della loro condizione poco più che bestiale. Questa lotta interiore non è una battaglia intellettuale o mentale, né tantomeno può fermarsi alle "belle parole" o al credere di essere "qualcuno" o "qualcosa": questa si concretizza solo nell'azione quotidiana svincolata dall'insieme delle passioni e dell'interesse che fa, invece, parte di quella natura animalesca che va vinta e dominata. Non è un caso allora che nei miti di molte tradizioni, la lotta contro la parte oscura di se stessi sia stata più volte presentata nel duello contro una bestia nascosta in una caverna o in un abisso, utilizzando di volta in volta un drago (San Giorgio), un serpente (Thor e Sigfrido) o un toro (Mithra), quali simboli di quelle passioni che, spuntando dalle profondità nel nostro essere, tentano di sopraffare la parte migliore di noi. Il santo, l'eroe, o l'uomo fattosi dio, intraprende allora la lotta nell'intento di vincere questa battaglia interiore, poiché azione doverosa e giusta: ma solo compiendola senza badare ai frutti delle proprie azioni riuscirà è possibile uscirne vittoriosi.

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Miti del nord

Testi e disegni di Ingri e Edgar D'AULAIRE

In principio c’era Odino, il re degli dei, degli uomini e delle guerre, che conduceva alla testa delle Valchirie, le sue feroci guerriere. Accanto a lui, c’era il barbuto Thor, dio del tuono, che agitava il suo magico martello contro i giganti, gli eterni rivali. E poi c’era Freya, la dea dell’amore, alla perenne ricerca del marito, per cielo e per terra, su di un carro trainato da gatti bigi; e soprattutto c’era Loki, il fratello di sangue di Odino, che col suo spirito cialtrone faceva morire dal ridere gli altri dei. Loki il mascalzone, «il Dio del Niente in Particolare, ha rappresentato il dio della mia mente di bambino, con i suoi impulsi contrapposti di vandalismo e visione, immaginare cose e sfasciarle. E mentre faceva e disfaceva complotti, generava e cancellava mostri, contribuiva a ritardare e accelerare il termine delle cose, restava il dio della natura infinitamente complicata dello svol­gere trame, del raccontare stesso», come dice Michael Chabon nella sua prefazione.
Ecco perché è Loki il più emblematico degli dei scandinavi, la cui storia, a differenza di quella delle divinità dell’Olimpo, ha un principio e una fine, poiché gli dei del Nord sono mortali. Sono pieni di difetti – né più né meno di quelli greci – che però alla fine li porteranno alla rovina travolgendo i nove mondi creati da Odino col teschio, i polmoni, il cuore, le ossa, i denti e il sangue del nonno. Nella battaglia finale di Ragnarokk, i giganti e gli dei si fronteggeranno fino all’estinzione di entrambi, e Yggdrasil, l’albero di frassino che regge i loro nove mondi, si spezzerà, cadendo irrimediabilmente al suolo.
Ingri e Edgar d’Aulaire catturano tutto ciò in una prosa immediata, magica e realistica al tempo stesso, che non si sofferma mai a scuotere la testa o a spalancare la bocca di fronte alle meraviglie e ai disastri che nelle loro raffigurazioni si fanno remoti e al contempo vividi. «Ciò che rende questo libro un prodigio della narrativa figurata è il modo in cui il racconto e le illustrazioni si completano a vicenda, tessendo la rispettiva trama», dice Chabon, che come ogni bambino americano ha divorato questo libro appena passati gli otto anni. Un classico della letteratura per l’in­fan­zia, ma soprattutto un’opera d’arte del genio creativo di due talenti che hanno dedicato l’intera vita alla tecnica dell’illustrazione divenendone maestri di fama mondiale.


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Amàvàl - La voce di Odino

Pubblicato da Admin il 10:05 0 commenti
La voce di Odino
Amàvàl

Possiamo definire gli Hávamál come il libro sacro degli antichi vichinghi e dei popoli germanici in generale.
Composto da 164 strofe di carattere sapienziale, il testo appare in una raccolta che va sotto il nome di Edda Poetica ed è conservato in un unico manoscritto islandese medioevale, il Codex Regius dell'Edda Poetica (del 1270 circa).
L'Edda Poetica è uno dei due principali rami di quella poesia che le genti nordiche coltivarono nei tempi antichi, accanto alla poesia cortese che gli scaldi di corte componevano per i re e per gli eroi. Nell'Edda Poetica sono conservate le memorie, le gesta ancestrali, le storie delle potenze divine e degli Eroi che definiscono l'archetipo fondante dell'antica area culturale germanica. I personaggi dei carmi sono oggi noti per lo più grazie all'opera di Wagner sull'anello dei Nibelunghi e alle saghe di Tolkien sul Signore degli Anelli.
La parola Hávamál deriva dalla composizione di due elementi: Háva e mál che possiamo rendere in italiano con: parole dell'Alto , ossia di Odino, la massima divinità del pantheon nordico.
La tradizione vuole, infatti, che gli Hávamál siano stati composti da Odino stesso.
Nella mitologia nordica Egli è il supremo e più saggio degli Dèi ed è perciò naturale che sia proprio lui ad esporre quegli insegnamenti spirituali di cui l'uomo non può fare a meno. Attraverso i sacri carmi, il Padre degli Dèi dispensa consigli provvidenziali e, sovente attraverso l'uso di un'aneddotica che lo vede protagonista, indica i comportamenti cui un uomo saggio deve attenersi lungo il difficile cammino della conoscenza e della realizzazione spirituale.
Il curatore ha deciso di suddividere questo lavoro in due parti.
La prima parte è dedicata al contenuto etico-morale degli Hávamál. In altre parole alla filosofia del testo chiarita per ogni singola strofa. Senza dubbio alcuno questa sezione rappresenta il principale contributo che il curatore consegna allo studio di questo antico testo. Pochissimi lavori di questo tipo si trovano in letteratura (ad eccezione forse solo della lingua islandese). Null'altro del genere è rinvenibile in lingua italiana. Da essa anche un lettore non specialista potrà cogliere i preziosi suggerimenti per la vita ordinaria di cui gli Hávamál sono ricchi. Di sicuro fascino risulterà poi per tutti quelli che non chiedono altro che di essere introdotti nel mitico mondo degli antichi germani, capire quali erano gli ideali di vita, i sogni, i valori e le passioni di quegli intrepidi guerrieri, sempre alla ricerca di avventure, terre e pericoli.
La seconda parte di questo lavoro è di carattere specialistico, volta all'analisi linguistica dei versi e delle singole parole. Uno studio decisamente più filologico e grammaticale. Il curatore analizza il significato delle espressioni più ostiche, ragguaglia il lettore sull'etimologia, analizza nel dettaglio tutti i passi di difficile traduzione ed interpretazione. In particolare, seguendo un criterio scientifico comparativo, fornisce al lettore un ricco corredo di note di altri studiosi che poi confronta tra loro, al fine di dar conto, di volta in volta, delle scelte linguistiche operate in sede di traduzione.
Antonio Costanzo è nato a Napoli nel 1979. Laureato con lode in fisica teorica alla Federico II di Napoli con la tesi: Approccio spazio-temporale alle teorie di gauge quantizzate . Studioso delle lingue moderne ed antiche parla correntemente islandese, norvegese, tedesco e inglese. Studioso della cultura germanica collabora con riviste e giornali di settore. È animatore del centro studî Nostra Romanitas e direttore responsabile della collana di studî nordici, Sunna, per la casa editrice Diana.




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Libanio - In difesa dei Templi

Pubblicato da Admin il 10:01 0 commenti
IN DIFESA DEI TEMPLI

Libanio

Pamphlet anticristiano del IV secolo. A cura di Roberto Romano


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