LE ‘NOSTRE’ PAROLE DI ZARATHUSTRA

Postato da Admin il 08 SET 2011

"L’editio sincera di Nietzsche, la collezione “Alter ego” di Ar, che ospita i testi del grande filosofo tedesco con l’originale a fronte, è giunta alla prova decisiva: la versione dello Zarathustra. Opera da far tremare le vene e i polsi per la profondità teoretica, per la purezza stilistica, per il labirinto di echi e rimandi in essa contenuti (illuminati con sorprendente virtuosismo dal Curatore). Il volume (di 590 pagine) vedrà la luce tra qualche mese, ma, data la sua importanza, vi proponiamo di divenirne già sottoscrittori da ora.

LE "CENTURIE NERE" PRECURSORI RUSSI DEL FASCISMO?

Postato da Admin il 28 giu 2011

"Il Fascismo non è nato in Italia e in Germania. Ebbe la sua prima manifestazione in Russia, col movimento dei “Cento Neri”, completo già all’inizio del 900 nelle sue azioni e nei suoi simboli: la violenza politica, l’antisemitismo feroce, i neri stendardi col teschio. “Maurizio Blondet in -Complotti- (Il Minotauro, Milano, 1996, pag.83)...

Steno Lamonica intervista Silvia Valerio

Postato da Admin il 07 SET 2011

Silvia Valerio, ha pubblicato nel 2010 il libro “C’era una volta un presidente”, la fabula milesia dei suoi diciott’anni. Tutt’attorno, eroi, prove, comparse, antagonisti, e qualche apokolokyntosis. "L’invidia… talvolta, in uno di quelli che volgarmente chiamano trip mentali, vedo di fronte a me una nuova versione del Giudizio Universale, un po’ psichedelica e sadica, dove Dio, o chi per lui, affossa ed esalta in base alle reazioni delle anime di fronte a un’opera di Botticelli. Lo so, sono rimasta scioccata da chi al liceo sosteneva che Botticelli i piedi li disegnasse male."

COME IL MONDO ANTICO È DIVENTATO CRISTIANO

Postato da Admin il 27 Set 2011

"Da parte di diversi autori è stato osservato che il cristianesimo si è potuto diffondere con relativa rapidità nel mondo antico, incontrando relativamente poca resistenza, in una maniera che è stata paragonata a un contagio, un'epidemia le cui cause sembrano in qualche modo misteriose, nonostante la sua evidente carica di sovversione e dissoluzione nei confronti del mondo e della cultura antichi.

La Spagna tra Goti Arabi e Berberi in uno degli ultimi scritti di J.A.Primo De Rivera

Postato da Admin il 21 Ott 2011

Ebbe a scrivere Maurice Bardeche in “Che cosa è il Fascismo” (Volpe, Roma, 1980, pag.47) “Il solo dottrinario di cui i fascisti del dopoguerra accettano le idee all’incirca senza restrizioni, non è né Hitler né Mussolini, ma il giovane capo della Falange, il cui destino tragico lo sottrasse all’amarezza del potere ed ai compromessi della guerra”, Frase bellissima come tante altre nel libro del Bardeche, ma che non ha mai completamente convinto chi scrive.(1).

Di Fabio Calabrese

 Da parte di diversi autori è stato osservato che il cristianesimo si è potuto diffondere con relativa rapidità nel mondo antico, incontrando relativamente poca resistenza, in una maniera che è stata paragonata a un contagio, un'epidemia le cui cause sembrano in qualche modo misteriose, nonostante la sua evidente carica di sovversione e dissoluzione nei confronti del mondo e della cultura antichi.

Io credo che la spiegazione di ciò sia complessa, richiamando una serie di fattori che hanno agito come concause, ma non sia assolutamente un mistero (i misteri, nei limiti del possibile, lasciamoli a chi ha “fede”). 

Per prima cosa, occorre notare che il cristianesimo è venuto a inserirsi al momento opportuno in una crisi che aveva origini più remote. Il punto chiave è che all'interno dell'ecumene circum-mediterraneo “romano” l'elemento romano-italico era da tempo in declino demografico, e tu certamente mi insegni (1) che nessuna istituzione può reggere a lungo quando viene a mancare l'elemento umano che l'ha prodotta.

Occorre tenere presente che Roma si è trovata coinvolta in una serie interminabile e quasi continua di guerre prima dentro la Penisola italica, poi fuori dalla stessa, fin dall'età repubblicana.

Gli effetti economico-sociali di questa situazione sono abbastanza noti: l'economia antica era un'economia essenzialmente agricola. Gli effetti di questa situazione erano completamente diversi sulla piccola proprietà terriera a conduzione familiare e sulla grande proprietà.

La piccola proprietà contadina gestita da aziende a conduzione familiare, quelli che oggi chiameremmo “coltivatori diretti”, veniva a trovarsi in difficoltà crescenti per l'assenza del capofamiglia che ne era anche la principale forza lavoro. La grande proprietà se la cavava molto meglio perché poteva contare su lavoro servile, non solo ma si presentava sistematicamente la possibilità di allargarsi acquistando a prezzi stracciati i fondi dei piccoli proprietari indebitati.

Tutto il periodo delle guerre civili, dai Gracchi all'affermazione del principato, è la lotta fra piccoli proprietari indebitati e grandi proprietari che si stanno trasformando in latifondisti. Le richieste costanti della parte plebea sono la cancellazione dei debiti e la distribuzione di terre ai veterani (quest'ultima troverà accoglimento solo in epoca bizantina, e probabilmente la sua soddisfazione fu determinante nel consentire a Bisanzio di sopravvivere per altri mille anni).

Quali sono gli effetti demografici di questa situazione? L'estensione del latifondo e la progressiva scomparsa della piccola proprietà contadina comportarono il passaggio dall'agricoltura intensiva all'agricoltura estensiva e alla pastorizia, cioè a una brusca diminuzione della redditività della terra per unità di superficie, oltre che a un sempre più ampio ricorso al lavoro servile, mentre i contadini espulsi dalle campagne in genere non avevano scelta se non di inurbarsi, entrare a far parte di quelle plebi urbane che vivevano perlopiù di espedienti e che gli imperatori cercavano di tenere buone dando loro “panem et circenses”. In questo passaggio dalla campagna alla città, la fecondità delle famiglie cala bruscamente perché non c'è più l'incentivo a mettere al mondo figli che rappresentino braccia utili per il lavoro dei campi. Nel frattempo, il posto di costoro sulla terra viene preso sempre più dalla manodopera servile, ossia da un'accozzaglia di stranieri provenienti da ogni angolo del Mediterraneo.

E' importante tenere presente anche il calo di redditività della terra, che comporta una politica di sempre nuove guerre e conquiste per procurarsi il necessario ad andare avanti. Man mano che lo stato romano si allarga includendo sempre più componenti allogene, l'elemento romano-italico si diluisce.

In età imperiale l'agricoltura italica era così poco remunerativa che il grano necessario per sfamare una popolazione crescente veniva quasi interamente dall'Africa e fu la conquista dell'Africa romana da parte dei Vandali di Genserico a determinare a tutti gli effetti il collasso dell'impero romano d'Occidente.

Che cosa i Romani stavano inglobando, cosa era entrato a far parte dello stato romano sempre meno romano? Certamente, l'inclusione di altri elementi europei, Veneti, Celti, Illiri, non poteva essere un fatto di per sé negativo, ma c'era soprattutto l'Oriente (e l'Africa del nord) “ellenistico”, che tra l'altro rappresentava le maggiori risorse economiche e il maggior peso demografico, ed è qui che il cristianesimo si incisterà per iniziare la sua diffusione.

Bisogna dire la verità su questo “ellenismo” che di “ellenico” aveva poco o nulla. Le campagne militari di Alessandro, misero nelle sue mani e in quelle dei suoi eredi l'impero persiano, la prima potenza multinazionale, di cui la Grecia-Macedonia risultava a tutti gli effetti un'appendice. Ben presto, elementi e cultura nativi avevano salito la gerarchia degli stati ellenistici, permeando facilmente il tenue velo rappresentato dall'esigua élite dei conquistatori ellenici. I centri importanti dell'ellenismo non sono in Grecia, anche Atene ha ormai un ruolo marginale, ma in Oriente, Antiochia e Alessandria.

Esiste un parallelismo tra le conquiste di Alessandro e l'espansione romana, sul quale sarebbe necessario riflettere: il passaggio improvviso o quasi improvviso dalla dimensione delle polis, delle città-stato (lo era anche Roma) all'impero universale senza praticamente passare per una dimensione intermedia di stato-nazione ritrovandosi con istituzioni che appaiono drammaticamente sottodimensionate alla nuova realtà.

Una cosa che io trovo molto significativa, è che la lingua latina attecchì in Gallia e in Iberia, ma anche nella Dacia, l'ultima e più precaria conquista romana, ma l'unica terra in Oriente fuori da quel contesto “ellenistico” che del latino non ne voleva proprio sapere, mostrando in ciò, ma non soltanto in ciò, l'avversione e l'incompatibilità con tutto ciò che fosse autenticamente romano.

Oswald Spengler ne Il tramonto dell'Occidente ha parlato di una “civiltà arabo-magica” nascosta nell'età antica dalla presenza della civiltà classica, che sarebbe venuta allo scoperto in modo evidente soltanto con l'islam, ma che sarebbe esistita già molti secoli prima di Maometto. Personalmente, sono incline a dargli ragione, a ritenere che il mondo “ellenistico” sia stato solo annesso politicamente da Roma, ma rimaneva un mondo assolutamente non romano né romanizzabile.

 Tanto per completare il quadro, poi in varie parti dell'impero esistevano i dediticii, popolazioni che si erano sottomesse spontaneamente a Roma, e ne avevano ricevuto l'equivalente di un semplice vassallatico, si amministravano con le loro leggi o le loro usanze, popoli che rimanevano avulsi dalla civiltà romana, spesso non comprendevano nemmeno il latino, e certo non avrebbero mosso un dito in favore della romanità. Costantino con l'editto di Milano attribuì in prima battuta ai cristiani lo status di dediticii, con vari vantaggi come l'esenzione dal servizio militare.

 Un sistema basato sul latifondo e il lavoro servile doveva portare per forza a un drammatico acutizzarsi delle differenze sociali e allo scollamento fra i popoli dell'impero e la classe dirigente e le istituzioni statali proprio quando la massiccia introduzione di schiavi rendeva la composizione etnica sempre più frammentata. A questo si aggiunge anche il fatto che i costi delle continue guerre (prima di conquista, poi guerre civili provocate dalla fragilità istituzionale dell'impero romano, dove la successione finiva per essere decisa dagli scontri armati fra le legioni) e del crescente, ipertrofico apparato burocratico, comportavano una fiscalità sempre più esosa.

Da qui, le frequenti rivolte contadine, dei bagaudi nelle Gallie, dei circellioni in Africa. Tra l'altro, nella rivolta africana dei circellioni (braccianti a giornata) si inserì il movimento dei donatisti (un gruppo cristiano radicale) fornendo, per così dire, il supporto ideologico, mentre la Chiesa ufficiale condannava l'eresia donatista rassicurando il potere imperiale e inaugurando un gioco delle parti che i cristiani avrebbero spesso ripetuto con consumata abilità nei secoli, mostrandosi rivoluzionari e conservatori a seconda delle circostanze, e approfittando destramente di tutte le opportunità per ingrandire il proprio potere.

Senz'altro questa situazione di crisi ha favorito a partire dal II secolo E. V. la diffusione delle cosiddette religioni soteriologiche, ossia predicanti una salvezza ultraterrena e/o consistente nella fuga dal mondo, nell'abbandono dell'interesse per la dimensione politico-sociale, della ricerca o dell'attesa di un redentore di un qualche genere.

La crisi della religione capitolina è da mettere prima di tutto  in relazione con la rarefazione dell'elemento romano-italico che ne era, fuori discussione, il suo supporto naturale. All'epoca si sviluppa la “mitologia classica” ma è un'operazione letteraria realizzata appiattendo le differenze fra il pantheon capitolino e quello olimpico, e mi pare richieda anche una buona dose di scetticismo e/o un interesse puramente erudito per le credenze degli avi, e comunque riguardava solo gli strati sociali alti e acculturati.

A livello popolare, invece, si può dire “tutto fa brodo”: si riscoprono e si diffondono gli antichi culti misterici, nascono il neoplatonismo e il neopitagorismo che valorizzano i cascami mistici del pensiero di Platone e di Pitagora, ma soprattutto tanta mistica, tanto magismo orientale: il culto isiaco dall'Egitto, poi mitraismo, manicheismo, zoroastrismo, gnosticismo e chi più ne ha più ne metta.

In tutte queste tendenze emerge qualcosa che è esattamente il contrario dello spirito romano: uno spirito servile, femminile, infantile che si inginocchia davanti a una figura-feticcio per impetrare la redenzione: Iside, Orfeo o Cristo non fa molta differenza.

Il romano è a livello etico prima di tutto l'uomo in piedi davanti agli uomini e davanti agli dei, con lo sguardo sereno e il ciglio asciutto davanti alla vita e davanti alla morte. “Et facere et pati fortiter romanum est”, “Che accada quello che può, io farò quel che devo”, che non ha bisogno di essere né consolato né redento.

Non è certamente un caso che fra tutti questi culti, quello che si affermò di più nell'ambiente militare fu quello di Mithra, infatti fra di essi era probabilmente il meno svirilizzato e il meno svirilizzante; certo, non si può nemmeno fare il paragone fra esso e il culto di Cibele, “grande madre” orientale, officiato da sacerdoti castrati e vestiti da donna.

Questi culti hanno dissodato il terreno al cristianesimo, non solo perché il cristianesimo riciclerà parecchie delle loro concezioni, ma perché crearono la mentalità del “fedele” psicologicamente dipendente da una divinità-feticcio da cui si aspetta “la salvezza”.

Rispetto a tutti questi culti, il cristianesimo aveva però un vantaggio che alla lunga si rivelerà determinante: un'organizzazione gerarchica ben strutturata e ramificata, con un'efficienza “militare”, e che controllava strettamente la vita dei fedeli (E' ben noto l'episodio di “san” Pietro che uccise o fece uccidere i coniugi Anania e Zaffira per non aver versato interamente alla comunità cristiana il ricavato della vendita di un campo).

A partire dal III secolo gli imperatori avevano ben compreso che era necessario ricostruire l'unità religiosa dell'impero, anche perché solo da essa poteva venire la legittimazione del potere imperiale. I Severi e Aureliano tentarono di instaurare un culto solare. Diocleziano mirò alla divinizzazione della stessa figura imperiale. Costantino mirò a utilizzare il cristianesimo (a cui non credeva) per il medesimo scopo.

Come è successo che questa fede nata dal tronco del messianesimo ebraico, dallo spirito di rivolta antiromano, e poi divenuta il catalizzatore di tutti i ribelli e i malcontenti, vista fin allora come un pericolo e  conseguentemente perseguitata, ha finito per essere vista come la soluzione della crisi spirituale dell'impero?

Una risposta interessante e probabilmente valida, l'ha data uno studioso rumeno, Vasile Florescu. Certamente è paradossale, ma è un fatto che negli anni della Cortina di Ferro, l'anticlericalismo comunista consentiva di esprimersi su queste tematiche con maggiore libertà di quella di cui “godiamo” nel “libero” Occidente:

“Lo stato gigantesco ed eccessivamente centralizzato si trovava ad avere bisogno di un nuovo tipo di impiegato, di un impiegato che fosse maestro di calcolo e di tachigrafia e non stesse a guardare indietro verso la libertà civile perduta. Il funzionario di vecchio tipo formatosi attraverso gli studi letterari dominati dalla retorica e capace di parlare bene, citare filosofi e poeti, di pensare in fondo con maggiore profondità, non può più soddisfare le esigenze di un'epoca in cui la magistratura si trasforma in burocrazia. Tale funzionario poi, sempre per la sua formazione di vecchio stampo, tende a rimpiangere il periodo delle libertà repubblicane, e non è certo questo che può cattivare la fiducia dell'imperatore. I dirigenti cristiani si sono accorti per tempo di questa situazione. Le dichiarazioni di fedeltà all'ordine costituito – “Date a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio” –, gli inviti rivolti agli schiavi perché restassero alle condizioni in cui si trovavano – “I padroni sono di Dio” – miravano ad uno scopo ben precisato. L'editto del 313 che eleva il cristianesimo al rango di religione ufficiale è il risultato di un'abile infiltrazione nei quadri dell'apparato statale a livello basso e medio e, insieme, dei ripetuti, ostinati tentativi di tranquillizzare gli imperatori” (2).

In poche parole, a un sistema totalitario servono uomini totalitari, e i cristiani lo sono.

Costantino non era cristiano, sebbene presiedesse il concilio di Nicea che doveva definire i caratteri dottrinali della nuova fede che per lui era semplicemente un instrumentum regni come il culto solare per i severi e aureliano. è leggenda, probabilmente inventata, che si sia fatto battezzare sul letto di morte, o ciò può essere stato fatto quando non era più cosciente. egli però non si avvide che non ci si poteva servire del cristianesimo, ma solo servirlo.

 Dopo Costantino e il tentativo di restaurazione di Giuliano, arriva Teodosio che è ormai uno strumento nelle mani dei cristiani, in particolare del vescovo sant’ Ambrogio. Questo imperatore-pupazzo che la Chiesa orientale ha addirittura canonizzato compie quello che è forse l'atto più infame di quasi due millenni di storia: l'editto di Tessalonica del 380 E. V. con il quale il cristianesimo diventa religione ufficiale dello stato romano e continua a perseguire i culti degli avi come un delitto passibile della pena di morte.

La vera cristianizzazione dell'impero comincia con Tessalonica, perché fino ad allora, nonostante tutti i fattori di crisi che abbiamo visto, non era cristiana più di un terzo della popolazione in Oriente e meno di un sesto in Occidente, e fu una “conversione” ottenuta con la più brutale delle violenze, una gigantesca operazione di stravolgimento dell'anima dei popoli dell'ecumene circum-mediterraneo che trova un paragone (debole, tra l'altro) forse solo nell'opera di sovietizzazione della Russia compiuta da Stalin.

Il terrificante supplizio a cui era stata sottoposta la povera Ipazia è stato solo un piccolo antipasto dell'orgia di violenza scatenata sotto il segno mortifero della croce: i culti pagani furono non solo proibiti, i sacerdoti e i fedeli che osavano resistere furono massacrati, i templi furono profanati trasformandoli in stalle, postriboli e chiese cristiane; gli inquisitori di Teodosio nella loro furia arrivarono addirittura a “giustiziare” bambini che avevano giocato con i frammenti delle statue degli dei abbattute.

Questa è una parte della nostra storia che gli storici ufficiali, quelli stessi che enfatizzano le persecuzioni pagane contro i cristiani si guardano bene dal raccontare.

Lo storico greco Vlasis Rasias l'ha fatto mettendoci sotto gli occhi una realtà che molti vorrebbero restasse sconosciuta, nel libro La distruzione dei templi.

Quello che segue è un estratto del libro di Rasias apparso sul sito della Congregazione degli Ellenici:

Anno 314 - Immediatamente dopo la sua piena legalizzazione, la chiesa cristiana attacca i pagani: il concilio di Ancirra denuncia il culto della Dea Artemide.

Anno 324 - L'imperatore Costantino dichiara il cristianesimo come l'unica religione ufficiale dell'impero romano. In Didima, in Asia minore, viene saccheggiato l'oracolo del Dio Apollo e i sacerdoti pagani vengono torturati sino alla morte. I pagani vengono allontanati dal Monte Athos e sono distrutti tutti i templi greci del luogo.

Anno 326 - L'imperatore Costantino, seguendo le istruzioni di sua madre Elena, distrugge il tempio del Dio Asclepio in Aigeai, in Cilicia e molti templi della Dea Afrodite in Gerusalemme, Afaka, Mambre, Feniciea, Baalbek, ecc.

Anno 330 - L'imperatore Costantino ruba i tesori e le statue dei templi pagani della Grecia per decorare la Nuova Roma, Costantinopoli, la nuova capitale dell'impero.

Anno 335 - L'imperatore Costantino saccheggia molti templi Pagani dell'Asia Minore e della Palestina e ordina l'esecuzione per crocifissione di "tutti i maghi e indovini". Viene martirizzato il filosofo neoplatonico Sopatrus.

Anno 341 - L'imperatore Flavio Giulio Costanzo perseguita "tutti gli indovini e gli ellenici". Molti pagani greci sono imprigionati o giustiziati.

Anno 346 - Nuove persecuzioni su larga scala contro i pagani di Costantinopoli. Viene bandito il famoso oratore Libanius, accusato di essere un "mago".

Anno 353 - Un decreto di Costanzo ordina la pena di morte per tutti coloro che pratichino sacrifici e idolatria.

Anno 354 - Un nuovo decreto ordina la chiusura di tutti i templi pagani. Alcuni di questi sono profanati e trasformati in bordelli o sale da gioco. Sono giustiziati molti sacerdoti pagani.

Anno 354 - Un nuovo editto di Costantino ordina la distruzione dei templi pagani e l'esecuzione di tutti gli idolatri. Primi roghi di biblioteche in varie città dell'impero. Le prime fabbriche di cemento vengono costruite vicino ai templi pagani chiusi. La gran parte delle sacre architetture dei pagani vengono ridotte a calcinacci.

Anno 357 - Costantino proibisce tutti i metodi di divinazione, compresa l'astrologia.

Anno 359 - In Skytopolis, Siria, i cristiani organizzano il primo campo di concentramento per la tortura e l"esecuzione dei pagani arrestati in qualsiasi parte dell'Impero.

Anno 361 fino al 363 - La tolleranza religiosa e la restaurazione dei culti pagani sono nuovamente dichiarate a Costantinopoli, il 1° dicembre 361, dall'imperatore Flavio Claudio Giuliano.

Anno 363 - Assassinio dell'imperatore Giuliano (26 giugno).

Anno 364 - L'imperatore Flavio ordina di bruciare la biblioteca di Antiochia.

Anno 364 - Un editto imperiale, dell'11 settembre, ordina la pena di morte per tutti i pagani che praticano il culto antico degli Dei ancestrali o praticano la divinazione ("sileat omnibus perpetuo divinandi curiositas"). Tre decreti differenti (4 febbraio, 9 settembre, 23 dicembre) ordinano la confisca di tutte le proprietà dei templi pagani, punendo con la pena di morte tutti coloro che praticano rituali pagani, inclusi quelli fatti privatamente.

Anno 365 - Un decreto imperiale, del 17 novembre, proibisce ai funzionari pagani di comandare i soldati cristiani.

Anno 370 - L'imperatore Valente ordina una tremenda persecuzione contro i pagani in tutta la parte orientale dell'Impero. Ad Antiochia si giustizia, in mezzo a molti altri pagani, l"ex governatore Fidustius e i sacerdoti Hilarius e Patricius. Si bruciano numerosi libri nelle piazze delle città dell'Impero dell'est. Si perseguitano tutti gli amici di Giuliano (Orebasius, Sallustius, Pegasius, ecc.). Viene bruciato vivo il filosofo Simonides e decapitato il filosofo Maximus.

Anno 372 - L'imperatore Valente ordina al governatore dell'Asia Minore di sterminare tutti gli ellenici e tutti i documenti relativi al loro sapere.

Anno 373 - Nuova proibizione di tutti i metodi di divinazione. Il termine "pagano" è introdotto dai cristiani per disprezzare i gentili.

Anno 375 - Si chiude il tempio del Dio Asclepio nell'Epidauro, in Grecia.

Anno 380 - Il 27 febbraio, un editto dell'imperatore Flavio Teodosio converte il cristianesimo in religione esclusiva dell'Impero Romano, proclamando: "tutte le nazioni che sono soggette alla nostra clemenza e moderazione devono continuare a praticare la religione che fu introdotta ai romani dal divino apostolo Pietro". I non cristiani sono definiti "ripugnanti, eretici, stupidi e ciechi". In un altro decreto Teodosio chiama "insani" tutti quelli che non credono nel Dio cristiano e proibisce discrepanze nei confronti dei dogmi della chiesa. Ambrosio, vescovo di Milano, comincia a distruggere tutti i templi della sua zona. I preti cristiani istigano e spingono il popolo a ribellarsi contro il tempio della Dea Demetra, in Eleusi e tentano di linciare i sacerdoti pagani Nestorius e Priskus. Il sacerdote pagano Nestorius mette fine ai Misteri Eleusini e annuncia la predominanza dell'oscurità mentale sopra la razza umana.

Anno 381 - Il 2 maggio, Teodosio priva di tutti i loro diritti i cristiani che tornano a praticare la religione pagana. In tutta la parte orientale dell'Impero si saccheggiano o si bruciano i templi e le biblioteche pagane. Il 21 dicembre, Teodosio proibisce anche la semplice visita ai templi ellenici. A Costantinopoli il tempio della Dea Afrodite diventa un bordello, mentre il tempio di Helios e Artemide una stalla.

Anno 382 - "Hellelu-jah", Gloria a Yawe, si impone nelle messe cristiane.

Anno 384 - L'imperatore Teodosio ordina al prefetto pretoriano Maternus Cynegius, un devoto cristiano, di cooperare con i vescovi locali e distruggere i templi dei pagani nel nord della Grecia e in Asia Minore.

Anno 385 fino al 388 - Maternus Cynegius, animato dalla sua fanatica sposa e dal vescovo (Santo) Marcellus, percorre con le sue bande tutto il paese, sequestrando e distruggendo cento templi ellenici, santuari e altari. Tra questi fu distrutto il tempio di Odessa, il Cabeireion di Imbros, il tempio di ZEUS ad Apamea, il tempio di Apollo a Dydima e tutti i templi di Palmyra. Migliaia di innocenti pagani in tutto l"Impero vengono martirizzati nel terrificante e orribile campo di concentramento di Skythopolis.

Anno 386 - L'imperatore Teodosio proibisce, il 16 giugno, il restauro dei templi pagani saccheggiati.

Anno 388 - Per volontà di Teodosio si proibiscono i dibattiti pubblici sui temi religiosi. Il vecchio oratore Libanius spedisce una famosa Epistola "Pro Templis" a Teodosio, con la speranza che quei pochi templi ellenici rimasti vengano rispettati e risparmiati.

Anno 389 fino al 390 - Si proibiscono tutte le feste che non rientrano nei calendari cristiani. Orde di eremiti fanatici, provenienti dal deserto, invadono le città del Medio Oriente e dell'Egitto distruggendo statue, altari, biblioteche, templi e linciando i pagani. Teofilo, patriarca di Alessandria, da inizio ad una dura persecuzione contro i pagani, converte il tempio di Dionisio in una chiesa cristiana, brucia il Mithraeum della città, distrugge il tempio di Zeus e schernisce i sacerdoti pagani prima di farli lapidare, mentre la popolazione cristiana profana le immagini di culto.

Anno 391 - Il 24 febbraio, un nuovo decreto di Teodosio non solo proibì la visita ai templi pagani, ma impose anche di guardare le statue deturpate. Nuove e terribili persecuzioni per tutto l"Impero. In Alessandria i pagani, liberati dal filosofo Olympius, organizzano una rivolta e dopo alcuni scontri si rinchiudono nel tempio fortificato del Dio Seraphide (il Serapeion). Dopo un violento assedio, i cristiani prendono l'edificio, lo distruggono, bruciano la sua famosa biblioteca e profanano le immagini di culto.

Anno 392 - L'8 novembre, l'imperatore Teodosio proibisce tutti i rituali non cristiani e li chiama "superstizioni dei Gentili" (gentilicia superstitio). Nuova persecuzione su grande scala contro i pagani. I Misteri di Samotracia sono proibiti e vengono assassinati i sacerdoti pagani. A Cipro il vescovo locale (San) Epifanio e (San) Tychon distruggono quasi tutti i templi dell'isola e sterminano migliaia di pagani. I misteri locali della Dea Afrodite vengono censurati. Nell'editto di Teodosio si dichiara: "quelli che non ubbidiranno al padre Epifanio non avranno diritto di vivere in quest'isola". I pagani si rivoltano contro l'imperatore e la Chiesa a Petra, Aeropolis, Rafia, Gaza, Baalbek e altre città del Medio Oriente.

Anno 393 - Si proibiscono i Giochi di Pythian, i Giochi di Aktia e i Giochi Olimpici considerati come parte dell'idolatria ellenica. I cristiani saccheggiano i templi di Olympia.

Anno 395 - Due nuovi decreti, del 22 luglio e del 7 Agosto, causano nuove persecuzioni contro i pagani. Rufinus, l'eunuco Primo ministro dell'imperatore Flavius Arcadius, dirige le sue orde di battezzati goti, guidati da Alarico, in Grecia. Animati dai monaci cristiani, i barbari saccheggiano e bruciano molte città (Dion, Delphi, Megara, Corinto, Pheneos, Argos, Nemea, Lycosoura, Sparta, Messene, Phigaleia, Olympia, ecc), massacrano o schiavizzano innumerevoli pagani ellenici e diroccano tutti i Templi. Bruciano il Santuario di Eleusi e bruciano vivi tutti i sacerdoti pagani, incluso il sacerdote Mithras Hilarius.

Anno 396 - Il 7 dicembre, un nuovo decreto dell'imperatore Arcadius ordina che il paganesimo sia trattato come atto di alto tradimento. Vengono incarcerati i pochi sacerdoti pagani rimasti.

Anno 397 - "Demoliteli!". L'imperatore Flavio Arcadius ordina la demolizione di tutti i templi pagani rimasti ancora in piedi.

Anno 398 - Il Quarto Concilio Ecclesiastico di Cartagine proibisce a tutti, inclusi i vescovi cristiani, lo studio dei libri pagani. Porfirius, vescovo di Gaza, demolisce quasi tutti i templi pagani della città, eccetto nove di loro che rimangono attivi.

Anno 399 - Con un nuovo editto, del 13 giugno, l'imperatore Flavio Arcadius ordina la distruzione immediata di tutti i templi pagani principalmente nelle zone rurali.

Anno 400 - Il vescono Nicetas distrugge l'oracolo del Dio Dionisio a Vesai e battezza tutti i pagani di quell'area.

Anno 401 - A Cartagine la popolazione cristiana lincia i pagani e distrugge templi e idoli. Anche a Gaza il vescovo locale, (Santo) Porfirio, ordina ai suoi seguaci il linciaggio dei pagani e la demolizione dei nove templi rimasti attivi in città. Il quindicesimo Concilio di Calcedonia ordina la scomunica dei cristiani che mantengono buone relazioni con i loro parenti pagani.

Anno 405 - Giovanni Crisostomo invia le sue orde di monaci vestiti di grigio e armati con mazze e bastoni di ferro a distruggere gli idoli di tutte le città della Palestina.

Anno 406 - Giovanni Crisostomo raccoglie fondi con l"aiuto delle ricche mogli cristiane per finanziare la distruzione dei templi ellenici. Ad Efeso si ordina la distruzione del famoso tempio della Dea Artemide. A Salamis, a Cipro, il "Santo" Ephiphanius e Eutychius continuano la persecuzione dei pagani e la distruzione dei loro templi e santuari.

Anno 407 - Un nuovo decreto proibisce una volta per tutte gli atti di qualsiasi culto non cristiano.

Anno 408 - L'imperatore dell'Impero occidentale Onorius e l'imperatore dell'impero d'oriente Arcadius, ordinano che tutte le sculture dei templi pagani siano distrutte o confiscate, proibendo anche il possesso privato di qualsiasi scultura pagana. I vescovi locali dirigono nuove e dure persecuzioni contro i pagani e si ardono al rogo i loro libri. Si perseguitano anche i giudici che mostrano pietà per i pagani. (San) Augustine massacra centinaia di protestanti pagani a Calama, in Algeria.

Anno 409 - Ancora una volta un decreto ordina che si castighi con la pena di morte chi pratica l"astrologia e ogni altro metodo divinatorio.

Anno 415 - Ad Alessandria la popolazione cristiana, animata dal vescovo Cirillo, a pochi giorni dalla pasqua giudaico-cristiana, attacca e martirizza, tagliandone il corpo a pezzi, la famosa e bella Filosofa Hypatia (Ipazia di Alessandria). I pezzi del suo corpo, portati per le vie di Alessandria dai cristiani della città, vengono bruciati insieme ai suoi libri nella piazza chiamata Cynaron. Il 30 agosto cominciano nuove persecuzioni contro tutti i sacerdoti pagani del nord Africa, che finiscono crocifissi o bruciati vivi.

Anno 416 - L'Inquisitore Hypatius, chiamato "La spada di Dio", stermina gli ultimi pagani di Bithynia. A Costantinopoli, il 7 dicembre, vengono dimessi tutti gli ufficiali dell'esercito, gli impiegati pubblici e i giudici non cristiani.

Anno 423 - L'imperatore Teodosio II dichiara, l"8 giugno, che la religione dei pagani non è altro che "il culto del demonio" e ordina che tutti coloro che insistono nel seguirla e nel praticarla vengano castigati con il carcere e la tortura.

Anno 429 - Viene saccheggiato il tempio della Dea Atene (Parthenon) sull'omonima Acropoli. Si perseguitano i pagani ateniensi.

Anno 435 - Il 14 novembre un nuovo editto dell'imperatore Teodosio II ordina la pena di morte per gli "eretici" e i pagani dell'Impero. Si proclama che l"unica religione legale è il cristianesimo.

Anno 438 - L'imperatore Teodosio II emette un nuovo decreto, il 31 gennaio, contro i pagani, considerando la loro "idolatria" causa della recente peste.

Anno 440 fino al 450 - I cristiani demoliscono tutti i monumenti, gli altari e i templi di Atene, Olympia e altre città greche.

Anno 448 - Teodosio II ordina che si brucino tutti i libri non cristiani.

Anno 450 - Vengono demoliti tutti i templi di Afrodite, città della Dea Afrodite, e si bruciano tutte le librerie della città che è rinominata Stavroupolis (Città della Croce).

Anno 451 - Un nuovo decreto dell'imperatore Teodosio II, del 4 novembre, riafferma che l"idolatria deve essere castigata con la morte.

Anno 457 fino al 491 - Persecuzioni sporadiche contro i pagani nella parte orientale dell'Impero. Tra i giustiziati ci sono il medico Jacobus e il filosofo Gessius. Vengono torturati e incarcerati Severianus, Herestios, Zosimus, Isidorus e altri. Il predicatore cristiano Conon e i suai seguaci sterminano gli ultimi pagani dell'isola Imbros, nel nord est del Mar Egeo. Sono giustiziati a Cipro gli ultimi adoratori di Zeus Lavranius.

Anno 482 fino al 488 - Vengono sterminati la maggior parte dei pagani dell'Asia minore, a causa di una disperata rivolta contro l"Imperatore e la Chiesa.

Anno 486 - Molti sacerdoti pagani che erano rimasti in clandestinità vengono scoperti, arrestati, scherniti, torturati e giustiziati ad Alessandria.

Anno 515 - Il battesimo diventa obbligatorio anche per quelli che si dichiarano già cristiani. L'imperatore di Costantinopoli, Anastasius, ordina il massacro dei pagani nella città araba di Zoara e la demolizione del tempio locale del Dio Theandrites.

Anno 528 - L'imperatore Jutprada (Giustiniano) proibisce i giochi olimpici sostituiti da quelli di Antiochia. Ordina l'esecuzione - tramite il rogo, la crocifissione o lo smembramento mediante artigli di ferro - di tutti coloro che praticano "la stregoneria, la divinazione, la magia o l"idolatria" e proibisce tutti gli insegnamenti dei pagani affermando: ""è una sofferenza davanti alle insane bestemmie degli ellenici".

Anno 529 - L'imperatore Giustiniano chiude l'Accademia di Filosofia di Atene, dove aveva insegnato Platone, e confisca le sue proprietà.

Anno 532 - L'inquisitore Ioannis Asiacus, un monaco fanatico, dirige una crociata contro i pagani dell'Asia minore.

Anno 542 - L'imperatore Giustiniano permette all'inquisitore Ioannis Asiacus di convertire i pagani di Phrygia, Caria e Lydia, nell'Asia Minore. In 35 anni, 99 chiese e 12 monasteri furono edificati sopra i resti dei templi pagani distrutti.

Anno 546 - Centinaia di pagani sono condannati a morte a Costantinopoli dall'inquisitore Ionnis Asiacus.

Anno 556 - L'imperatore Giustiniano ordina al terribile inquisitore Amantius di andare ad Antiochia per arrestare, trovare e sterminare gli ultimi pagani della città e distruggere tutte le biblioteche private.

Anno 562 - Arresti di massa, torture ed esecuzioni dei pagani ellenici ad Atene, Antiochia, Palmira e Costantinopoli.

Anno 578 fino al 582 - I cristiani torturano e crocifiggono i pagani ellenici in tutta la parte orientale dell'Impero e sterminano gli ultimi pagani di Heliopolis (Baalbek).

Anno 580 - Gli inquisitori cristiani attaccano un tempio segreto di Zeus ad Antiochia. Il Sacerdote del tempio si suicida e vengono arrestati il resto dei pagani presenti. Tutti i prigionieri, incluso il vice governatore Anatolius, sono torturati e mandati a Costantinopoli per comparire in giudizio. Là vengono condannati a morte e dati in pasto ai leoni, tuttavia nel vedere che i feroci animali non erano intenzionati ad attaccare i condannati, vennero poi crocifissi. I cadaveri furono trascinati per le strade e lasciati poi senza alcun tipo di sepoltura tra le immondizie.

Anno 583 - Nuova persecuzione contro i pagani ellenici da parte dell'Imperatore Mauricius.

Anno 590 - In tutta la zona orientale dell'Impero gli "accusatori cristiani" scoprono cospirazioni pagane. Nuove tormentate torture ed esecuzioni.

Anno 692 - Il Concilio di Costantinopoli proibisce le restanti celebrazioni pagane/dionisiache come le Calende, Brumalia, Anthesteria, etc.

Anno 804 - I pagani ellenici di Mesa Mani (Cape Tainaron, Lakonia, Grecia) resistono con successo al tentativo di Tarasius, patriarca di Costantinopoli, di convertirli al cristianesimo.

Anno 850 fino all'860 - Conversione violenta degli ultimi pagani ellenici di Mesa Mani da parte dell'armeno (San) Nikon” (3).

Non solo i seguaci del “mite agnello redentore” si sono dimostrati a tutti gli effetti delle belve feroci, ma bisogna notare le ultime date di questo elenco: 850-860 E. V.: siamo a quasi un millennio dalla presunta incarnazione. Se è occorso tanto tempo, questo significa che non stiamo parlando di una dottrina che ha conquistato il mondo allora conosciuto con la “pura luce” della sua veridicità ed evidenza, ma dell'operazione di sradicamento di una cultura che ha resistito come ha potuto nonostante la ferocia fanatica dei suoi persecutori.

Dopo la caduta dell'impero romano, conseguenza diretta di questo sradicamento, la cristianizzazione dell'Europa fuori dagli antichi confini imperiali è proceduta esattamente nello stesso modo, con la violenza più spietata: le campagne carolinge contro i Sassoni, quelle dell'ordine teutonico contro gli Slavi, la crociata contro gli Albigesi e via dicendo: massacri, incendi, saccheggi, riduzione in schiavitù di intere popolazioni, sono stati questi gli argomenti più usati nei sermoni con cui l'Europa è stata convertita. Poi sono arrivati l'inquisizione, i roghi degli eretici, delle cosiddette streghe. Il cristianesimo ha conquistato il controllo dell'Europa con i metodi di un esercito invasore e l'ha mantenuto con quelli di un esercito occupante, comunque e sempre un nemico, un nemico mortale di ciò che noi siamo.

A mio parere, quindi, non c'è nessun mistero, solo una parte essenziale della nostra storia che hanno sempre cercato di nasconderci e/o di raccontarci in maniera falsata.



NOTE

(1)            Rivolto a Silvano Lorenzoni in occasione della presentazione del suo libro "La figura mostruosa di Cristo e la convergenza dei monoteismi" di cui l’autore ha curato la presentazione

(2)            Vasile Florescu: La retorica nel suo sviluppo storico, Il Mulino, Bologna 1971, pag. 65.

(3)         Vlasis Rasias: La distruzione dei templi, estratto dal sito della Congregazione degli Ellenici, 13.4.2006.



  


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UN CUORE PER L’ITALIA

Pubblicato da Admin il 12:44 2 commenti
Si celebrano quest’anno i 150 anni di Unità d’Italia. Non è mio intento fare in questa sede una disamina degli eventi storici che vanno sotto il nome di Risorgimento, né tanto meno affrontare il tema istituzionale cioè se fosse preferibile una Monarchia piuttosto che una Repubblica oppure se fosse meglio una soluzione federale che unitaria.     

Se c’è un classico per antonomasia della letteratura popolare sul tema della Patria questo è indubbiamente il libro Cuore di Edmondo De Amicis. Ne ho ritrovata la copia, ormai incartapecorita, regalatami da mio nonno nel 1966 quando ho iniziato ad andare a scuola. Lo sto rileggendo in questi giorni ripensando alla scuola vecchio stampo che la furia iconoclasta del ’68 ha spazzato via. Quando, per esempio, l’ora di canto era rigorosamente patriottica: Fratelli d’Italia, il Piave, la Bandiera Tricolore … più o meno come ai tempi del libro Cuore.

Sempre in questi giorni ho riletto anche alcune considerazioni critiche dello scrittore cattolico Vittorio Messori sul libro in questione.

A parte la considerazione circa l’appartenenza alla massoneria del suo autore in un epoca in cui si può dire che fosse quasi una moda, colpisce l’acredine nei confronti di questo testo che viene addirittura definito “manuale di massoneria per il popolo”. Nel libro non vi sarebbe infatti alcun cenno, denuncia il Messori, al Natale, alla Pasqua o ad alcuna altra ricorrenza cristiana. Le feste cristiane sarebbero anzi sostituite da quelle civili, il Vangelo dallo Statuto, i santi dai padri della Patria (Garibaldi, Mazzini, Cavour, Vittorio Emanuele), gli ordini religiosi dall’Esercito, i martiri dagli Eroi (il Tamburino sardo, la Piccola vedetta lombarda) … e infine le processioni dalle sfilate militari (in effetti per ogni  uomo con il testosterone in ordine credo sia normale preferire la Fanfara dei Bersaglieri alle nenie dei chierichetti). Inoltre, poiché l’albero si giudica dai frutti, il Messori scrive che i ragazzi di “Cuore”, cresciuti con quei valori, a suo dire negativi, saranno poi gli interventisti del 1914. E qui io apro breve una parentesi. Ciò che importa infatti agli interventisti è la partecipazione ad un conflitto che avrebbe conferito all’Italia la dignità di Nazione come del resto è stato malgrado il bagno di sangue (600 mila morti e 1 milione di feriti). Con l’acquisizione di Trento e Trieste l’Italia completa i suoi confini naturali ma soprattutto acquisisce la coscienza di essere una Nazione. Se Cavour poteva affermare che fatta l’Italia bisognava fare gli italiani, è nelle trincee che si forma e si consolida il popolo italiano. Mai prima di allora un siciliano e un lombardo, un toscano e un veneto si erano parlati … anche perché neppure parlavano la stessa lingua. Fra il XXIV Maggio 1915 e l’Ottobre 1917 per la verità la guerra non viene combattuta con particolare brìo. Tutto cambia dopo la disfatta di Caporetto quando il fronte italiano retrocede a sud fino alla pianura veneta. E’ a quel punto che il sentimento patriottico si accende come non mai. Iniziano e si moltiplicano i volontari che partono per restituire il tricolore ad una terra italianissima. Gli italiani ora la guerra la sentono eccome e attraverso un rinnovato entusiasmo cominciano a collezionare epiche vittorie sul Piave, sul Grappa, a Vittorio Veneto. Migliaia di donne e bambini veneti lasciano le loro case in attesa che cessi il conflitto e vengono ospitati da altrettante famiglie in regioni più tranquille. Insomma anche il cuore dell’Italia senza le stellette comincia a pulsare. Il IV Novembre 1918 la grande guerra si conclude con la vittoria dell’Italia che sarà poi coronata dal Fascismo che ne farà anche una Nazione sociale. Estremamente toccante nel 1921 il viaggio del “Milite Ignoto” per tutta l’Italia fino all’Altare della Patria. Tutta la Nazione si ferma al passaggio del treno. Le sirene delle fabbriche e le fanfare di ogni contrada suonano in suo onore. Ogni mamma che non ha potuto riabbracciare il figlio lancia un fiore verso quello che potrebbe essere sangue del suo sangue.

Tornando al libro Cuore e avviandomi a conclusione, dal punto di vista letterario può piacere o non piacere. Certo, forse presenta tratti troppo retorici che credo vadano inquadrati nel contesto storico degli anni immediatamente seguenti le guerre risorgimentali (il libro è ambientato in una scuola torinese del 1881-82) ma che lo si metta all’indice dei “libri proibiti” perché vi si ravvisa una pericolosa “religiosità patriottica” è eloquente dell’universalismo paolino che da duemila anni caratterizza la Chiesa in modo particolare quella di oggi che incline ad un ecumenismo bastardo è sempre più schierata fra i nemici di ogni identità nazionale.

Una Chiesa che invero ha sempre perseguito il proprio tornaconto (soprattutto economico) e che dopo aver “scomunicato” la nuova Italia, nel 1912 scende a patti con il liberale Giolitti in funzione antisocialista per poi indossare tre lustri più tardi la camicia nera e dal 1943 in avanti puttaneggiare con gli antifascisti di ogni ordine e grado.

Non me ne voglia il Messori ma io credo che un pellegrinaggio sul Carso, a Redipuglia, sull’Altopiano di Asiago o sul Grappa e una iniezione di quel sano patriottismo di cui trasuda il libro Cuore oggi gioverebbe ai nostri rampolli e al futuro della nostra Nazione più delle sinistre prediche somministrate negli Oratori volte alla edificazione di una umanità apolide, sradicata e indifferenziata che dubito rifletta la volontà di un Dio che ha fatto un mondo “pluriversale”.



(Riccardo Marzola)


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Adriano Romualdi e il cristianesimo

Pubblicato da Admin il 11:00 1 commenti
“Non vale….nascondere l’antitesi esistente fra la pura morale cristiana dell’amore, della remissione, dell’umiltà, dell’umanitarismo mistico, e valori etico-politici come quelli della giustizia, dell’onore, della differenza, di una spiritualità che non sia l’opposto della potenza, ma di cui la potenza sia il normale attributo” Julius Evola “Gli Uomini e le Rovine” Mediterranee, Roma, 2002, pag.157.
Nonostante la presenza nelle file del Fascismo come “fenomeno europeo”, anche ai più alti livelli, di cristiani (e cattolici) anche ferventi, ci pare che la maggioranza degli storici si stia orientando verso l’idea che tra i “fascismi” e il cristianesimo vi sia stata, e vi sia, un’inconciliabilità di fondo, questa crescente convinzione ci pare venga condivisa sia da storici “antifascisti” sia da molti di quanti continuano a voler ricollegarsi ai grandi movimenti nazional-rivoluzionari attivi tra le due guerre.(1)
Si deve anche ricordare che anche prima del Nietzsche in poi vi è sempre stata una critica del cristianesimo “da destra” (2) che ci pare presente anche oggi (ad esempio in certi autori della Nouvelle Droite).(3.)
Ed è noto anche che molti “di una certa parte” rigettarono il cristianesimo anche a causa delle sue origini ebraiche, infatti “…Cristo come tutti i suoi Apostoli ce li hanno dati gli ebrei, e tutta di origine, di cultura e perfino di linguaggio ebraico è la dottrina cristiana” Indro Montanelli “La gaffe di Pappalardo” in “Il Giornale” 1 VI 1992(4)
Di tale inconciliabilità si era già parlato anche in Italia, da parte di autori legati al Regine Fascista (non certo solo dall’Evola di “Imperialismo Pagano”!(5). Qui si vuole ricordare la nobile figura di un grande intellettuale “di nostra parte” cui una tragica morte ancora in giovane età, troncò una vita che sarebbe stata indubbiamente feconda di opere di grandissima importanza e, nel frattempo mettere in rilievo la sua posizione nei confronti della religione dominante in Italia e nell’Occidente quale emerge dai suoi scritti. Si vuole sperare che anche i nostri lettori più giovani conoscano la figura di Adriano Romualdi e anche le sue opere.
Citiamo da “Omaggio ad Adriano Romualdi” scritto da un altro grande scomparso Giorgio Locchi pubblicato su “L’Uomo Libero” e poi ripreso dal sito del Centro Studi La Runa www.centrostudilaruna.it/  “Egli…si è proclamato apertamente fascista e si è anzi riconosciuto proprio nella forma del fascismo più compromessa agli occhi del mondo d’oggi e del sistema in cui viviamo…Romualdi ha intuito che l’origine del fenomeno fascista era d’ordine innanzitutto spirituale, radicata in un preciso filone della cultura europea. Quel che più conta egli ha saputo ritrovare quest’origine nell’opera di Nietzsche o, più esattamente, nel sistema di valori propugnato da Nietzsche”. Infine “noi siamo eredi di un mondo europeo, che a sua volta può essere considerato erede del mondo pagano e di quello semitico giudaico. Se dal presente che è nostro, queste due eredità si rivelano inconciliabili, sta a noi decidere quale è la nostra vera origine. Adriano Romualdi…ha saputo anche qui scegliere e decidere chiaramente, serenamente: in favore dell’origine indo-europea, con decisione scaturente dal suo progetto d’avvenire ”europeo”.
Si può iniziare con il libro dedicato a Federico Nietzsche edito dapprima dalle “Edizioni Europa” nel 1971 e poi riproposto dalle Ar di Padova nel 1981 col titolo “Nietzsche e la mitologia egualitaria”.
Il libro alla sua prima apparizione fu per i giovani di allora una boccata d’aria fresca e pulita in quanto in quegli anni ormai lontani imperava sulle cattedre e nei mass media un “politicamente corretto” che non potendo più disconoscere il genio del cantore della “Volontà di Potenza”, proclamava che il Nietzsche non poteva in nessun caso essere considerato un “precursore” o un “ispiratore” di Fascisti, Nazisti etc, e che quando codeste brutte genie avevano osato rifarsi al filosofo si era trattato di un Nietzsche  “falsificato”; falsificato dagli stessi Fascisti e Nazisti e ancor prima dalla sorella Elisabeth vedova dell’agitatore antisemita B. Forster che aveva tentato di costituire una colonia ariana” in Sud America, dai pangermanisti, dai guerrafondai prussiani o magari da se stesso durante la sua pazzia…Il Libro di Romualdi mise le cose in chiaro ribadendo quello che oggi ben pochi oserebbero ancora negare. Scriveva  Armando Torno “Nietzsche, profeta senza enigma” Il Corriere della Sera” 6 settembre 2010 “Nietzsche non fu il precursore ma il costruttore del cuore del fascismo”.(6)
In questo testo il Romualdi sintetizzava le note posizioni del Nietzsche riguardo alla religione cristiana, e al suo  fondatore riguardo ai quali non negava gli aspetti da lui ritenuti positivi, in un quadro che rimaneva sostanzialmente negativo . Il cristianesimo aveva distrutto, per il Nostro, quel mondo antico greco romano che il filosofo tanto ammirava. “fu proprio il mondo antico, ossia quel mondo che agli occhi di Nietzsche rappresenta il “mondo normale”, il mondo dove le valutazioni aristocratiche stanno ancora al loro posto, a sentire immediatamente il cristianesimo come qualcosa “che non è nobile”, qualcosa che può attecchire tra le donnette e i diseredati delle grandi metropoli, ma che non si addice ai patrizi, ai senatori…,” E non dimentichiamo quell’aspetto sovversivo del primo cristianesimo che molti studiosi hanno messo in luce
Concludendo e riferendosi specialmente alle pagine de “L’Anticristo” (riedito con il titolo “L’anticristiano” AR, Padova, 2003) il Romualdi scriveva “c’è in questa condanna (quella del cristianesimo da parte del Nietzsche) del cristianesimo la chiarezza e l’inesorabilità di un manifesto. Se da un lato essa impoverisce la varietà della realtà storica, dall’altro stimola la capacità di reagire oggi che più che mai è necessario restituire alla gioventù europea la volontà di combattere ciò che la indebolisce e il coraggio del sì e del no. Dobbiamo criticare, questa chiarezza semplificatrice proprio oggi che il cristianesimo riscopre la sua vocazione plebea e confonde le sue acque in quelle fangose di un egualitarismo universale? O dobbiamo tornare a vedere nel cristianesimo “la giudea contro Roma” oggi che la chiesa, nel segno di un ecumenismo bastardo, si schiera tra i nemici dell’Europa?”
Le parole del Romualdi paiono assumere un più profondo significato oggi mentre le varie confessioni cristiane e in primis quella cattolica, invocano continuamente l’apertura delle porte dell’Europa e di tutto il mondo bianco alle masse di colore che premono da ogni parte. “La gerarchia cattolica..mette tanto impegno nell’ardore di sfigurare la civiltà europea quanto ce ne mettevano i primi cristiani a distruggere il patriottismo romano, G.Faye “La Colonisation de l’Europe” pag.39, vedi dello stesso “Avant-Guerre” pag.263 e segg.(7)
Si può poi passare all’aureo saggio “Sul problema di una Tradizione Europea” di cui chi scrive ha ora tra le mani l’edizione di “Vie della Tradizione”  Palermo, 1973. Ciò che qui si dice del cristianesimo è stato riassunto da Alberto Lombardo nel suo scritto dedicato al saggio del Romualdi e rintracciabile sul sempre interessante sito www.centrostudilaruna.it/.
Il cristianesimo è visto come un fenomeno essenzialmente estraneo allo spirito indeuropeo.
“Il pathos cristiano, questo miscuglio di sentimentalismo plebeo e di semitica magniloquenza, questo umanitarismo venato di isterismo escatologico, contraddice il gusto classico. I fumi d’incenso non riescono a dissimulare l’odore della gente piccola: per il romano distinto il gusto cristiano è una volgarità di fronte all’olimpicità di un Seneca o di un Marco Aurelio. Ma il cristianesimo seppe fondere in un unico crogiuolo tutti i fermenti anticlassici, anti-europei latenti nell’Impero, conferendo alla sua predicazione egualitaria un’altissima carica esplosiva”. Il cristianesimo, insomma, rappresenta dal punto di vista tradizionale un momento di grandissima crisi e in ultima istanza il momento di presa di potere delle forze sovversive e antitradizionali sull’Europa. Si apre così l’oscura epoca della decadenza bizantina e del dominio dell’Oriente sull’Europa. Sino alla rivitalizzazione delle invasioni germaniche, parrebbe spento lo spirito europeo. Ma con la nascita del Sacro Romano Impero e l’importantissima unione di idee-chiave, da una parte il mito di Roma si torna a incontrare con il sangue germanico e dall’altra il cattolicesimo viene europeizzato nel nuovo ciclo del medioevo ghibellino, i caratteri positivi del quale, in definitiva, sono proprio quelli extra-cristiani. La mistica germanica, nell’esempio di Meister Eckhart, sembra “ripetere l’antica parola delle Upanishad”: alimentato nuovamente, il fuoco spirituale che covava sotto le ceneri sembra tornare ad ardere.
Ma si viene alla fine anche di questo ciclo, con la definitiva e irreversibile crisi della cristianità. Il mondo del dopo-Faust vede un ritorno, alterato, degli Olimpici, in cui, seppur nella più nera delle epoche, sembrano offrirsi le possibilità di riscatto più prossime seppur celate. Si tratta della via tradizionale europea alla modernità: il dominio freddo, distaccato e padrone delle forze scatenate, compito che più che mai urge a una razza che sembra aver ormai del tutto perso la coscienza di sé. Nelle ultime pagine del suo bellissimo saggio Romualdi scrive:
“La cristianità appartiene al passato, ma simboli ancor più antichi sembran guardarci con nuova freschezza. La scoperta delle Americhe si compì a bordo della Santa Maria; lo sbarco sulla luna col missile Apollon. Cristo e Maria sbiadiscono, ma il volto apollineo della razionalità ariana rifulge di nuovo. Allo stesso modo – spezzata la cerchia gotica e cristiana delle antiche città – noi riprendiamo a guardare la natura come fonte di meditazione religiosa. La nebbia nei boschi al mattino, i profili azzurri dei monti ci parlano di purità e distanza. Da Goethe in poi, gli Olimpici sono tornati ad esserci più familiari del Crocefisso”.
Esaminiamo alcuni punti; a pag.33 del saggio del Romualdi si legge “Non sorprende che questa classe dirigente (quella romana) di spiriti filosofici e aristocratici si mostrasse ostile al cristianesimo. Noi sappiamo oggi cosa veramente rappresentasse il cristianesimo: un fenomeno sociale, razziale e ideale estraneo al mondo classico. Razziale perché esso si propaga dall’Oriente e si impone in Occidente in conseguenza dello spopolamento e della levantinizzazione della parte europea dell’Impero; sociale perché contro la humanitas greco.romana si pone come “democratizzazione della cultura”(Mazzarino)”.Riprendendo le tesi del Nietzsche, Adriano (cit pag.33-34)“…il cristianesimo seppe fondere in un unico crogiolo tutti i fermenti anticlassici, anti europei latenti nell’Impero, conferendo alla sua predicazione egualitaria un'altissima carica esplosiva.”(8)
Noi oggi sappiamo che le cosiddette “persecuzioni” subite  dai cristiani da parte dell’Impero Romano, sono uno dei tanti “olocausti” grandemente “gonfiati” della storia, quello che preme sottolineare è che furono le forze ancora sane dell’Impero a tentare di opporsi (9)
E riprendiamo il testo del Romualdi, a pag,35 possiamo leggere:
“Oggi non ci limitiamo a cogliere l’aspetto dissolutore  del cristianesimo sotto il profilo sociale. Vediamo in esso l’avanguardia di una civiltà di radice orientale- la cultura “arabo-magica” di Spengler- risucchiante poco a poco l’Occidente spopolato e impoverito. E’ quello estraniamento  da sé medesima della civiltà classica  che porterà al tramonto  del mondo antico. E, dietro  ad esso, vediamo sorgere i mondi di Bisanzio e dell’Islam che  anche in Italia han le loro teste di ponte nella Roma cristiana, nella Ravenna Bizantina, nella Sicilia Araba.
Ma la tradizione europea si eclissa con l’affermazione del cristianesimo. La teoria d’una diretta continuità della romanità nel cristianesimo è un abbaglio. Tra l’accettazione del Cristianesimo con il relativo  trasferimento della capitale in Oriente, a Costantinopoli - e il rifiorire d’una vita europea con Carlo Magno passano 500 anni in cui le luci dell’Occidente si spengono.”(10)
Tralasciamo, almeno per ora, le pagine in cui si tratta della “europeizzazione” del cristianesimo e giungiamo ai giorni nostri, oggi possiamo vedere quanto avesse ragione Adriano a scrivere (pag.52) “La cristianità appartiene al passato”. Certo il suo tramonto costituirà una delle catastrofi che incombono e che dobbiamo superare. Possiamo ricordare l’avvertimento nietzschiano “C’è qualcuno che mentre ha gettato via la sua servitù, ha gettato via l’ultimo suo valore “Così parlò Zarathustra” “Del cammino del creatore”. Certamente, si apriranno, per troppi, innumerevoli vie “verso il basso”.
Non sappiamo cosa avrebbe pensato il Romualdi dei gruppi “neo pagani” che paiono fiorire in tutto il mondo bianco forse l’ultimo disperato tentativo di una razza in agonia di ritrovare le sue autentiche radici  di fronte ad una situazione sempre più disperata.
Si può, infine, supporre, che l’autentico atteggiamento di Adriano nei confronti della forma religiosa dominante in Italia (e nell’Occidente) sia stato espresso nell’ambito di un amaro giudizio che finiva per riguardare l’intero popolo italiano. Nel breve scritto “Le dieux s’en vont” ripreso nel volume “Il Fascismo come fenomeno europeo” (Edizioni de l’Italiano, pagg. 157-159) dedicato alla figura di Benito Mussolini possiamo leggere. “In  un’ora di tramonto e di decomposizione, egli (il Duce) ha saputo raccogliere intorno a sé le forze migliori della gioventù italiana per prendere d’assalto lo stato e farne il faro di una nuova fede europea… L’hitlerismo, che ha impegnato l’estrema battaglia dell’Europa contro l’imperialismo russo e americano, è uscito dallo spirito della rivoluzione di Mussolini. Che tutto  ciò sia venuto dall’Italia, da questo paese di straccioni e di avvocati, di cattolici e di opportunisti, è quasi incredibile.”
Non si tratta qui di minare la fede di nessuno né di polemizzare con quei gruppi nazional cattolici che, in contrasto con le posizioni della chiesa cui appartengono,  continuano a lottare contro l’invasione dell’Italia e dell’Europa da parte delle razze di colore, si tratta solo di non dimenticare un problema che presto o tardi poi si porrà in modo ineludibile. Oggi la difesa dell’Europa non si identifica più con quella della ormai esangue “cristianità”. Chi scrive rimane convinto che nei tempi terribili che si annunciano (11) ogni possibilità non diciamo di vittoria, ma di ulteriore resistenza non potrà che appoggiarsi che ad una “rude razza pagana” di guerrieri in cui rivivano i valori indoeuropei.
E  si conceda di aprire una parentesi a questo proposito: Renzo De Felice “La Legislazione razziale del Fascismo” in “Nuova Antologia” Gennaio Marzo 1989 pagg. 112-113 scriveva  “.. Nella concezione di questa nuova civiltà il momento della crisi veniva individuato nella contrapposizione fra la razza greco-romana, che è la razza positiva, e la razza giudaico- cristiana: è interessante notare che tale concezione fascista non è solo antiebraica, ma almeno in prospettiva anche anticristiana. La razza giudaico-cristiana aveva tolto vigore all’Europa, perché il cristianesimo l’aveva disarmata e perché il cristianesimo era figlio dell’ebraismo. Dall’altro lato c’era la razza greco-romana, spirituale e combattente. “Mino Caudana in  ”Il Figlio del Fabbro” (Centro Editoriale Nazionale, Roma, 1960, vol.I, pag.579) narra che “…Nino d’Aroma gli (a Mussolini) riferisce la tesi sostenuta da Guglielmo Ferrero nel suo libro “La Fine delle Avventure” , stampato in Francia, secondo la quale non ci sono dei popoli nel senso geografico e etnico integrale, ma due razze - i greco-romani e i giudeo-cristiani - che oscuramente lottano nel seno di ogni paese …” (Si potrebbe qui anche ricordare la componente “germanico-scandinava”- Comunque il Guglielmo Ferrero (1871-1942)   cui qui ci si riferisce  fu un fervente antifascista esule in Francia (genero del famigerato “razzista” ebreo Cesare Lombroso), il libro qui citato (“La fin des aventures. Guerre et paix”, Paris, Rieder, 1931)  è senz’altro di scarso interesse .Vi si può leggere: pag.27 “In realtà in ogni paese vi sono due razze:la giudeo cristiana e quella greco-romana”.Pag-271 “La democrazia moderna stessa  è figlia di Gesù Cristo. Dal suo punto di vista Nietzsche ha ragione quando accusa  il cristianesimo di aver distrutto le sole vere aristocrazie che il mondo occidentale abbia conosciuto: quelle del mondo antico”. Pag.281 “Il paganesimo trionfa nel misticismo del sangue e della guerra.” Se i cristiani sono, come ebbe a dire uno dei loro pontefici “spiritualmente semiti” non si vede perché altri non possano appartenere a diversa “razza dello spirito”!
In ogni caso parrebbe proprio che “Per i tempi a venire abbiano bisogno di una stirpe ferrea e senza scrupoli. Ancora sostituiremo la spada alla penna, il sangue all’inchiostro, l’azione alla parola, il sacrificio alla sensibilità. Dovremo farlo o verranno altri a spingerci nel fango “Ernst Junger 1924 (“Scritti politici e di guerra”Libreria Editrice Goriziana, 2003.Vol.I pag.52.)”
ALFONSO DE FILIPPI

1)        Walter Laqueur “Fascism Past Present Future” Oxford Univers\ity Press, USA 1996 pag. 44-45 “Dal momento che il fascismo era vagamente teista, si impegnava per giungere ad un accordo con la religione organizzata a condizione che la chiesa accettasse lo stato come suo superiore politico e lo sostenesse.” (pag. 15)              E “In sintesi, il fascismo cercò dove ciò gli era possibile di non scontrarsi con le chiese. Ciò era di vitale importanza in paesi in cui l’influenza della chiesa era profondamente radicata: in alcuni la collaborazione con le chiese fu priva di grosse difficoltà, ma il fascismo radicale era destinato a scontrarsi prima o poi con le chiese a causa delle fondamentali differenze tra i suoi insegnamenti e le dottrine della chiesa, perché il fascismo era in se stesso una religione secolare con un senso di missione messianica e non avrebbe potuto tollerare le attività di un’organizzazione rivale perché voleva dominare tutti gli aspetti della vita umana. Se il fascismo fosse durato più a lungo e si fosse impadronito del potere anche in altri paesi, tale lotta sarebbe apparsa più chiaramente”-. “..il Fascismo  - non fosse altro per la forma totalitaria (nel senso preciso ed etimologico della parola)che  pretende di dare allo Stato-è stato oggetto per due volte di una condanna esplicita e solenne da parte della chiesa”H.Lemaitre “Les Fascismes dans l’Histoire” (Ed.du Cerf,Paris,1959,8-9)

(2)       J. Evola “Il Mito del Sangue” SeaR, Borzano, 1995 pag. 38”In più di un punto, la presa di posizione del De Gobineau di fronte al cristianesimo sembra negativa: troppo risentirebbe, questa credenza, di “una religione da schiavi, avvilente perché pacifista e egualitaria e, in una parola indegna delle razze che ancora conservano una qualche scintilla della fiamma aria”. In ogni caso, per lui il cristianesimo si è purificato via via che da semitico e greco si è fatto romano(cattolicesimo) e poi da romano, germanico.”.Ancora “..in casa Wagner Gobineau non nasconde la propria ostilità nei confronti di quella religione  fondamentalmente plebea ed ostile alle “grandi personalità” che è il Cristianesimo” Domenico Losurdo “ Nietzsche il ribelle aristocratico”Bollati Boringhieri,Torino, 2002,pag. 45(d’altra parte per Schopenhauer Cristo era “in demagogo ebreo”(ibidem)

(3)       Da Evola,la Nouvelle Droite attinse il neopaganesimo e la convinzione che la tradizione giudaico-cristiana fosse responsabile  di gran parte di ciò che era andato storto nella storia occidentale degli ultimi duemila anni.”W.Laqueur”Fascismi-Passato, presente, futuro”(Tropea,Milano,2008,pag,.127) Non solo da Evola….!

(4)       Si può qui ricordare uno dei primi nazionalisti francesi Jules Soury il quale in “Campagne Nationaliste 1899-1901” (Plon,Paris,1902,pag,9)ebbe a scrivere “Il più grande misfatto d’Israele è di aver infettato le nostre razze ariane d’Occidente con il suo monoteismo, la credenza in un Dio creatore del cielo e della terra, nomenclatore di specie di flora e fauna. Codesta cosmogonia ebraica è l’eterno scandalo della ragione ariana,quale è fiorita nell’India vedica come nell’Ellade, come tra i popoli germanici,scandinavi, gli Slavi e i Celti.” Da parte sua ebbe a scrivere Julius Evola“….l’antisemitismo conduce necessariamente all’alternativa offerta dalla professione della religione cristiana o, piuttosto, dalla fedeltà alla nostra vera tradizione, dalla volontà di una nuova spiritualità integralmente nordico-solare, e pertanto pagana, come massima integrazione delle nostre forze indebolite e disperse nell’età oscura occidentale. Un antisemitismo radicale è possibile soltanto nella misura in cui contemporaneamente sia un anticristianesimo.”  ”Heidnischer Imperialismus” in “Imperialismo Pagano nelle edizioni italiana e tedesca”Mediterranee,Roma,2004.pagg.280-281.
       
(5)       Vincenzo Morello (Rastignac) “Il Conflitto dopo la Conciliazione” Bompiani, Milano, 1932, pag. 114 “Per le sue origini militari; per i suoi procedimenti rivoluzionari; per le sue finalità esclusivamente patriottiche e nazionali, e decisamente anticosmopolite, il Fascismo rappresenta, naturalmente, la contraddizione, l’antitesi della dottrina cristiana. E non si comprende perché abbia voluto e voglia affermarsene, invece, l’assertore e il restauratore”.Si può supporre che codesto testo sia stato approvato “dall’alto”. Recentemente nell’interessante ed agile volumetto di Alessandra Tarquini “Storia della Cultura Fascista” (Il Mulino,Bologna,2011)  si sono potute leggere alcune interessanti considerazioni riguardo alla nobile figura di Berto Ricci. Questi(pag,177) espresse sulle pagine de”L’Universale”“un’idea del fascismo imperialista, moderna e anticristiana”infatti “sperava nell’avvento di un regime anticristiano cioè rivoluzionario e imperialista”“

(6)       “..le sue opere (di Nietzsche) contenevano una messe di materia prima per quanti fantasticavano sul declino della società moderna, sull’eroico sforzo di volontà necessario a rovesciarla e sulla nefasta influenza degli ebrei.”R.O.Paxton “Il Fascismo in azione” (Mondadori,Milano,2005.pag.37 ) Il fondamentale volume di Domenico Losurdo “he Nietzsche il ribelle aristocratico”(Bollati Boringhieri,Torino, 2002) ha dimostrato che se mai il filosofo della Volontà di Potenza avrebbe auspicato qualcosa di ben più radicale di quanto realizzarono i regimi nazionali autoritari tra le due guerre. Si veda anche il curioso e piacevole saggio di Abir Taha “Nietzsche Prophet of Nazism:the cuklt of the superman”(Autorhouse,USA,2005)Già Ernst Nolte aveva scritto (“I Tre Volti del fascismo”Sugar,Milano,1966,pag.723) “Nietzsche ha fornito al radicale antimarxismo politico del fascismo, con decenni di anticipo,il modello spirituale, cui lo stesso Hitler non seppe mai del tutto essere all’altezza.”

(7)       Scriveva Piero Sella in “La Questione turca” (“L’Uomo Libero” N. 61 Marzo 2006-pag.7-8  ) “La Chiesa ha deciso di rinnegare il secolare percorso compiuto a fianco dell’Europa e…ha assunto una posizione di assoluta”correttezza politica”: respinge e disprezza il sentimento nazionale, fa suo il progetto di un’umanità indifferenziata e globalizzata. I popoli europei, la cui esistenza stessa è messa in discussione dall’immigrazione di massa, vedono così le istituzioni ecclesiastiche e il clero schierato contro di loro, dalla parte di chi si propone di rovesciare il quadro demografico e culturale d’Europa.”.(cfr. anche Braquemart “Il Cristianesimo e il Destino dell’Europa” in “Orion” n. 48 sett. 1988,) .  “Per noi la decadenza della civiltà europea e il suo imminente sfiguramento etnico sono l’esito finale di un processo innescatosi molti secoli prima, con la soppressione …. degli antichi culti patrii e la colonizzazione spirituale dell’Europa” Luca Cancelliere “Mondialismo e resistenza Etnica” in “Sol Indiges” N 1-2000.

(8)       Per Sergio Noja “Com’era buono Moloch” in” Panorama” 20-3-1988 Il cristianesimo “rappresenta la vittoria religiosa del mondo semitico …sulla grande e ferrigna Roma ariana.”.“ ..il trionfo del cristianesimo, l’asiatizzazione definitiva del mondo romano”! J. Evola “Rivolta Contro il Mondo Moderno…” (Hoepli, Milano,1934., pag. 364)  Da parte sua Giuseppe Candelo  “Ebraicità ed Ebraismo” in “Avanguardia” N. 77 Marzo 1992 sosteneva: “Il I episodio dell’assalto ebraico alla civiltà europea è costituito dalla guerra sotterranea che l’ebraismo combatté contro Roma. Tale guerra finì con la sconfitta spirituale e politica dell’Impero Romano, una delle cause di quel crollo fu il cristianesimo partorito dal giudaismo.” “..il fatto stesso che il cristianesimo veniva dall’oriente avvicinò ancor più l’occidente ariano all’oriente semitico, che già, per innumerevoli vie, si era incuneato e infiltrato nella tarda romanità.” Giulio Cogni “Il Razzismo”Bocca, Milano, 1936, pag. 203.  
 Piero  Ottone in “ “Il Tramonto della nostra Civiltà” (A. Mondadori , Milano, 1994) pag 90 ricorda:“…il cristianesimo… rimane l’espressione culturale di una civiltà diversa da quella greco-romana.      I suoi principi fondamentali, il peccato originale, l’incarnazione del figlio di Dio, la redenzione, rimangono estranei a Roma.".
Claudio Mutti in  “Ebraicità ed Ebraismo” Ar, Padova, 1976, pag.25 “E stato osservato che “ attraverso le forme, prime precattoliche, del Cristianesimo, l’Impero Romano già animato da ogni sorta di culti spurii, asiatico-semitici, lo spirito ebraico si pose effettivamente alla testa di una grande insurrezione dell’Oriente contro l’Occidente, dei cudra contro gli arya, della spiritualità promiscua del Sud pelasgico e preellenico contro la spiritualità olimpica e uranica di razze superiori conquistatrici.” (Julius Evola” Tre Aspetti del Problema Ebraico”Roma 1936, pag.22); una conferma di ciò sta anche nel fatto che fu l’Africa semitica- la stessa regione in cui s’era stabilito, un tempo, il focolaio antiromano della fenicia Cartagine- a produrre i più famosi retori e apologeti della superstitio nova ac malefica (Svetonio) nonché il massimo dottore della Chiesa dell’antichità: Tertulliano, Minucio Felice, Cipriano, Commodiano, Arnobio, Lattanzio, Agostino erano infatti semiti d’Africa.”

(9)       Piero  Ottone in “ “Il Tramonto della nostra Civiltà” (A. Mondadori , Milano, 994) pag 90 ricorda:“…il cristianesimo… rimane l’espressione culturale di una civiltà diversa da quella greco-romana.      I suoi principi fondamentali, il peccato originale, l’incarnazione del figlio di Dio, la redenzione, rimangono estranei a Roma.".
Panfilo Gentile nella sua” Storia del Cristianesimo dalle Origini a Teodosio” (Rizzoli, MILANO, 1969 pag. 329) notava: ” ….tutti gli Imperatori che più energicamente attesero a difendere e riordinare l’Impero, Decio, Valeriano, Diocleziano, Galerio, intuirono senza incertezze l’aspetto dissolvente del cristianesimo.”.
Riguardo all´affermazione del cristianesimo nell´Impero Romano possiamo citare Valerio Manfredi “Capitale del Tramonto” in “Il Giornale” 5 II-1990:" Quando, a partire dal III secolo(i Barbari) cominciarono a premere sul grande vallo l´Impero dovette sostenere uno sforzo militare ed economico spropositato per centocinquant´anni ininterrottamente: Nessuna potenza moderna potrebbe reggere a un simile sforzo per più di cinque anni, ma l´Impero sarebbe forse riuscito e a salvarsi articolando abilmente la propria difesa, se non fosse stato lacerato all´interno (oltre che dalla crisi economica) dal crollo dell´antica fede religiosa e civile e del sentimento patriottico per il diffondersi del cristianesimo. I cristiani stessi, che pure, a modo loro, si erano fatti sostegno dello Stato cristianizzato....finivano per accettare passivamente le invasioni barbariche come un evento fatale a cui era inutile opporsi: i membri della classe dirigente che un tempo sarebbero divenuti comandanti di legioni, questori, pretori, governatori di provincia, preferivano, come fece Ambrogio, divenire sacerdoti e vescovi. Alcuni di loro anzi ritenevano provvidenziali le invasioni, che permettevano a tanti popoli di avvicinarsi all´insegnamento di Cristo, che altrimenti mai avrebbero conosciuto."
“La potenza delle tradizione, cui Roma dovette il suo volto e la sua grandezza nei confronti di quella cristiana, si palesa in questo: che se alla nuova dottrina riuscì l’opera negativa e disgregatrice, ad essa non riuscì di conquistare realmente il mondo occidentale; che là dove essa giunse ad una qualche grandezza, non lo poté che tradendo in una certa misura sé stessa, lo poté già in grazie degli elementi assorbiti surrettiziamente dall’opposta tradizione- degli elementi pagano- romani- che non in grazia dell’elemento cristiano nella sua forma originaria.”. J. Evola “Rivolta…” cit. pag. 376.  

(10)     “..non è stata la religione cristiana la scintilla che ha dato origine alla civiltà occidentale: ma ..la civiltà occidentale si è impossessata della religione cristiana per rielaborarla e per trasformarla a modo suo” Piero Ottone “Il Tramonto della nostra Civiltà”Mondadori,Milano,1994,pag. 93. ,

(11)     Scriveva Carlo Jean (“Geopolitica”Laterza,Bari,1995,pag.100) “nell’impossibilità di selezionare o di bloccare l’immigrazione,non vi è altra prospettiva che quella di uno scontro etnico interno”.“E’finita l’epoca delle guerre civili europee, sta per cominciare quella delle guerre razziali. Sotto l’urto di imponenti immigrazioni extraeuropee, gli Stati nazionali su dissolveranno. Il futuro sarà teatro di scontri razziali…”Franco G. Freda 1992 cfr.”Monologhi (a due voci)”AR, Padova, 2007.pag.79
Inoltre Lo studio della storia “suggerisce  che il genocidio- come la guerra,il massacro ,lo stupro di massa e altre simili atrocità-non sia niente di nuovo e che difficilmente possa essere considerato un fenomeno nato nel XX secolo. Che tali orrori si sono sempre verificati nel corso dei secoli e in tutte le regioni del pianeta” R.Gellately e ,B.Kiernan “Il secolo del genocidio”Longanesi Milano 2006 pag.16“Noi veniamo aggrediti,la guerra ci è stata dichiarata, il nostro sangue tramonta o viene corrotto. E tutta l’opera del sistema consiste nel persuaderci che questo formidabile avvenimento non esiste.”Guillaume Faye “Avant-Guerre Chronique d'un catastrophe annoncè”L’Aencre, Paris, 2002,pag.341.
Sul “Corriere della Sera” del  28 IX 1998 Indro Montanelli in”Aspettando l’alluvione di extracomunitari” scriveva : Per quanto inattuale, per oggi e per domani, sia l’ipotesi di una invasione militare, potrebbe verificarsene un’altra, di cui c’è già qualche avvisaglia: un’alluvione di extracomunitari talmente massiccia da mettere in pericolo la nostra Gente- moglie, figlio, eccetera- e la nostra Roba. E in tal caso, spento in noi ogni Spirito di combattenti perché spento ogni valore di Patria, di Dovere, eccetera, a cosa attingeremmo la forza di resistere?”.



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