LE ‘NOSTRE’ PAROLE DI ZARATHUSTRA

Postato da Admin il 08 SET 2011

"L’editio sincera di Nietzsche, la collezione “Alter ego” di Ar, che ospita i testi del grande filosofo tedesco con l’originale a fronte, è giunta alla prova decisiva: la versione dello Zarathustra. Opera da far tremare le vene e i polsi per la profondità teoretica, per la purezza stilistica, per il labirinto di echi e rimandi in essa contenuti (illuminati con sorprendente virtuosismo dal Curatore). Il volume (di 590 pagine) vedrà la luce tra qualche mese, ma, data la sua importanza, vi proponiamo di divenirne già sottoscrittori da ora.

LE "CENTURIE NERE" PRECURSORI RUSSI DEL FASCISMO?

Postato da Admin il 28 giu 2011

"Il Fascismo non è nato in Italia e in Germania. Ebbe la sua prima manifestazione in Russia, col movimento dei “Cento Neri”, completo già all’inizio del 900 nelle sue azioni e nei suoi simboli: la violenza politica, l’antisemitismo feroce, i neri stendardi col teschio. “Maurizio Blondet in -Complotti- (Il Minotauro, Milano, 1996, pag.83)...

Steno Lamonica intervista Silvia Valerio

Postato da Admin il 07 SET 2011

Silvia Valerio, ha pubblicato nel 2010 il libro “C’era una volta un presidente”, la fabula milesia dei suoi diciott’anni. Tutt’attorno, eroi, prove, comparse, antagonisti, e qualche apokolokyntosis. "L’invidia… talvolta, in uno di quelli che volgarmente chiamano trip mentali, vedo di fronte a me una nuova versione del Giudizio Universale, un po’ psichedelica e sadica, dove Dio, o chi per lui, affossa ed esalta in base alle reazioni delle anime di fronte a un’opera di Botticelli. Lo so, sono rimasta scioccata da chi al liceo sosteneva che Botticelli i piedi li disegnasse male."

COME IL MONDO ANTICO È DIVENTATO CRISTIANO

Postato da Admin il 27 Set 2011

"Da parte di diversi autori è stato osservato che il cristianesimo si è potuto diffondere con relativa rapidità nel mondo antico, incontrando relativamente poca resistenza, in una maniera che è stata paragonata a un contagio, un'epidemia le cui cause sembrano in qualche modo misteriose, nonostante la sua evidente carica di sovversione e dissoluzione nei confronti del mondo e della cultura antichi.

La Spagna tra Goti Arabi e Berberi in uno degli ultimi scritti di J.A.Primo De Rivera

Postato da Admin il 21 Ott 2011

Ebbe a scrivere Maurice Bardeche in “Che cosa è il Fascismo” (Volpe, Roma, 1980, pag.47) “Il solo dottrinario di cui i fascisti del dopoguerra accettano le idee all’incirca senza restrizioni, non è né Hitler né Mussolini, ma il giovane capo della Falange, il cui destino tragico lo sottrasse all’amarezza del potere ed ai compromessi della guerra”, Frase bellissima come tante altre nel libro del Bardeche, ma che non ha mai completamente convinto chi scrive.(1).

Intervista ad ALESSANDRA COLLA

Pubblicato da Admin il 06:16 0 commenti

Alessandra Colla è nata a Milano nel 1958; sposata, ha un figlio.

Laureata (cum laude) all'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, giornalista pubblicista, si occupa da sempre di scienze umane.
È stata fra gli animatori delle Edizioni Barbarossa (1980, poi Società Editrice Barbarossa dal 1989) e del mensile "Orion", che ha contribuito a fondare (1984). Da qualche anno collabora con le riviste "Eurasia" e "Terra insubre"; dal 2004 ha aperto diversi blog (quello attuale è alessandracolla.net).

Nella sua produzione trentennale (articoli, saggi, conferenze, traduzioni) si segnalano «Quella femmina... fatta a pezzi» (“Risguardo IV”, Ar, Brindisi 1985); L'uomo (eco)illogico (Società Editrice Barbarossa, Milano 1994); «Donne, streghe, ribelli: il caso o la necessità?», in: AA.VV., Rivolte e guerre contadine (Società Editrice Barbarossa, Milano 1994); traduzione e cura del saggio di Roger Stéphane Ritratto dell'avventuriero (Società Editrice Barbarossa, Milano 1994).

Intervista a cura di Steno Lamonica


1)      Una donna, colta ed affascinante, di destra. Uso tale termine solo per comodita’, lei non ama etichette. Raro una donna con noi, unici ribelli

Se, come dice Umberto Eco, «la persona colta non è quella che sa quando è nato Napoleone, ma quella che sa dove andare a cercare l’informazione nell’unico momento della sua vita in cui le serve e in due minuti», allora probabilmente è vero, sono colta. Affascinante non so, lascio il giudizio a chi mi conosce.
La prego con tutto il cuore di risparmiarmi il “di destra”. La dicotomia destra/sinistra ha fatto più danni e più morti dell’ira di Achille… È verissimo che non amo le etichette: la definizione è sempre un limite, e uccide la complessità.
Oggi come oggi, poi, per un movimento la rarità mi sembra consistere non tanto nell’annoverare tra le proprie file delle donne, quanto piuttosto delle persone veramente libere.
 

 2)      L’impero USA, una catastrofe per l’umanita’. Chi lo vincera’? 

Per certi versi è intrigante attribuire agli Stati Uniti la qualifica di “impero”: è come se ci si trovasse ancora in un tempo grandioso e squassato da scontri titanici. In realtà quello americano, a mio avviso, è un brutale imperialismo aggravato da delirio paranoico. E poiché certe patologie si risolvono soltanto con la morte del paziente, suppongo che occorrerà aspettare la fine degli Usa così come li conosciamo noi adesso. Non mi sento di fare previsioni: credo sia impossibile, oltre che inutile. Poiché siamo in piena globalizzazione, e poiché tutto ciò che (almeno a livello macroscopico) accade in una parte del pianeta si ripercuote altrove, non mi sento di escludere che i molti imprevisti che si verificano giornalmente dovunque nel globo rappresentino di fatto altrettanti contraccolpi sul sistema Usa, che già mostra la corda — anche se qui da noi resiste l’immagine del sogno americano. Naturalmente, se davvero si riuscisse a costituire un fronte comune eurasiatico in grado di contrastare l’unipolarismo statunitense sia a livello economico che a livello culturale si aprirebbero nuovi scenari ancora parzialmente da descrivere: ma ho la sensazione che la fine della potenza americana potrebbe arrivare prima di quanto si pensi, e forse non nei modi che molti, poco caritatevolmente, si aspettano.


 3)      Nietzsche e la politica. L’ellenico “farmaco” per l’orribile presente?

Credo che Nietzsche abbia a che fare col Politico più che con la politica. Così sui due piedi, di ellenico mi viene in mente soltanto un termine: e precisamente l’apolitìa di cui diceva Evola. Aggiungo, parafrasando proprio Evola, che il senso del Politico (come la religione) è un’equazione personale.


 4)      Sono irrispettoso se le rubo del tempo chiedendole un parere su…Gianfranco Fini? Quali forze dietro di lui?

Non irrispettoso: sfortunato. Perché non ho niente da dire su Fini. Personalmente non credo che sia manovrato o agito da forze occulte: sono più propensa a credere che da tempo porti avanti un percorso personale volto al raggiungimento di un obiettivo ben preciso. Adesso come adesso, sembra che il suo progetto abbia subito una battuta d’arresto: lui stesso, se non ricordo male, ha dichiarato di aver perso una battaglia ma non la guerra.

5)      Le “ministre con i tacchi a spillo”. Aspetto della cachistocrazia o ginecocrazia?

Cachistocrazia con la “c” maiuscola, direi. E un pessimo servigio reso alle donne.


 6)      Alessandra Colla, Pierangelo Buttafuoco, Massimo Fini; silenzio televisivo su di voi. Vendetta rancorosa della plutocrazia?

Troppo onore… La ringrazio del lusinghiero accostamento. Ma devo dire che non mi pesa l’indifferenza mediatica: la televisione ovvero la visibilità di cui essa è mezzo è un’arma a doppio taglio. Diciamo che preferisco poche persone che leggono quello che scrivo, meditando le mie parole e dedicando un po’ del loro tempo soltanto al mio pensiero, a una folla di spettatori che fanno altro mentre parlo, sono distratte da quello che vedono ed equivocano su quello che dico. L’ideale sarebbe una via di mezzo fra lo stile pitagorico e la radio, insomma.


 7)      I giovani, bevono molto, si abbronzano alquanto, fumano tanto, consumano troppo, leggono poco. “Fiamma Futura” pone la cultura in primissimo piano. Ha dei suggerimenti?

Credo che spesso, quando si parla di cultura, ci si dimentichi della sua etimologia, che rimanda al coltivare. E coltivare è un’attività sicuramente capace di dare grandi soddisfazioni, ma altrettanto sicuramente faticosa e dall’esito incerto, a causa delle molte variabili in gioco. Allo stesso modo, fare cultura è un’impresa grandiosa, ma non necessariamente destinata al successo: in buona  sostanza si investe sul futuro, e le gratificazioni immediate sono rare e difficili da conseguire. Così, risulta infinitamente più semplice e comodo lasciare che il germoglio cresca per suo conto, assecondandone l’inclinazione anziché cercare di orientarlo correttamente. La tendenza, negli ultimi decenni, è stata esattamente questa, e mi sembra un segno dei tempi: nel senso che non è una peculiarità di questo Stato il quale, non essendo più sovrano, non ha più autentici valori da trasmettere; bensì è un atteggiamento riscontrabile praticamente dovunque vi siano delle realtà giovanili in aggregazione — si preferisce catturare, non importa come, il consenso immediato delle giovani generazioni piuttosto che impegnarsi sul lungo periodo in un’opera di sincera educazione: nel senso stretto di e-ducere, cioè condurre la persona fuori dalla condizione di primitiva ignoranza per aiutarla a conseguire l’integralità e la pienezza della dimensione umana nella sua accezione più alta.
Comprendo benissimo che invertire la tendenza è, se non impossibile, sicuramente arduo: tuttavia credo che sia un preciso dovere, per chi ancora riconosce certi valori, applicarsi a mantenerne la vitalità e a trasmetterne il messaggio alle generazioni che verranno. Evangelicamente, di tanti semi ne andrà qualcuno a buon fine…


 8)      Nel suo sito (www.alessandracolla.net ) tra le cose che ama cita gli animali e tra quelle che detesta lo “stato pontificio”. Ci spieghi.

A voler essere pignola, dico precisamente che mi piacciono i primi e non mi piace il secondo: ma il senso, ne convengo, è lo stesso. La spiegazione potrebbe andare molto per le lunghe, ma cercherò di compendiare.
Gli animali, o come preferisco dire i senzienti non umani, giocano un ruolo fondamentale nella storia dell’umanità: tutte le civiltà precristiane tributavano agli animali un riconoscimento ontologico e metafisico che i monoteismi hanno, nella migliore delle ipotesi, ignorato; per converso, nessuna civiltà precristiana ha mai investito l’essere umano di quel diritto d’arbitrio sul pianeta che costituisce, invece, la cifra del monoteismo giudaico-cristiano. Ho cominciato ad occuparmi di questioni inerenti al cosiddetto animalismo (uso il termine per pura comodità, La prego di accettare la convenzione) quando ero una ragazzina — parliamo di trentacinque anni fa — prima in modo “viscerale”, e poi spostandomi su di un piano più strettamente filosofico: il che ha comportato il necessario ripensamento della posizione dell’uomo sul pianeta e in relazione agli altri viventi. Poiché ho studiato all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, ho avuto modo di approfondire il pensiero cattolico (quindi giudaico-cristiano) in relazione non solo a questo argomento, bensì anche alla costruzione dell’edificio ideologico che ha permesso alla Chiesa di Roma di colonizzare, devastandoli, terre e spiriti nel corso di duemila anni: e sono approdata alla convinzione che nel mio personalissimo orizzonte metafisico nulla di ciò che attiene al cattolicesimo può trovare posto. È una questione di etica, direi; ma soprattutto di Weltanschauungen assolutamente irriducibili.


 9)      Lei ha il merito di essere stata tra le prime persone in Italia ad interessarsi di Ipazia. Avremo il piacere di un suo libro su questa affascinante filosofa trucidata dall’intolleranza?

La figura di Ipazia non è soltanto affascinante, come dice bene Lei, ma incute rispetto: il momento storico in cui si svolge la sua vicenda, la sua storia e la sua terribile fine meritano più di una pellicola non particolarmente riuscita e di qualche narrazione troppo romanzata. Continuo a raccogliere materiale e a studiare: può darsi che prima o poi, se e quando riterrò di esserne all’altezza, mi provi a cimentarmi nell’impresa…


 10)  113 basi NATO in Italia,alcune in odore di atomica. Noi chiediamo la fine dell’occupazione militare straniera. La sua opinione?

Credo che si potrebbe ripescare un vecchio slogan: “via l’Italia dalla Nato, via la Nato dall’Italia”. Di fatto, la posizione di sudditanza della nostra nazione rende al momento impossibile non dico progettare un futuro, ma anche soltanto riappropriarsi di un presente assai critico. Naturalmente, sui motivi che hanno portato l’Italia a diventare una colonia statunitense ci sarebbe da dire parecchio: mi limito a ricordare che Mussolini, profeticamente, aveva definito l’Italia “una portaerei nel Mediterraneo”: gli americani hanno capito tanto bene la lezione da metterla in pratica con estrema concretezza. Sulla fattibilità di una liberazione dall’occupazione militare sono un po’ scettica: non vedo, per il momento, un popolo italiano in grado di lottare compatto per questo obiettivo; e, come diceva l’amico e maestro Carlo Terracciano, “guai a chi non sa portare le sue armi, perché dovrà portare quelle degli altri”.


 11)   Lei onora l’Ellade e la Magna Grecia. In un “Manifesto Politico Nazionale” potrebbe comparire questo asse culturale per rinsanguare le radici nazionali e paneuropee mentre assistiamo allo scempio dell’invasione clandestina planetaria?

In tutta sincerità, credo che l’immigrazione (clandestina o no) sia un effetto più che una causa. E temo di più l’omologazione culturale ai modelli d’oltreoceano che la perdita d’identità per colpa degli extracomunitari. Visto che in questa chiacchierata aleggiano spiriti antichi, vorrei ricordare che ogni Impero, a partire da quello romano, è per sua natura multiculturale. Ora, è chiaro che non ci troviamo per nulla al cospetto di un impero: ma la multiculturalità è un dato di fatto. L’importante, invece, è mantenere le singole specificità: e se le radici sono profonde, non c’è commistione o contiguità che possano cancellare una memoria salda e consapevole. Il problema vero, a mio avviso, è: abbiamo noi questa memoria? La possediamo al punto di poterla trasmettere, vivificata, a quelli che verranno? Solo dalla risposta a questa domanda, credo, dipenderà una scelta di destino.


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Liberiamo Tibet

Pubblicato da Admin il 06:21 0 commenti

“La Comunità di Ereticamente intende affiancare la Bandiera del Tibet al suo cammino di informazione. L’oltraggio scientifico della Cultura Tibetana attuato dal Comunismo,la distruzione dei Templi, l’annientamento della Lingua Tibetana nelle scuole per sradicare tutta la Spiritualità e Religiosità di questo stupendo Popolo è un volgare crimine contro l’Umanità.
Al Tribunale della Storia si dovrà ascrivere anche questo genocidio e sterminio che il Comunismo ha portato ovunque con i 100 milioni di cadaveri disseminati tra la miseria che ha provocato una economia,quella marxista, che ha creato solo povertà. Salviamo il Tibet dal Comunismo!”.


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Essere Dissidente.

Pubblicato da Admin il 12:26 0 commenti
Essere dissidente, è portare una spada di luce, per i labirinti dell`età oscura.
Essere dissidente, è sentire ad ogni passo la solitudine della stirpe, stringendo i nostri cuori.
Essere dissidente, è optare per le altitudini e anche per gli abissi.
Essere dissidente, è tatuare scritture sacrali sulla nostra pelle.
Essere dissidente, è  gettarsi sopra l`acciaio nudo della spada.
Essere dissidente, è tornare sempre nelle città perdute.
Essere dissidente, è avere perso il sole sull`Atlántide e averlo recuperato nei lontani ghiacciai del Sud.
Essere dissidente, è vedere il teschio dei nostri morti, come uno  specchio  bianco nella quotidiana oscurità.
Essere dissidente, è dissentire con gli dei se questi ci sono avversi.
Essere dissidente, è occupare le strade fino a dominarle.
Essere dissidente, è il marmo,  il muscolo, la pietra, il fuoco, la montagna ed i sentieri.
Essere dissidente, è l`ultimo lupo d`Europa dentro la caverna, l`aquila dormita nell`altitudine, il cervo ruggendo nella profondità delle fronde.
Essere dissidente, è dormire sopra pugnali e svegliarsi illuminato per gli occhi dei bambini di Dresde, di Berlino e di Hiroshima.
Essere dissidente, è assediare il tempo del silenzio, con bandiere che scoppiano avvicinandosi al vento.
Essere dissidente, è essere l´ultimo a fermarsi e il primo ad andare avanti.
Essere dissidente, è essere l´ultimo uomo in piedi, con il sole per testimone e la fiamma eterna dei nostri per bandiera.

Poesia di Juan Pablo Vitali



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Presentazione

Pubblicato da Admin il 03:29 2 commenti



.... EreticaMente è il "mondo delle Idee", per una cultura organica, nazionale e popolare tesa alla formazione dell'Uomo, del Cittadino, del Patriota, senza compromessi e senza ammiccamenti con il Nemico di sempre, di cui non cerchiamo nè comprensione, nè il plauso.
.... EreticaMente promuove la difesa e la promozione della lingua, dell’identità e della civiltà italiane, come trasmesse alle attuali generazioni dalle plurimillenarie vicende storiche della Nazione (dal popolamento indoeuropeo del continente e delle isole alla Civiltà Romana; dal Medioevo ghibellino al Rinascimento; dal Risorgimento al Fascismo).
.... EreticaMente coltiva romanamente la Pietas verso Dio (origine e fine ultimo dell'Uomo e di tutte le cose), la Patria (Bene Comune per eccellenza) e la Famiglia (cellula fondamentale della Nazione e garanzia di continuità biologica della Stirpe).
.... EreticaMente difende l'idea di Stato e la coscienza della missione civilizzatrice di Roma, dell'Italia e dell'Europa.
.... EreticaMente ripudia ogni forma di utilitarismo, materialismo e riduzionismo in nome di una vera Rivoluzione dello Spirito, fondata sul primato del Dovere sul Diritto e sulla dedizione mistica alla Patria e all'Idea.
.... EreticaMente è il terreno in cui vengono gettati i semi da cui germoglierà un Italiano diverso, nuovo ma nel contempo antichissimo!


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di Alfonso De Filippi


Si vuole qui mettere per iscritto alcune riflessioni riguardo a un argomento su cui chi scrive sta da tempo raccogliendo materiale. Nello scorso ottobre 2010 si è, tenuta a Vienna una riunione di partiti politici “di destra” di vari paesi europei segnalatisi soprattutto per l’ opposizione all’immigrazione islamica nel nostro continente. A  proposito dei problemi causati da codesta immigrazione, si può qui concordare sostanzialmente con quanto scriveva Samuel P-Huntington in ‘Lo Scontro delle Civiltà e il nuovo ordine mondiale’ (Garzanti, Milano, 1997, pag. 319)    “Il vero problema dell’ Occidente non è il fondamentalismo islamico, ma l’Islam in quanto tale, una civiltà diversa le cui popolazioni sono convinte della superiorità della propria cultura e ossessionate dallo scarso potere di cui dispongono”. A tale radunata, purtroppo erano assenti i gruppi che chi scrive ritiene maggiormente “interessanti”, mentre per l’Italia era presente una delegazione della Lega Nord, movimento che ci dicono abbia deluso molti che lo avevano votato nella vana speranza che arginasse l’immigrazione extracomunitaria. Durante codesta riunione i partiti presenti hanno proposto che si tenga un referendum europeo sull’ingresso della Turchia nella comunità europea a cui
essi si oppongono, mentre esso è sostenuto dagli Stati Uniti d’America. (1)
E’ un’idea che personalmente approviamo: un tale referendum vedrebbe schierate da una parte le forze decise a difendere ciò che resta dell’Europa, un vero e proprio “fronte di salvezza” europeo, e dall’altra quelle che accettano o anche favoriscono che il nostro continente venga sommerso da popoli estranei nell’ ambito della trasformazione del genere umano in una putrescente massa di bastardi senza patria né razza (Si può ricordare che l’attuale pontefice, da cardinale, si era dichiarato contrario all’ingresso della Turchia nell’ Unione Europea per poi mutare parere una volta innalzato al “trono di Pietro”. (2)
L’ingresso della Turchia nella Comunità Europea spalancherebbe, in effetti, le porte dell’ Europa a flussi immigratori di massa da parte non solo dei Turchi ma anche dei Turcofoni dell’Asia Centrale, il che darebbe un colpo forse mortale a ciò che rimane dell’ identità etnica delle nazioni europee.
Parlando della detta riunione il ’Corriere della Sera’ del 25 X 2010 (Danilo Taino ‘Un referendum sulla Turchia nell’UE’) notava che “i partiti di destra europei si sono riuniti nella città che l’11-12 settembre 1683 fu teatro dell’ evento decisivo delle guerre austro turche, la celebre “ Battaglia di Vienna” in cui “La vittoria della coalizione cristiana guidata dal re polacco Jan III Sobieski pose fine a due mesi di assedio della città da parte dell’esercito ottomano”.
I Turchi avevano già tentato di conquistare Vienna nel 1529 e nel 1532, ma l’ assedio del 1683 è senz’altro quello più famoso. La vicenda sarà nota ai lettori, l’impero ottomano sosteneva già gli ungheresi ribelli al dominio di Vienna (era allora a capo del Sacro Romano Impero Leopoldo I) e manteneva uno stato di guerriglia ai confini. Nel 1683 il sultano Muhammad IV riunì un grande esercito a Belgrado, allora possesso ottomano, tale armata multicolore  risalì il Danubio muovendo contro la capitale austriaca. La città era difesa da circa 15.000 uomini, capeggiati dal conte Ernst Rudiger von Starhember, (3) mentre il numero degli attaccanti viene valutato intorno ai 150.000, per quasi due mesi i difensori tennero testa ai nemici respingendone gli assalti ed effettuando sortite. Il re polacco Giovanni III Sobieski si mosse per liberare la città con un esercito di 30.000 polacchi, che si congiunse  con una altra armata formata da austriaci e da milizie di vari staterelli germanici di 45.000 uomini. Il 12 settembre 1683 le forze europee riportarono una completa vittoria sugli invasori liberando la città dall’assedio. La guerra (una delle tante tra gli Ottomani e l’Impero) proseguì fino al 1699, il papa Innocenzo IX incitò alla formazione di una “Lega Santa” per combattere i Turchi e a essa si unirono anche Venezia e Mosca. Purtroppo, essendo minacciato l’Impero anche su un altro fronte dalle velleità espansionistiche francesi, lo sforzo bellico europeo non poté essere spinto fino a conclusioni definitive. L’11 settembre 1697 gli imperiali guidati da Eugenio di Savoia riportarono una grande vittoria a Zenta e nel Gennaio 1699 la Pace di Karlowitz pose fine alla guerra assegnando all’ Austria gran parte dell’Ungheria, la Transilvania, la Croazia e la Slavonia, Venezia ebbe la Morea nel Peloponneso, e i Polacchi la Podolia, rimasero al sultano Belgrado e la Serbia.(4)
Sulle      conseguenze di     codesta         vittoria    europea       A. Toynbee                 (‘Il Racconto dell’ Uomo Garzanti, Milano, 1977, pag. 559) scrisse: “...il fallimento di questo secondo tentativo provocò la più grande catastrofe che essi (i Turchi) avessero mai subito da quando Baiazid I era stato rovesciato da Timur Lenk nel 1402. Nel 1689 la controffensiva dell’impero asburgico raggiungeva le sorgenti del Vardar e gli Osmanli, nonostante le loro ripresa nel 1690, dovettero cedere l’Ungheria e la Croazia ottomana alla monarchia asburgica, il Peloponneso a Venezia nel 1699, e Azov….alla Russia nel 1700. Ma l’impero ottomano recuperò Azov nel 1711 e il Peloponneso, insieme con Tenos, nel1715; nel 1768 controllava ancora la Bosnia e Belgrado, ed esercitava una egemonia effettiva sui due principati rumeni a nord del basso corso del Danubio…l’impero ottomano emulava il suo predecessore, l’impero romano d’Oriente, nella sua capacità di riprendersi da disastri che erano apparsi irreparabili.” Dopo l’ ultimo assedio di Vienna, scrive il Petacco (L’Ultima Crociata, Mondadori, Milano,2007.pag.159). “Resta…da osservare che sia nella strategia, come nella tattica, i turchi, oltre a essere dei mediocri innovatori, erano anche dei mediocri imitatori. I loro artigiani, per esempio, riuscivano a imitare ogni nuova arma occidentale trafugata o rinvenuta nel campo di battaglia, ma per farlo impiegavano troppo tempo, cosicché al momento del suo impiego la nuova arma era già superata. Così accadeva anche per le costruzioni navali e per le operazioni d’assedio che non padroneggiarono mai se non con l’ aiuto di esperti europei rinnegati.”.
(In effetti ci si può chiedere quanto abbia contato nell’edificazione della potenza ottomana il costante afflusso di sangue “europeo” tramite i giannizzeri, le donne rapite e i vari rinnegati che si ponevano al servizio del sultano, analogamente bisogna ricordare quanta importanza ebbe nella precedente civiltà arabo islamica l’apporto dell’elemento persiano che conservava ancora tracce delle sue origini indoeuropee..
Possiamo senz’altro affermare che la storia della riconquista dei territori europei  occupati dall’Impero Ottomano si affianchi  a quella della “reconquista” della Spagna e a quella della liberazione della Sicilia dal giogo africano compiuta dai Normanni
Su questa vittoria dell’Europa contro gli invasori asiatici del 1683 possiamo segnalare due interessanti volumi di recente pubblicazione. Il primo è quello di John Stoye ’L’Assedio di Vienna’(Il Mulino, Bologna, 2010), il secondo è ‘Il Nemico alle Porte-Quando Vienna fermò l’avanzata ottomana’di Andrei Wheatcroft (Laterza, Bari, 2010) Forse è significativo che negli ultimi tempi siano usciti vari libri che trattano del plurisecolare scontro tra l’Europa e il mondo islamico arabo e turco.
Oltre a quello già citato del Petacco ’L’Ultima Crociata’ (Mondadori, Milano, 2007), ricordiamo dello stesso autore ‘La Croce e la Mezzaluna’ (Mondadori, Milano, 2005), di Lucio Lami è interessante ‘La cacciata dei musulmani dall’ Europa’ (Mursia, Milano, 2008). ’Accadde  a Famagosta’ di Gigi Monello (Scepsi e Mattana, Cagliari, 2006) narra di un cruento episodio delle molte guerre tra Venezia e l’Impero turco, ricordiamo ancora ‘Il Grande Assedio di Malta’ di Francesco Balbi da Correggio (Clu Genova, 2010) avvincente narrazione di uno dei difensori dell’isola dall’assalto afroasiatico del 1565 (5.)
Premettiamo che qui non vogliamo, certamente, unirci al coro di antislamismo becero intonato da vari movimenti della ‘destra’ europea e ci teniamo a sottolineare che non abbiamo mai capito quale rapporto possa esserci tra la difesa dell’Europa nei confronti di infiltrazioni avanzate islamiche e quella difesa dell’entità sionista in Medio Oriente. Un elementare senso di giustizia ci impedirà sempre di scendere al livello di chi cerca di provocare le comunità di immigrati islamici sventolando la bandiera dell’entità sionista. D’altra parte ci pare che codesta entità sia destinata per fattori demografici a fare, prima o poi, la fine dell’Algeria francese e del Potere Bianco in Africa meridionale o, se vogliamo, quella degli “stati latini” creati in Medio Oriente dai Crociati, sarebbe peraltro da temersi che nella sua agonia essa possa scatenare delle  catastrofi a livello mondiale. Né vorremmo mai criticare gli usi e costumi degli islamici nei paesi in cui sono la grande maggioranza, per noi che, paganamente, detestiamo ogni forma di missionarismo, ogni popolo ha diritto non solo ai propri usi, ma anche alla propria religione, o se si preferisce, ai propri Dei.
Su di un piano più generale, comunque, non si potrebbe negare che i rapporti tra l’Europa (che nei secoli passati poteva venire più o meno identificata con la ‘Cristianità’) siano stati soprattutto conflittuali. Possiamo ricordare che ancora ai primi anni del secolo XIX le coste europee erano vittime delle incursioni dei ‘saraceni’ alle cui attività piratesche mise fine solo la conquista francese dell’Algeria. Ricordiamo anche che una cronaca medioevale ebbe a definire “europei” i vincitori della battaglia di Poitiers.
Ci si definisce soprattutto nei rapporti con il “nemico” e, nella storia, ben poche volte è stato concesso il lusso di scegliersi il nemico! Anche qui Ducunt volentem fata, nolentem trahunt. Come scrive Ludovico Gatto (‘Le Grandi Invasioni del Medioevo’ Newton e Compton, Roma, 2001, pag.151) “Si può dire.. che di fronte alla ineluttabile minaccia della Mezzaluna apparve per la prima volta chiaro il concetto di Europa, intesa come comunità di popoli in grado di accomunarsi, nell’ intento di respingere un pericolo che investì e attanagliò tutti dall’ esterno.”
Alla impresa del 1683 partecipò alleato alla multirazziale armata ottomana anche un grosso contingente di Tartari della Crimea, anche essi islamizzati. Scrive il Wheatcroft (cit..pag.58) “Turchi e Tartari erano solo la più recente delle ondate di terrore arrivate dall’Oriente………………………….Nel corso dei secoli, a partire dagli Sciti prima della nascita della potenza romana, una serie di popolazioni nomadi orientali della steppa- Sarmati, Marcomanni, Unni, Bulgari, Avari, Magiari, e infine Mongoli – si spostarono verso ovest. Alcuni si spinsero lungo la valle del Danubio verso la sorgente del fiume e fin nel cuore dell’Europa. Nel 955, i Magiari furono alla fine definitivamente respinti nella battaglia di Lechfeld, ma erano penetrati fino ad Augusta, in profondità nella Germania meridionale; ricacciati sulla pianura ad est di Vienna, lì si insediarono e crearono il Regno d’Ungheria…… Tre secoli dopo, i vittoriosi Mongoli, chiamati solitamente Tartari, che avevano già distrutto la città di Kiev e sconfitto le forze combinate della Polonia e dei Cavalieri Teutonici nella battaglia di Liegnitz, invasero l’Ungheria in forze dal nord nel marzo 1241. In un solo giorno distrussero l’esercito del re d’Ungheria a Mohi, sulle rive del fiume Sajò. Gli Ungheresi erano molto più numerosi dei Mongoli, ma non trovarono il modo di sfruttare il vantaggio numerico per sconfiggerli. Lenti nei movimenti, con armature pesanti, combatterono alla maniera europea e furono semplicemente battuti nel gioco di manovra. Il generale mongolo Batu disse che ‘erano andati a chiudersi in un angusto recinto, come delle pecore’, e ordinò ai suoi arcieri di ‘massacrarli da lontano’. Ai superstiti permise poi di sfuggire dalla trappola, solo per farli diventare preda dei cavalieri che li tormentarono nella loro fuga precipitosa. L’esercito ungherese fu annientato, anche se il re riuscì a fuggire: i Mongoli si spostarono poi a sud, prendendo d’ assalto e saccheggiando la città di Pest nel giorno di Natale del 1241….. Si temette da parte di molti che i Mongoli proseguissero verso ovest e penetrassero nell’Europa occidentale come avevano fatto i Magiari quasi tre secoli prima. Ma la geografia  e il fato protessero la cristianità. Le città grandi e piccole sul lato sud del Danubio rimasero indenni fino al febbraio 1242, quando l’acqua del fiume in lento movimento gelò sull’ansa a nord di Esztergom, e l’esercito mongolo poté passare in massa sulla t riva meridionale camminando sul ghiaccio. L’Ungheria e i Balcani furono salvati grazie  al fatto che il Gran Khan, Ogoday, inaspettatamente morì. A Marzo Batu si riportò indietro in Mongolia l’ esercito. E l’Europa fu così risparmiata da una conquista dall’est.” Riassunse G. Verne (‘Scoperta della Terra’ Sonzogno, Milano, 1895, pag. 36)
“Sotto Ogodai la dominazione mongola si estese fino alla China centrale, e quel sovrano barbaro, levando un esercito di 600 mila uomini, invase l’Europa, la Russia, la Georgia, la Polonia, la Moravia, la Slesia, l’Ungheria divennero il teatro di lotte sanguinose a profitto d’Ogodai. Si consideravano qui Mongoli come demoni sguinzagliati da qualche potenza infernale, e l’Occidente fu gravemente minacciato dalla loro invasione.” (Cfr anche Pino Rauti’ Le Idee che mossero il Mondo’ CEN, Roma, 1966)
Dunque l’assalto a Vienna del 1683 andrebbe inquadrato nel vasto ambito del plurisecolare duello tra Europa e mondo islamico, in un conflitto tra Asia ed Europa iniziato con le Guerre Persiane e proseguito fino alle velleità dell’ URSS di porsi alla testa dell’insurrezione del mondo di colore contro l’ imperialismo bianco, all’irruzione dell’Armata Rossa, con le sue truppe asiatiche, in Europa nei tragici anni 1944-1945, alla concezione dell’ “accerchiamento delle città da parte delle campagne” elaborata dall’ormai dimenticato Lin Piao (cfr.Ronald Segal ‘La Guerra delle Razze ’Mursia, Milano, 1968) Rientrerebbe, per alcuni aspetti, nell’ambito di questi millenari scontri
anche la Seconda Guerra Mondiale “La guerra 1939-1945 apparirà come il conflitto decisivo nel quale l’Europa suicidandosi, cedette la sua supremazia sui popoli di colore” John Barraclough ‘History on a Changing World’ Oxford, 1955, pag. 183 (6.)
Le pressioni asiatiche, e africane, alla base di questo millenario conflitto, sarebbero oggi  alla base dei fenomeni migratori, per ora pacifici, di masse del “terzo mondo” nel nostro continente.
Si potrebbe, a giudizio di chi scrive, tracciare una storia dell’Europa come quella di una cittadella assediata e assalita, a partire almeno dalle Guerre Persiane, da masse estranee ed etnicamente diverse.
Si potrebbero ritrovare spunti in tal senso nel fondamentale testo di C. Nortcote Parkinson ‘East and West’ (Houghton Mifflin, USA, 1963). Lo svizzero Gonzague de Reynold, da parte sua, (1880_1970) nel suo saggio ‘La Cittadella Assediata’ enumera 13 “pressioni” asiatiche sull’Europa: I la Persia Achemenide contro la Grecia, II La fenicia Cartagine contro Roma, III L’impresa di Antonio e Cleopatra contro Roma, IV l’invasione unna, V L’Iran Sassanide contro Roma e Bisanzio, VI l’avanzata degli Slavi, VII l’assalto islamico all’Europa occidentale, VIII l’assalto arabo islamico contro l’Europa orientale, X L’ invasione degli Avari, X l’avanzata degli Ungari, XI quella dei Bulgari, XII l’ invasione mongola, XII gli assalti dei Turchi Ottomani contro l’Europa. Cfr G. De Reynold ‘La Cittadella Assediata’ a cura di A.De Filippi, Idee in Movimento,
Via XX Settembre 13/3- 16121Genova,(7)
Gettando anche solo un rapido sguardo su di una carta geografica si può vedere che l’Europa è una penisola dell'Asia fronteggiante l’Africa, e anche un rapido sguardo alla Storia universale ci fa scorgere innumerevoli tentativi di invasione dell’Europa stessa da parte di masse umane provenienti da Asia ed Africa.
Inoltre è chiaro il fatto che, se la popolazione del nostro continente è stata composta, almeno fino a poco tempo fa, da stirpi appartenenti alla cosiddetta ‘razza bianca’, i suoi aggressori appartenevano molto spesso a quelle che vengono definite ‘razze di colore’. In ogni caso essi appartenevano a civiltà diverse da quelle che sono successivamente fiorite sul suolo europeo. E’stato nel corso, e a causa, delle lotte difensive contro tali assalti che l’Europa ha preso coscienza su sé, anche se ciò non ha mai fatto perdere ai suoi popoli l’ abitudine di scannarsi tra loro, molto spesso a vantaggio degli “estranei”.
Inoltre, nel corso della sua storia, l’Europa ha lanciato formidabili controffensive a tali assalti: l’impresa di Alessandro il Macedone, l’Impero Romano, le crociate (8) e, infine, quella grandiosa espansione coloniale che la portò, almeno per un breve periodo, al dominio del pianeta .(9)
Un buon quadro delle invasioni asiatiche che minacciarono l’esistenza stessa dell’Europa ci viene offerto da Edouard Perroy nel suo ’Il Medioevo’ (Sansoni, Firenze,1969  (Pag 44) “movimenti delle popolazioni che, a partire dal IV scolo, risultarono nel progressivo insediamento dell’Europa  orientale, e perfino centrale,di nomadi turchi, mongoli o finni, che da allora entrano a far parte della storia europea: gli Unni,che, dopo Attila, lasciano poche tracce nell’Europa centrale, ma che danno origine, oltre ad altri miscugli di razze, ai Bulgari (Impero di Kubrat,inizi del VII      secolo, scissi più tardi in un gruppo sul corso medio del  Volga e un atrio sul basso Danubio; gli Avari dei paesi danubiani (fine del, VI- inizio del VII secolo di cui  sopravviveranno pochi resti; gli Ungheresi, che agli inizi del X secolo si stabiliscono definitivamente nel paese che ne ha conservato il nome; i Turchi propriamente detti, che, dal VII al X secolo, lasciano ,mescolati ad altri elementi,il regno di Khazari, situato al di là dell’Asia centrale, tra il Volga e la Crimea, prima di inviare, a partire dal X secolo con i Peceneghi e gli Oghuz, dei nomadi meno organizzati; infine, i Mongoli del XIII secolo. Tutti questi ‘Imperi’ hanno in comune, sul suolo europeo, a un livello più o meno alto, la dominazione da parte di un’aristocrazia guerriera e nomade su una massa di popolazioni autoctone, in maggioranza slave, che al loro passaggio li seguono in parte nei loro spostamenti, e che tornano alla vita sedentaria quando essi spariscono. In modo che il bilancio valido della loro avventura, sfuggito ai cronisti che
hanno narrato le gesta dei capi, è spesso la silenziosa espansione degli slavi, di cui i nostri autori prendono coscienza solo quando essa è già cosa fatta.” Nel citato saggio scriveva il De Reynold a proposito dei Turchi ottomani, “ La loro storia è troppo nota, troppo legata a quella dell’Europa per attardarvisi.                  
Mi limiterò a ricordare la loro origine. Turco significa forte. Come tataro e mongolo, questo nome bellicoso indica un insieme di tribù associate per la guerra e la conquista. Le più importanti vivevano nomadi nella regione dell’Altai; discendevano dagli antichi unni, avevano il lupo come totem. All’inizio del secolo VI, una parte delle tribù turche formano una sorta d’impero che scambia ambasciate con Bisanzio e preme fino in Crimea.
Altri turchi penetrano nel Khorassan. Nel secolo XI, un avventuriero di nome Selgiuk si rende indipendente dagli arabi, fonda la dinastia dei Selgiuchidi. Così esordisce la potenza ottomana. Essa avanza in Occidente con una serie di pressioni. Quella a cui attribuisco il numero quattordici fu la conquista del territorio bizantino nell’Oriente mediterraneo, ai confini immediati dell’Europa: l’Anatolia meno la zona di Trebisonda. La quindicesima li porta nello stesso Occidente: presa di Adrianopoli nel 1360, scomparsa dello Stato bulgaro nel 1393 e 1396, disfatta di un esercito cristiano a Nicopolis nel 1396. Ecco i turchi padroni della penisola balcanica. Si sarebbero rapidamente impadroniti di Costantinopoli se Tamerlano non li avesse attaccati alle spalle. La sedicesima pressione, che inizia con la presa della grande capitale, sarà dunque rimandata al 29 maggio 1453. Dalla diciassettesima uscirà l’impero di Solimano, che si estenderà sulla Croazia, la Slavonia e quasi tutta l’Ungheria, fino ai Carpazi. La diciottesima porterà i turchi nel 1683 davanti a Vienna. L’Europa sarà salvata solo in extremis dall’intervento di Giovanni Sobieski e dei suoi polacchi: gli ultimi crociati. Nel 1683 Luigi XIV cominciava a declinare e Racine doveva scrivere soltanto Esther e Athalie per completare la sua opera.              
Ancora nel 1715, sotto il sultano Ahmed III (1673-1736) le armi turche avevano causato preoccupazioni all’Europa. Questa inquietudine ispirò Jean-Baptiste Rousseau.
Nel terzo libro delle sue Odes si troverà un appello ai principi cristiani. Questa lunga composizione, capolavoro della retorica e della metafora, è una sorta di riassunto in versi della storia delle pressioni turche. L’anno seguente, 1716, il principe Eugenio schiacciò gli ottomani a Peterwaerden e nel 1717 a Belgrado. Fu il punto d’arresto. Ormai l’impero turco non farà altro che indebolirsi e ritirarsi.” G. de Reynold ‘La Cittadella Assediata’pagg22-23 In codesto ambito si potrebbe anche inserire lo stesso secondo conflitto mondiale, la propaganda Italo Germanica ebbe spesso a sottolineare il carattere multirazziale delle armate degli “alleati occidentali”e la presenza di vasta compenenti asiatiche o nelle truppe sovietiche . (10)
Forse venne evitata di poco quella che sarebbe stata la più grande battaglia contro una eventuale “minaccia” asiatica. Ci rifacciamo qui al volumetto di Guido Giannettini ‘ Pekino tra Washington e Mosca ‘ edito nell’ormai lontano 1972 dall’Editore G.Volpe di Roma. Nella fase più acuta della crisi Cino-Sovietica e dopo una serie di scontri di confine tra i due grandi paesi (allora) socialisti (1969), i Russi iniziarono a preparare una grande operazione militare contro i vicini; era, scriveva il Giannettini(cit.pag.110)
di un “tentativo di risolvere con misure radicali un problema di ordine geopolitico, storico e strategico,prima che la Cina diventasse una grande Potenza nucleare.” I piani sovietici avrebbero previsto la distruzione dei centri nucleari cinesi e la rivolta delle minoranze etniche (sarebbe stata la salvezza dell'infelice Tibet) e, come conseguenza, (oltre alla caduta del regime) il distacco di queste da Pechino. Leggiamo a pag.116 del volumetto del Giannettini “La Cina, ridotta alla sua sola parte autenticamente cinese sarebbe ridivenuta la nazione di terzo ordine che era all’inizio del secolo, agitata come allora da una forma endemica e permanente di guerra civile.” Le cose, com’ è noto, andarono in modo del tutto differente. Il 20 Marzo 1969 Radio Mosca ammonì duramente la Cima parlando, per la prima volta, di un eventuale uso delle armi nucleari.”Ma la salvezza della Cina dal minacciato attacco russo doveva venire da fuori, dagli Stati Uniti. Un paio di giorni dopo la trasmissione di Radio Mosca di cui si è detto, si riuniva  a New York una conferenza sulle relazioni tra il mondo occidentale e la Cina. I partecipanti di maggior rilievo, che indirizzavano la conferenza verso una   certa conclusione, erano il senatore democratico Arthur Goldberg, presidente dell’ American Jewish Committee, e il senatore repubblicano Jacob Javits, presidente onorario dello Jewish War Veterans e vice presidente dell’Independant Order of B’nai B’rith. La conferenza si pronunciava nettamente in favore di un riavvicinamento tra Washington e Pekino; in particolare, Golberg auspicava l’ ammissione della Cina comunista all'’ONU, mentre Javits chiedeva la consegna ai cinesi dei fotogrammi ripresi dai satelliti americani sula Cina. Il preciso impegno degli esponenti delle più influenti organizzazioni ebraiche americane anticipava il monito minaccioso rivolto dagli Stati Uniti alla Russia alla fine di agosto del 1969-che doveva salvare la Cina dal disastro-e la nuova politica di avvicinamento tra Washington e Pekino che si sarebbe manifestata in modo particolarmente clamoroso due anni più tardi. Evidentemente, gli organizzatori della conferenza dovevano avere la possibilità di esercitare una notevole influenza sul Governo egli Stati Uniti, per indurlo ad adottare la linea da essi scelta. Sulla vicenda, comunque, vi sarebbero altri retroscena: sembra, ad esempio, che i preparativi di guerra russi siano stati scoperti non solo dai servizi informativi americani, ma anche da quelli israeliani, in azione concomitante con operazioni nell’Est europeo.”: Possiamo anche ricordare che il processo di disgregazione dell’Unione Sovietica, e la rinascita del nazionalismo russo, sarebbe iniziato quando il censimento del 1979 rivelò l' alto tasso di natalità delle etnie islamiche e il declino demografico di quelle slave minate anche dal diffondersi irresistibile di divorzi e alcolismo (cfr.Marlene Laruelle ‘Le Rouge et le Noir-Extreme droite et nationalisme en Russie’(CNRS, Paris,2007,pag.27) Oggi sembrerebbe che la Siberia venga lentamente ,e per ora pacificamente,invasa da immigrati cinesi (analogamente a quanto avviene in certe parti degli USA a causa dell’ immigrazione messicana),le frontiere del “mondo bianco” si stanno spostando verso occidente,verso l’Europa.
Oggi l’immigrazione dal “Terzo Mondo” potrebbe essere vista come la rivincita di Fenici,Cartaginesi,Unni ,Mongoli,Arabi, Turchi e via elencando ;per ora si tratta di un processo “pacifico”,ma che potrebbe asserire che la sommersione della razza bianca,certamente il fenomeno più eclatante della storia,potrà avvenire senza episodi di violenza: guerre razziali, tentativi di pulizie etniche etc, etc sono forse nel nostro futuro?.(11)
L’ex Commissario dell’Unione Europea  Fritz Bolkestein affermò che se la Turchia dovesse entrare nell’Unione Europea “la liberazione di Vienna del 1683 sarebbe stata vana” Wheatcrofr pag.306.
Aveva scritto su ‘Il Popolo d’Italia’ del 9 Giugno 1934 Benito Mussolini “L’ Europa muore. La razza bianca si va assottigliando con progressiva regolarità. Di qui a un paio di secoli i cartografi registreranno il vecchio continente fra le colonie degli imperi orientali.” In anni più recenti il Gerald Francois Dumont autore di ‘Demographie politique ‘ebbe a scrivere “L’uomo bianco è attualmente davanti a due scelte, suicidarsi o salvare il mondo salvando se stesso”(cit da Carlo Rossella ‘Pallidi. Di Paura’in Panorama 8 X 1985. Come ci ha insegnato Oswald Spengler “Ogni ottimismo è vigliaccheria.”
ALFONSO DE FILIPPI

NOTE
(1)George Michael in ‘The Enemy of my Enemy.The alarming convergence of militant Islamism and the Extreme Right’ (Un.Press of Kansas,USA,2006,pag.254) notava come alcuni osservatori esaminando la politica statunitense nel Medio Oriente abbiano rilevato che  in molti casi di conflitti tra islamici e non-islamici, gli USA si siano schierati a favore dei primi:con la Turchia contro la Grecia ,con la Bosnia  e poi con il Kosovo contro la Jugoslavia,con il Pakistan contro l’India,con i guerriglieri afghani contro i sovietici, con l’ Azerbaijan contro l’Armenia. Unica eccezione l’incondizionato sostegno all’ entità sionista contro gli Arabi.
(2) Scriveva Piero Sella in ‘La Questione turca’ (‘L’Uomo Libero’ N. 61 Marzo 2006, -pag.7-8 )’La Chiesa ha deciso di rinnegare il secolare percorso compiuto a fianco dell’Europa e…ha assunto una posizione di assoluta’correttezza politica’: respinge e disprezza il sentimento nazionale, fa suo il progetto di un’umanità  indifferenziata e globalizzata. I popoli europei, la cui esistenza stessa è messa in discussione dall’immigrazione di massa, vedono così le istituzioni ecclesiastiche e il clero schierato contro di loro, dalla parte di chi si propone di rovesciare il quadro demografico e culturale d’Europa.’
(3)    Un discendente di costui fu l’ononimo Enst Rudiger Starhemberg (1899-1956),capo dopo il primo conflitto mondiale dei gruppi paramilitari austriaci Heimwehr, abbondantemente foraggiati dall’Italia fascista,inimicatosi con i Nazional socialisti dovette esiliarsi.Cfr P.Rees ‘Biographical Dictionary of the Extreme Right’(Simon and Schuster, New York,1990,pag.374-375)
(4)Oltre al principe Eugenio,un  altro grande condottiero italiano al servizio dell’Impero fu Raimondo Montecuccoli vincitore dei Turchi a San Gottardo sul fiume Raab il 1 Agosto 1664, due grandi personaggi che sarebbe bene venissero adeguatamente ricordati.
(5)Sul ‘Grande Assedio’si veda anche Stephen Spiteri’The Great Siege’ (Gutemberg Press,Malta,2005) a pag.76 di questo libro si può leggere: “molti mercanti ebrei, poi, si erano uniti alla spedizione con i loro beni”e dei denari con cui acquistare schiavi cristiani”(cfr.anche pag.483) Francesco Balbi da Correggio ‘Il grande assedio di Malta’Clu,Genova,2010,pag..20’Molti mercanti ebrei,poi,si erano uniti  alla spedizione con mercanzia e con denaro per comperare schiavi cristiani’ Da parte sua Arrigo Petacco (‘La Croce e la Mezzaluna’pag.61) scrive a proposito delle navi mercantili che accompagnavano la flotta ottomana “Alcun e di queste navi  mercantili erano state messe  a disposizione del sultano dagli ebrei di Costantinopoli i quali avevamo anch’ essi  dei conti in sospeso con quei ‘dannati monaci’ che erano soliti perquisire le navi cristiane per cercare la roba de judios,ossia la merce che gli ebrei si procuravano col permessso del sultano, ma che caricavano sulle navi cristiane per maggior sicurezza” Sul ruolo dell’elemento ebraico nell’ Impero Turco scriveva il  il Kemp ‘March of the Titans..’pag. 261 “Ancora una volta, la somiglianza fra la religioni islamica ed ebraica avvicinò i popoli e nella storia degli ebrei,. il periodo delle occupazioni mora e turca di parte dell’Europa viene considerato il primo periodo di tranquillità assicurato agli ebrei dopo la Diaspora del 70 d.C..” Migliaia di ebrei fuggiti dalla Spagna si stabilirono nell’Impero Turco dove poterono assurgere ad importanti posizioni” ciò non mancò d’altra parte di dar nuovi motivi all’antisemitismo europeo Scrive Orio Nardi (‘Il Vitello d’Oro’Linea Diretta, Milano, 1898 pagg 77-78): “….gli ebrei venivano espulsi dalla Spagna(editto del marzo 1482) e non trovando accoglienza negli stati europei molti di essi si rifugiarono on Turchia, dove incontrarono condizioni molto favorevoli grazie al loro correligionario Jacopo da Gaeta, che aveva entratura presso Maometto II per aver dato un impulso formidabile alla flotta ottomana e un apporto determinante alla conquista di Bisanzio. Istanbul divenne allora il centro dell’intera attività internazionale degli ebrei, i quali contribuirono a consolidare l’Impero Ottomano,al fine di ritorcere la forze militari e navali dell’Islam contro la Spagna e la cristianità. Grazie al loro appoggio finanziario e tecnico, Solimano il Magnifico poté vantarsi di possedere la flotta più agguerrita del mediterraneo e la migliore artiglieria ………Le navi turche.. si spinsero alle avventure di Valona, Corfù, Marsiglia, Djerba e Malta, finché la grave sconfitta di Lepanto (1591)mise fine alla pretese turche sull’Europa.”
(6)In questo millenario conflitto alcuni diedero prova di possedere una invidiabile “memoria storica! Come è noto per gli antichi il primo scontro tra Europea ed Asia sarebbe stata la “Guerra di Troia”. Scrive il Venner ‘Histoire et Tradition des Européens’(Ed.du Rocher,Paris,2004  pag 79 )”I Troiani sono della stessa razza dei loro avversari greci, gli Achei ”dai capelli biondi”….Con questa differenza che essi sono associati all’Asia e non solo per ragioni geografiche, La loro armata conta dei contingenti stranieri al mondo greco, dei Barbari. ….” E a pag. 93 scrive il Venner: “ nel 1462, 9 anni dopo la presa di Costantinopoli, il sultano Maometto II, in viaggio per Lesbo, si fermò al sito di Troia . Là, secondo il cronista greco Critobloulos di Imbros passato ai Turchi, facendo sua l’eredità dell’Asia contro l’Europa, avrebbe detto: ‘E’ a me che Dio ha riservato di vendicare  questa città e i suoi abitanti: io ho domato i loro nemici, rovinato le loro città e predato le loro ricchezze!’. Venti secoli dopo la guerra di Troia, ecco cosa si chiama ‘coltivare la memoria’, senza dubbio immaginaria, ma piena di significato”   Qualcosa di simile si narra a proposito dell’invasione arabo islamica della Sicilia. Scriveva. Michele Amari ” Storia dei Musulmani in Sicilia”Vol. I Le Monnier, Firenze, 2002 pag. 151  a proposito di Musa ibn Noseir ideatore dell’attacco alla Sicilia “..un gran disegno, attribuito da alcuni scrittori a Musa-ibn-Noseir. Ed era di rinnalzare la potenza che la schiatta semitica avea fondato in quelle medesime regioni quindici secoli innanzi, la quale non avea ceduto che alla virtù di Roma. Narra un de’ primi cronisti arabi che Musa, venuto a Cartagine, sentendo dir dai paesani berberi delle antiche imprese navali di quel popolo, si deliberasse a ritentare tal via, sì come poi occupata la Spagna gli lampeggiò alla mente di tornare in Oriente a traverso la terraferma di Europa, imitando e avanzando Annibale.”
(7) Possiamo ricordare che durante la Seconda Guerra Mondiale,la propaganda italo tedesca mise spesso in risalto l’aspetto multi razziale delle armate “alleate”,soprattutto  la Germania nazional socialista ed i suoi alleati impegnati sul fronte orientale vollero presentare la loro lotta non solo come “crociata antibolscevica” ma anche come difesa dell'Europa di fronte ad una Russia di cui la rivoluzione del 1917 e il seguente dominio comunista avrebbero rafforzato i caratteri “asiatici”. Il 12 Novembre 1941 Adolf Hitler diceva ai sui collaboratori “Subire l’assalto dell’Asia in un momento in cui la forza vitale s’indeboliva fu il destino di tutti gli Stati civili. Furono dapprima i Greci rispetto ai Persiani, poi le spedizioni dei Cartaginesi contro Roma, gli Unni nella battaglia dei Campi Catalaunici, le guerre contro l’Islam iniziatesi con la battaglia di Poitiers, infine la marea dei Mongoli da cui l’Europa fu preservata per miracolo- non si sa quale difficoltà d’ordine interno li abbia trattenuti. -E adesso noi subiamo il peggiore di tutti gli assalti, l’assalto dell’Asia mobilitata dal bolscevismo.”(Adolf Hitler’Conversazioni Segrete’Richter,Napoli 1954-(inutile ricordare che le lotte con l’Islam erano iniziate ben prima della battaglia di Poitier,in quanto ai Mongoli-,la loro vittoriosa avanzata venne bloccata nel 1241 dalla notizia della morte  del Gran Khan Ogodai) Sempre riguardo alla guerra contro l’URSS “Per Hitler e per le SS la nuova guerra non era un conflitto alla vecchia maniera, come quella che continuavano contro gli alleati occidentali, bensì rappresentava un episodio ulteriore della lotta millenaria fra due concezioni essenziali, quella europea e quella asiatica. Quest’ultima era rappresentata dal comunismo e tutto quello che comportava, secondo lo schema ideologico nazista, (il giudaismo, odio antieuropeo, impiego delle razze non bianche per la distruzione dell’Europa)” Erik Norling ‘Volontari svedesi nella Waffen SS Europea(1940-1945)’ Novantico, Pinerolo, 2010, pag.95-. “..la guerra del nazionalsocialismo era la guerra per l’indipendenza e l’unità dell’Europa contro gli imperialismi russo e americano e.., quale ne fosse il prezzo , essa avrebbe conservato all’Europa  e all’uomo banco il suo posto nel mondo.”A. Romualdi ‘Il Fascismo come fenomeno europeo’ (Edizioni de L’Italiano, s.a.i.pag. 184) ‘Se il nazismo ha rappresentato il tentativo di riaffermare il dominio della razza dei signori e di stabilire un regime di White supremacy  di dimensioni planetarie e sotto egemonia tedesca, non sorprende che esso abbia colpito anche gli arabi,a lungo bollati quali’negroidi’ dalla tradizione colonialista e razzista,e gli islamici,già da Spengler individuati e denunciati quali campioni dell’agitazione e della rivolta dei popoli coloniali e di colore contro la superiore’umanità bianca’ e occidentale. D’altro canto,Hitler si gloria di essere l’erede dell’’Occidente’ che ha sconfitto l’’Oriente’ in due lotte storicamente decisive,quella ingaggiata da Roma antica contro Cartagine e quella che,alcuni secoli più tardi,espelle gli arabi dalla Spagna. Il mondo fenicio,arabo e islamico è il polo antagonista della civiltà di cui il nazismo si erge a campione” Domenico Losurdo’Il Linguaggio dell’Impero’Laterza,Bari, 2007,pag. 170-171……
(8) Da parte sua Arthur Kemp in’March of the Titans- A History of the White Race’ (Ostara,USA,2006-testo da prendersi con varie riserve) crede di poter individuare 8 grandi “guerre razziali”combattute dalla Razza Bianca nel suo insieme: 1 L’invasione unna di Attila 372-454 d.C., 2 le Crociate 1095-1270,3L’ invasione mora 711-1492,4  le invasioni di Bulgari, Avari, Magiari e Khazari 550-950,5 L’assalto dei Mongoli di Gengis Khan 1220-1650, 6 la lotta ottomana contro l’Europa, ed infine  7 e 8 quelle combattute in Nord America contro i nativi(?) quelle degli USA contro il Messico. Dello stersso autore cfr.anche ‘The Immigration Invasion’Ostara,USA,2008 e’Jihad -Islam’s 1.300 year war on Western Civilisation’ibidem 2008. Rimane un “classico”:Lothrop Stoddard ‘The RIsing Tide of Color against white worlds-supremacy’(ne abbiamo sotto mano l’ edizione C.Scribner’s Sons,USA,1921)
(9) “ Dopo quella dei Vikingi, la discesa dei crociati è una discesa del Nord contro il Sud e dell’Occidente contro l’Asia semitica….  “J.Evola ‘Rivolta contro il Mondo Moderno’ Hoepli, Milano,1934, pag.398.
(10)Ha scritto Pino Rauti( ‘Le Idee che Mossero il Mondo’  pagg 320-321 “Ad agire per primi in questo senso furono i Portoghesi. Ad essi va il merito di aver proiettato l’occidente fuori dei suoi angusti domini territoriali, proponendogli anche un gesto di coraggio perché non bisogna dimenticare che quell’Europa che si lanciava sui mari era quella stessa che aveva perso da poco Costantinopoli, era quella che aveva ancora i Mori in Spagna e i Tirchi in Bulgaria, in Tessaglia e nella Tracia e in tutti i Balcani, erta l’Europa che solo gli Slavi, pagando un pesante tributo, dividevano dai Mongoli e dalle loro devastatrici invasioni. Comincia, dunque, con i Portoghesi il tempo d’oro dell’ espansionismo europeo e va tenuta per ferma...questa affermazione: l’Occidente si salvò solo con le conquiste e grazie alle conquiste: Se esso non avesse scoperto i nuovi mondi, se non avesse forgiato nel colonialismo una sua nuova, severa, ferrea classe dirigente, se non avesse potuto trovare ricchezze e materie prime e mercati, oltre mare, probabilmente non avrebbe resistito alla spinta aggressiva che muoveva dalle sue frontiere del sud. Est, dai Musulmani, dai Turchi, dai Mongoli, dagli stessi Slavi, e sarebbe rimasto sommerso. Poiché la vita dei popoli non è, e non è mai stata, dominata dalle ideologie umanitaristiche che oggi vanno di moda; essa, in ogni momento,è apparsa dominata nella sua essenza e nei suoi aspetti più importanti, dalla volontà di potenza, dal desiderio di affermazione e di dominio, dall’ansia di emergere e di consolidare la propria vera o presunta superiorità. Chi non comanda, finisce schiavo. Chi non sa comandare, finisce in seconda categoria, in più o meno mascherata posizione di servilismo. :……Mentre i Turchi mettevano piede ad Otranto, schiacciavano la Moldavia, occupavano Belgrado…..mentre esplodevano le guerre dinastiche, mentre la stessa Cristianità veniva squarciata dalla Riforma e dalla Controriforma, una minoranza audace  di Europei si lanciava verso terre sconosciute assicurando all’Occidente la possibilità di sopravvivere prime e di dominare poi.”              Riassumeva Carlo Terracciano(  “Turchia, ponte d’ Eurasia” in ‘Eurasia’I 2004)”Poco dopo la caduta di Bisanzio, alla fine del secolo, l’Europa marittima scopriva le vie del Nuovo Mondo,circumnavigava l’ Africa, conquistava la Siberia per aggirare il blocco dell’Impero Ottomano e dei regni turanici.” Sul ruolo egemonico svolto nella storia dalla razza bianca citiamo da Julius Evola ‘L'Egemonia delle Razze Bianche’in ‘Il Corriere Padano’ 6 genn. 1937 ora in ‘I Testi del Corriere Padano’ Ar, Padova, 2002, pago 222)  "Lo spirito di avventura, l'amore per il rischio e per l'ignoto, il puro piacere del dominio e della preda, il desiderio della grandi distanze furono più di qualsiasi forma razionale, mercantile e utilitaria, ai primordi dell'espansione bianca, legandosi indicibilmente a precise doti di carattere: ad una volontà più dura, a freddezza, a tenacia, a disprezzo per la vuota e per la morte, ad un inconcusso sentimento di superiorità."
(11) “I nostri principi umanitari ci condannano a subire una crescente invasione di stranieri" così Gustave Le Bon: ‘Leggi psicologiche della Evoluzione dei Popoli’(Monanni, Milano, 1927, pagina 138) che aggiungeva (pag. 139) "I peggiori disastri sui campi di battaglia sono infinitamente meno temibili di tali invasioni."(Di questo noto poligrafo francese cfr. anche ‘Immigration chance, ou Catastrophe?’ Les Amis de Gustave Le Bon, Paris, 1987).                                       ” Più recentemente Piero Ottone ‘Il Tramonto della nostra Civiltà’ Mondadori, Milano, 1994, pag. 133 )scriveva: “La crescita demografica in Africa e in Asia, la pressione della gente di colore ai nostri confini, la comparsa delle loro avanguardie nei quartieri poveri delle nostre città, sono i segni premonitori del nostro destino;….Tutto fa pensare a un Terzo Mondo che sommerge, col suo immenso peso demografico, il mondo civile: è successo prima, in altri periodi storici e con altre civiltà; potrà succedere ancora”  “Oggi, il nucleo etnico euro-americano è circondato da masse sempre più numerose, di cui si può dire, per usare l’espressione di Alessandro Herzen, che sono ‘uscite dalla storia’, perché non sono più portatrici di civiltà..masse’non civili’che premono con la forza del numero, i barbari alle porte”Piero Ottone ‘Ma noi Occidentali siamo gli unici vivi’in ‘La Repubblica’8 I 1997.



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