LE ‘NOSTRE’ PAROLE DI ZARATHUSTRA

Postato da Admin il 08 SET 2011

"L’editio sincera di Nietzsche, la collezione “Alter ego” di Ar, che ospita i testi del grande filosofo tedesco con l’originale a fronte, è giunta alla prova decisiva: la versione dello Zarathustra. Opera da far tremare le vene e i polsi per la profondità teoretica, per la purezza stilistica, per il labirinto di echi e rimandi in essa contenuti (illuminati con sorprendente virtuosismo dal Curatore). Il volume (di 590 pagine) vedrà la luce tra qualche mese, ma, data la sua importanza, vi proponiamo di divenirne già sottoscrittori da ora.

LE "CENTURIE NERE" PRECURSORI RUSSI DEL FASCISMO?

Postato da Admin il 28 giu 2011

"Il Fascismo non è nato in Italia e in Germania. Ebbe la sua prima manifestazione in Russia, col movimento dei “Cento Neri”, completo già all’inizio del 900 nelle sue azioni e nei suoi simboli: la violenza politica, l’antisemitismo feroce, i neri stendardi col teschio. “Maurizio Blondet in -Complotti- (Il Minotauro, Milano, 1996, pag.83)...

Steno Lamonica intervista Silvia Valerio

Postato da Admin il 07 SET 2011

Silvia Valerio, ha pubblicato nel 2010 il libro “C’era una volta un presidente”, la fabula milesia dei suoi diciott’anni. Tutt’attorno, eroi, prove, comparse, antagonisti, e qualche apokolokyntosis. "L’invidia… talvolta, in uno di quelli che volgarmente chiamano trip mentali, vedo di fronte a me una nuova versione del Giudizio Universale, un po’ psichedelica e sadica, dove Dio, o chi per lui, affossa ed esalta in base alle reazioni delle anime di fronte a un’opera di Botticelli. Lo so, sono rimasta scioccata da chi al liceo sosteneva che Botticelli i piedi li disegnasse male."

COME IL MONDO ANTICO È DIVENTATO CRISTIANO

Postato da Admin il 27 Set 2011

"Da parte di diversi autori è stato osservato che il cristianesimo si è potuto diffondere con relativa rapidità nel mondo antico, incontrando relativamente poca resistenza, in una maniera che è stata paragonata a un contagio, un'epidemia le cui cause sembrano in qualche modo misteriose, nonostante la sua evidente carica di sovversione e dissoluzione nei confronti del mondo e della cultura antichi.

La Spagna tra Goti Arabi e Berberi in uno degli ultimi scritti di J.A.Primo De Rivera

Postato da Admin il 21 Ott 2011

Ebbe a scrivere Maurice Bardeche in “Che cosa è il Fascismo” (Volpe, Roma, 1980, pag.47) “Il solo dottrinario di cui i fascisti del dopoguerra accettano le idee all’incirca senza restrizioni, non è né Hitler né Mussolini, ma il giovane capo della Falange, il cui destino tragico lo sottrasse all’amarezza del potere ed ai compromessi della guerra”, Frase bellissima come tante altre nel libro del Bardeche, ma che non ha mai completamente convinto chi scrive.(1).


di Fabio Calabrese



Come tutti noi sappiamo, la vicenda di Gianluca Casseri (un uomo che, verosimilmente in un eccesso di follia, spara a due persone per strada e poi si suicida), che di per sé non sarebbe stata che un increscioso fatto di cronaca nera, uno dei tanti che l'imbarbarimento della vita quotidiana ci mette giornalmente sotto gli occhi, se non fosse per il fatto che la circostanza che l'omicida fosse in qualche modo riconducibile alla “destra radicale” (non credo sia il caso ora, di approfondire l'accuratezza di questa definizione, datemela per buona) e che le vittime fossero due immigrati senegalesi, questo episodio è diventato un pretesto per un vero e proprio pogrom sicuramente preparato da tempo e che si aspettava solo l'occasione giusta per mettere in atto contro coloro che ancora sfuggono al plagio del “pensiero unico” liberal-democratico-cristiano-marxista, un pogrom che ha un doppio vantaggio, oltre a quello di criminalizzare i pochi dissidenti che ancora esistono in questa Italia profondamente malata di cristianesimo, di democrazia e di marxismo, quello di offrire una distrazione al pollame italico che un governo sorretto da sospetto unanimismo di centrosinistra e centrodestra si appresta a spennare fiscalmente nella maniera più tragica in obbedienza ai dettami della BCE.


Che la vicenda Casseri sia stata artatamente gonfiata per creare un vero e proprio pogrom mediatico contro il pensiero “non conforme” a cui attribuire la responsabilità di un inesistente “pericolo razzista”, lo si capisce ancora meglio considerando alcuni altri fatti di cronaca a cui la grancassa mediatica di regime si è ovviamente ben guardata dal dare rilievo.



Il 27 luglio 2010 a Pirri (Cagliari), Simone Naitana, un ragazzo di 29 anni è stato sgozzato con una bottiglia rotta da un senegalese che molestava una ragazza che Simone era intervenuto per difendere. Ma veniamo a fatti più recenti avvenuti negli stessi giorni della vicenda Casseri e che, come l'assassinio di Naitana, sono stati ignorati dai mass-media di regime, e non hanno oltrepassato la cronaca locale. Il 10 dicembre 2011 al Parco dello Sport di Arzignano (Vicenza), un “branco” di dieci extracomunitari ha circondato una coppietta di minorenni che passeggiava (di cui non sono state diffuse le generalità). Dopo aver molestato la ragazza, gli immigrati si sono accaniti sul ragazzo, un giovane di 17 anni pestandolo selvaggiamente fino a ridurlo in fin di vita. Il ragazzo, che ha riportato lesioni gravissime, è sopravvissuto per miracolo ma porterà per sempre i segni della brutale aggressione. Gli aggressori sono stati riconosciuti, ma non risulta che la polizia né tanto meno la magistratura abbiano finora fatto qualcosa.



Nemmeno a farlo apposta, il giorno dopo, sempre in Veneto, stavolta a Padova, è avvenuto un episodio dalle conseguenze non così tragiche, ma forse ancor più rivelatore: due negozianti, Nicola Gatto Moretti e Jacopo Gruarin, sono intervenuti per fermare un tunisino che aveva rubato della merce nel vicino emporio della Rinascente. Non soltanto l'extracomunitario ha reagito a calci e pugni, ma i passanti sono intervenuti in difesa di quest'ultimo insultando i due con l'epiteto di “fascisti”. A quanto pare, “fascista” è ormai diventato un appellativo che i malati di patologia cristo-demo-marxista rivolgono a coloro che vogliono essere padroni in casa propria e non intendono piegare la schiena di fronte all'ultimo immigrato se questi ha la pelle più scura della loro.



Soprattutto l'episodio di Arzignano mi ha dolorosamente riportato alla memoria fatti di alcuni anni addietro sui quali i regimi democratici che tiranneggiano oggi l'Europa (“democrazia” è diventato, e diventa ogni giorno di più, sinonimo di negazione della libertà) hanno imposto un colpevole e vergognoso silenzio, al punto che solo grazie al passaparola degli ambienti della cosiddetta “destra estrema” che sono forse oggi l'ultimo baluardo di pensiero realmente libero che esista, se ne sa qualcosa.



Nel 2000 a Stoccolma nella civilissima Svezia, un ragazzo di 23 anni noto come militante di destra, Daniel Wretstrom, fu aggredito da un commando di extracomunitari e ucciso a calci, pugni e sprangate. Anche in questo caso, gli assassini furono riconosciuti. Denunciati, furono “condannati” a pochi mesi di affidamento ai servizi sociali. “Per non parere razzisti”, i giudici svedesi diedero prova di un razzismo repellente, valutando la vita di Daniel Wretstrom meno di un'autoradio.



Più o meno nello stesso periodo, a Parigi, un ragazzo di 19 anni, Fabrice Benichou, che distribuiva per strada un giornale di destra, fu aggredito da un commando sionista e, picchiato a morte, fu lasciato ad agonizzare sul marciapiedi per ore senza che nessuno intervenisse in suo soccorso. Particolare straziante: Fabrice fu lasciato per ore ad agonizzare sull'asfalto, fino a che non trovò la forza di trascinarsi fino a casa e spirare fra le braccia dei genitori. Gli assassini non furono mai perseguiti.



Perché questi fatti sono stati passati sotto silenzio mentre l'omicidio dei due senegalesi è diventato l'occasione (il pretesto) per un'adunata oceanica a Firenze e in altre città italiane, “contro il razzismo” e di una campagna di diffamazione mediatica contro la “destra radicale” ossia l'unica vera opposizione al regime catto-demo-marxista?



La vita di un senegalese vale molto di più di quella di Simone Naitana, di quella del ragazzo di Arzignano, di Daniel Wretstrom, di Fabrice Benichou, di un italiano, di un europeo, oppure la verità chiara, evidente, solare, è che I VERI RAZZISTI SONO LORO, I “COMPAGNI”, a cui va aggiunto il codazzo dei soliti manutengoli cristiani e democratici.



Ultimamente, Adolfo Morganti ha pubblicato sul sito di “Identità europea” un articolo che è una risposta a quello apparso su “Repubblica” il 15 dicembre 2011 a firma di Carlo Bonini e intitolato Neofascisti. Morganti, lo sappiamo, è un esponente dell'orientamento detto “tradizionalismo cattolico”, e nella sua replica ai pennivendoli di “Repubblica” (su “Repubblica”, è noto, non scrivono giornalisti, ma solo pennivendoli e propagandisti di regime) si esprime in difesa di Franco Cardini, studioso medievalista, docente universitario e del pari appartenente all'orientamento cattolico tradizionalista.



Che l'attacco sferrato dal signor Nessuno Bonini contro Franco Cardini, come contro tutta l'area del pensiero non conforme prendendo a pretesto il caso Casseri, sia del tutto inaccettabile, questo è assolutamente ovvio, così come è ovvio che Franco Cardini ha il pieno diritto, come chiunque altro, a esprimere le sue opinioni. Mi permetto di citare un autore che sicuramente Morganti detesta, Voltaire: “Non condivido le tue idee, ma mi batterò fino alla morte perché tu possa professarle liberamente”. Fosse vivo oggi, Voltaire sarebbe sicuramente considerato un pericoloso neofascista.



Detto questo, però, occorre osservare che un'elementare regola tattica dice che si può attaccare in ordine sparso, ma quando ci si deve difendere è meglio serrare i ranghi, ed è certamente sbagliato da parte di Morganti limitarsi a difendere Cardini senza considerare che non è il solo intellettuale della nostra area a essere sotto attacco col pretesto di un collegamento con Gianluca Casseri (come se fosse stato possibile prevedere il suo raptus di follia) e, ad esempio anche il non cristiano Gianfranco De Turris è oggetto di un attacco del genere, che però nel complesso tende a colpire tutta la nostra “Area”.



L'altro punto che è opportuno evidenziare, è che capire che Cardini come tutti coloro che non si piegano al dogma democratico e/o demo-marxista è oggetto di un attacco ingiustificato e inammissibile, non significa di certo sottoscrivere le sue idee.



Io devo ribadire, come ho già affermato in altri articoli, che il cosiddetto “tradizionalismo cattolico” è una contraddizione assoluta. “Tradizione” significa radicamento in un'identità che è etnica, culturale e storica, mentre “cattolicesimo” è una branca del cristianesimo, religione per sua natura mondialista, cosmopolita, tendente allo sradicamento. E' proprio nel cristianesimo che democrazia, marxismo, tutti i veleni che intossicano la cultura europea e oggi danno esca al razzismo anti-bianco hanno la loro origine.



Dà veramente fastidio constatare la dissonanza rappresentata da un sito che si denomina “Identità europea” e ha per simbolo X P il monogramma cristico “chi” e “ro”, cioè il simbolo di una religione nata in Medio Oriente, sostanzialmente estranea all'Europa, e che sull'Europa si è imposta con la violenza dissolvendo le sue religioni e gran parte della sua cultura nativa.



Non basta, perché Morganti ha pensato bene di aggiungere al suo articolo, anche se la cosa c'entra come i cavoli a merenda, una postilla di odio antirisorgimentale (ma il cristianesimo non era la religione dell'amore?).



Per chi è alieno da fanatismi e dogmatismi, è chiaro che su tutta la questione risorgimentale, che è una questione fondamentale in quanto implica la nostra identità storica come nazione, occorre dare una risposta articolata su più livelli, lontana sia dall'esaltazione acritica che abbiamo visto dispiegare in occasione del centocinquantenario, sia dalla denigrazione preconcetta di parte cattolica (perché l'aver perso il potere temporale è un boccone che non sono ancora riusciti a mandare giù).



Per prima cosa occorre dire che, a mio parere, i pacchi di retorica celebrativa che si sono sprecati in occasione di questa ricorrenza del secolo e mezzo andrebbero rispediti in toto al mittente, ma non in nome del clericalismo antiitaliano alla Morganti e simili.



Il fatto è che di questa celebrazione si sono impadroniti i “compagni” che hanno dato fondo a un profluvio di retorica, come se ci credessero davvero, e per un motivo bassamente contingente di politica spicciola, ossia infastidire quelli della Lega Nord.



Vogliamo scherzare! Dal 1848, da quando Karl Marx lanciò il suo bugiardo slogan mondialista “Proletari di tutto il mondo unitevi!”, costoro hanno sempre ferocemente combattuto il principio di nazionalità, e soprattutto in Italia dopo la seconda guerra mondiale hanno fatto a gara a dileggiare in tutti i modi possibili tutto ciò che, sia pure alla lontana, sapesse di Patria.



Voglio citare un fatto: io sono nato e vivo a Trieste, città su di un confine ancora “caldo”, e sono un insegnante, lavoro in un ambiente, quello della scuola, dove i “rossi” hanno ancora, per disgrazia dell'Italia, una schiacciante egemonia culturale.



Nel 2004 il comune di Trieste organizzò una cerimonia per ricordare il cinquantenario della restituzione di Trieste all'Italia, e chiese alle varie scuole cittadine di inviare ciascuna una delegazione di studenti, inviando a ognuna un certo numero di copie dell'inno di Mameli che i ragazzi avrebbero dovuto cantare, e di bandierine tricolori. Non solo i presidi (tutti regolarmente di sinistra) decisero unanimemente di boicottare la manifestazione, ma uno di costoro, preside di un liceo scientifico che era stato candidato del centrosinistra alla presidenza della provincia di Trieste, fece pubblicamente e platealmente bruciare bandierine e inni nel cortile della scuola.



Da allora sono passati sette anni, non settanta, e vedere costoro di colpo trasformati in ferventi patrioti per ordine di partito, può soltanto fare schifo.



La cosa interessante, tuttavia, non è questa, la cosa interessante è stato vedere il comportamento a livello di semplici militanti; ne ho conosciuti alcuni che non solo sono anch'essi diventati patrioti di colpo, gli stessi che fino a l'altro ieri si facevano venire travasi di bile quando giocava la nazionale di calcio, perché quello sventolio di tricolori sugli spalti dello stadio gli sapeva di fascismo, ma si sono autoconvinti di esserlo sempre stati. “Contrordine, compagni”. Quando Giovanni Guareschi disegnava la figura del trinariciuto che cambia idea per ordine di partito, probabilmente credeva di tratteggiare una caricatura, ma in realtà ha fatto un ritratto anche troppo realistico.



Ho visto diversi “compagni” girare con la coccardina sul bavero dove in precedenza stava la spilletta con la falce e martello o Che Guevara; io non l'ho messa per non essere infettato dalla loro puzza di carogna, ma è chiaro che il nostro amore per l'Italia prescinde del tutto da simili miserie.



Non pensare “in blocco”, vedere le differenze e le contraddizioni, non è un sintomo di debolezza, ma al contrario di profondità di pensiero e quindi di forza, e allora dobbiamo renderci conto che sotto il manto risorgimentale si vanno a coprire due fenomeni del tutto differenti fra i quali sia gli esaltatori acritici sia i denigratori del risorgimento non operano nessuna distinzione. Una cosa è stata l'insorgenza spontanea del nostro popolo contro una secolare oppressione, oppressione della quale la Chiesa cattolica ha una diretta e pesantissima responsabilità, perché i papi pur di mantenere in vita il loro miserabile staterello proprio nel centro della Penisola sono stati sempre pronti a richiamare sul nostro suolo un invasore dopo l'altro, tutt'altra cosa è stata l'azione di uomini che a un certo punto si sono impadroniti di essa per finalità del tutto diverse; l'azione della massoneria tesa a sovvertire l'ordine europeo per sostituire al potere delle aristocrazie del sangue quello delle oligarchie del denaro, e che è stata responsabile diretta del declino del nostro continente che a causa di ciò, attraverso due guerre mondiali, ha finito per trasformarsi da centro del mondo in periferia del dominio americano. Il non distinguere fra le due cose è ciò che io chiamo il grande equivoco, e non a caso, questo è il titolo di un ampio saggio sull'argomento che mi è stato pubblicato sul n. 70 de “L'uomo libero” e di cui vorrei consigliarvi caldamente la lettura.



Io penso che non dobbiamo alcuna gratitudine alla massoneria se il qualche modo, almeno in parte, il nostro riscatto nazionale è stato un non voluto effetto collaterale della sua azione. Tutte le volte che si è trattato di scegliere fra l'interesse dell'Italia e quello della loggia, i massoni hanno scelto quest'ultimo, dimostrando al di là di ogni dubbio quale fosse la loro vera “patria”.



Due esempi: nel 1860 i garibaldini repressero con estrema durezza l'insurrezione contadina di Bronte. In questa località siciliana c'era la cosiddetta ducea di Nelson, il feudo che i Borboni avevano concesso all'ammiraglio vincitore di Trafalgar, lì c'erano interessi inglesi da tutelare. Secondo esempio: nel 1870 allo scoppio del conflitto franco-prussiano, i garibaldini intervengono in aiuto alla Francia, eppure la Francia di Napoleone III era l'ostacolo all'annessione di Roma, lo scoglio che ancora rimaneva da superare per il raggiungimento dell'unità nazionale.



Chiarito questo, si può non essere né dalla parte della Chiesa né da quella della massoneria, ma semplicemente da quella dell'Italia, del nostro popolo, della nostra gente, e allora scompare anche l'apparente contraddizione fra l'essere italiani e l'essere europei.



Riguardo alla pubblicazione de Il grande equivoco, devo purtroppo lamentarmi che, dopo essere uscito su “L'uomo libero”, è stato ripreso da alcuni siti dell'Area con un commento di Giorgio Vitali (il primo l'avrà pubblicato commentandolo, poi gli altri avranno copiato articolo e commento). In tutta sincerità, leggendo quello che diceva Vitali al riguardo, mi chiedevo, se io fossi più emotivo di quanto non sono, se avrei dovuto mettermi a ridere o a piangere.



In sostanza, Vitali riconosceva la fondatezza delle mie argomentazioni, ma – precisava – anche il clericalismo ha le sue colpe. E lo viene a dire a me?



E' un esempio direi tipico di quello che io chiamo pensare a blocchi; tipo: “se parli male della massoneria, devi per forza essere un clericale” o “se parli male della Chiesa, devi per forza essere un massone”.



Io non so se è sempre stato così o se è il frutto di una moderna diseducazione, però di fatto la vera indipendenza di pensiero è una cosa estremamente rara, e la maggior parte della genti tende a pensare per facili schematismi, riflessi condizionati, abitudini (ed è per questo che è così facilmente manipolabile). Questo è vero, ad esempio, anche per i cosiddetti liberi pensatori che nella maggior parte dei casi sono capaci di tutto tranne che di pensare liberamente; i tipi, per intenderci, alla Partito Radicale – Oriana Fallaci. Ricordo una volta una discussione molto accesa con alcuni di loro, dove ebbi davvero modo di stupirmi che quello spirito critico che dimostravano nei confronti del paranormale, del soprannaturale, della miracolistica cattolica, svaniva di colpo per lasciare il posto al più supino dogmatismo se si parlava degli Stati Uniti o di Israele.



Io non appartengo a nessuna scuola di pensiero, perché non ho bisogno che nessuno mi dica quello che devo pensare. Io penso con la mia testa e non ho paura di dire quello che penso.

Se vi piace è così, e se non vi piace è così lo stesso.


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“La posizione estrema, che nella topografia fascista è centrale perché più lontana dall’estremità del campo egualitaristico, è prettamente nietzschiana:  ritiene che <tutto è marcio>, rigetta in blocco duemila anni di <occidente cristiano> per non ritenere che il <negativo> esemplare (cioè le manifestazioni di sopravvivenza e resurgenza del paganesimo greco-romano-germanico)…”  Giorgio Locchi “L’Essenza del Fascismo” (Ed. del Tridente, La Spezia, 1981, pag.11).

“I problemi razziali e quelli ecologici ormai configurano le due ganasce di una immane tenaglia che, irreversibilmente a quanto sembra, sta stritolando il mondo della modernità contemporanea ” S.Waldner “La Deformazione della Natura” AR, Padova, 1997, pag.11


Chi abbia avuto la pazienza di seguire gli articoli del sottoscritto avrà capito che si vuole presentare riferimenti, citazioni e spunti per suscitare una riflessione intorno ai problemi che probabilmente si presenteranno nei prossimi decenni e che, verosimilmente, i sistemi liberal democratici e capitalisti non saranno in grado non solo di risolvere, ma neppure di affrontare adeguatamente.

A questo proposito si possono segnalare le opere di G.  Faye (pur non condividendo certe discutibili scelte filo sioniste di codesto autore) riguardo a quello che egli chiama la “convergenza delle catastrofi” (1) oltre al fondamentale “La Deformazione della Natura” di Silvio Waldner e, per certi versi, anche alcune pagine di una singolare autrice che meriterebbe senz’altro di essere più conosciuta in Italia, anche non condividendone certe estremizzazioni e varie posizioni (chi scrive non ha mai pensato, nonostante illustri esempi, di diventare vegetariano o di rinunciare al vino rosso): Savitri Devi (Maximiani Portas).

Probabilmente i lettori conosceranno l’interessante libro che le ha dedicato Nicholas Goodrick-Clarke “La Sacerdotessa di Hitler” (2), nelle cui pagine avranno seguito le vicende della sua vita e colto gli aspetti principali del suo pensiero. Ricordiamo che questa scrittrice ritenne di ritrovare in un induismo guerriero e sul sistema delle caste da esso ispirato le ultime, (e sempre più precarie) sopravvivenze della autentica religiosità ariana (3). Ciò non è piaciuto molto a certi settori dell’attuale induismo (4) che, tra l’altro, cercano di negare, contro ogni evidenza storica e scientifica, il fondamento razziale del sistema delle caste. Possiamo peraltro chiederci se in India sussista, magari in seno al variegato movimento del “nazionalismo induista”, qualche fermento che possa servire da incitamento anche agli ultimi difensori europei del retaggio indo-europeo, magari facendo riferimento anche a un autore come Alain Danielou (5) le cui opere possono suscitare qualche perplessità per il suo rifarsi ad aspetti anteriori alla conquista del sub continente indiano da parte degli invasori “ariani”, ma che contengono senz’altro spunti di estremo interesse. (5).

Ritornando a Savitri Devi possiamo iniziare con qualche parola intorno alla posizione dell’autrice nei confronti del cristianesimo. Scrive il Goodrick-Clarke (“Sole Nero” pag.141) “…rigettò il cristianesimo, il giudaismo e il marxismo e aspirò a un’eredità pagana ariana tratta dai pantheon della Grecia classica, dell’antica Germania e dell’India vedica”. Per lei “…tutte le nazioni europee che erano state pagane avrebbero dovuto rigettare l’eredità giudeo cristiana che era stata loro imposta e  rinnovare i contatti con le loro antiche religioni etniche” (“Hitler’s Priestess” pag,.21) E’ interessante notare che come  avvenne per tanti altri, anche per la Portas “...la sua conoscenza delle Bibbia aveva instillato in lei una ripugnanza verso gli ebrei” (“La Sacerdotessa di Hitler”pag,35).

In un suo altro libro “Pilgrimage” si legge a pag.281 “Ciò di cui accuso in primo luogo gli ebrei è il Cristianesimo, la più antica e più riuscita loro invenzione mirante a svirilizzare la razza ariana”: una frase di totale condanna dal forte sapore nietzschiano. Ed inoltre in “Gold in the Fournace” (pag.216) arriva a scrivere “Nella misura in cui accetta il cristianesimo,  un europeo accetta la schiavitù nei confronti del pensiero ebraico”.

Per lei (“And Time Rolls On”pag.107) il cristianesimo è incompatibile non solo col nazionalsocialismo, ma con ogni visione del mondo incentrata sulla razza o sulla nazione”. Ricordiamo che uno dei suoi eroi era l’Imperatore Giuliano (“Fu un filosofo,  un generale, un tenace riformatore, un restauratore della paganità e per molti aspetti una delle personalità più affascinanti del mondo antico” Sergio Romano” Giuliano, l’imperatore che restaurò il paganesimo” in “Il Correre della Sera”4 IV 2007).

 L’ostilità ai monoteismi abramitici spinse Maximiani Portas ad una scelta radicale “Ho abbracciato  l’Induismo perché era l’unica religione al mondo compatibile con il Nazional Socialismo” (ibidem pag.117) e qui bisognerebbe sentire cosa ne potrebbero dire gli Indù! D’altra parte “...la religione della razza e del sangue, cioè la Weltanschauung nazional-socialista, è uno dei peggiori pericoli che il cristianesimo abbia mai dovuto affrontare” J.M.Angebert “Hitler et la Tradition Cathare”, Laffont, Paris, 1971, pag.246 “Nel Nazismo svolge un ruolo essenziale la condanna del cristianesimo come religione plebea e imbelle e la denuncia di un bimillenario ciclo storico che fa Paolo di Tarso condurrebbe al bolscevismo” D.Losurdo “Nietzsche, il ribelle aristocratico” pag.801.

Particolarmente interessante è a questo proposito il saggio che Savitri Devi ebbe a dedicare a colui che per alcuni sarebbe il vero fondatore del cristianesimo “Paul de Tarse, ou christianisme et judaisme”. La Nostra condivide tale opinione: se Cristo è veramente esistito, gli insegnamenti che gli vengono attribuiti nei Vangeli sono privi di qualunque senso pratico ed egli non avrebbe mai, comunque, preteso di essere il fondatore di una nuova religione (in un precedente articolo si è visto quali fossero le idee in proposito del francese Daniel Ramée). A pag.2 leggiamo “Anche ammettendo che Gesù sia vissuto e abbia predicato non è lui il vero fondatore del cristianesimo quale esso si presenta”, Invece (pag.3) “Il vero fondatore del Cristianesimo storico, del Cristianesimo quale lo conosciamo in pratica e che ha svolto e svolge ancora un ruolo nella storia dell’Occidente e del mondo, non è Gesù, di cui praticamente non sappiamo nulla, né il suo discepolo Pietro…ma  Paolo di Tarso, di cui sappiamo che era ebreo di sangue, di formazione e d’anima, e, inoltre, ebreo istruito e cittadino romano…”. Paulo di Tarso ebreo ortodosso di  cultura vasta  e cosmopolita aveva perseguitato, come è noto, i discepoli di Gesù (che non aveva mai né visto né conosciuto) fino al noto incidente sulla strada di Damasco che ne determinò la conversione alla nuova fede. Savitri Devi tende ad escludere che tale mutamento fosse dovuto a una visione mistica e la attribuisce ad un colpo di genio di carattere politico. Miglior conoscitore del mondo non ebraico di quanto lo potevano essere i veri discepoli del Cristo rimasti a Gerusalemme, (probabilmente sotto la guida di Giacomo “fratello del Signore” e poi di Pietro) Saulo-Paolo aveva intuito che il cristianesimo poteva diventare uno strumento ideale per instaurare il dominio spirituale ed economico degli ebrei sul resto del mondo “lo strumento  più potente  del dominio  spirituale  di israele, la via per cui si sarebbe potuta realizzare nel modo più sicuro e più definitivo e più definitivo, la “missione” del popolo ebreo che era, secondo lui, quella di regnare sugli altri popoli, di asservirli moralmente sfruttandoli economicamente”(pag.6). Infatti, per la Devi il cristianesimo avrebbe contribuito all’avanzata del dominio ebraico in almeno 2 modi: in primo luogo esso ha conferito un ruolo provvidenziale agli ebrei nella stessa religione adottata dai non ebrei; inoltre il cristianesimo ha predicato l’eguaglianza di tutte le razze e di tutti gli esseri umani. Ciò ha favorito le mescolanze razziali e al declino della coscienza nazionale e razziale tra i non ebrei. Ciò mentre gli ebrei mantenendo la loro coscienza e la loro solidarietà razziale acquistano una posizione sempre più vantaggiosa a misura che gli altri popoli si imbastardiscono, praticano una contro-selezione sempre più nociva e decadono irreversibilmente. Leggiamo alla fine del saggio della Portas (pag.8) “Paolo, il vero fondatore del cristianesimo storico; l’uomo che ha fatto dell’insegnamento …di Gesù la base di un’organizzazione militante… il cui fine non era nel profondo della coscienza dell’apostolo, che il dominio dei suoi su di un mondo moralmente svirilizzato e fisicamente imbastardito; un mondo  in cui un senso sbagliato dell’amore dell’ “uomo” conduce inesorabilmente all’‘imbastardimento indiscriminato delle razze, alla soppressione di ogni fierezza nazionale, in una parola, alla degenerazione.” (6)

Non è qui il caso di vedere come certe tesi fatte proprie dall’Autrice (soprattutto quella che vede in Paolo il vero fondatore della nuova religione, mi limito a segnalare a questo proposito: A.N.Wilson “Paolo, l’uomo che inventò il cristianesimo” Rizzoli, Milano,1997)” possano trovare una qualche conferma nelle opere di studiosi di storia della religione. Notiamo solo che qui la Portas mostra di essere influenzata dal Nietzsche  che nel suo “Der Antichrist” aveva anche egli descritto il Cristo come un idealista “fuori dal  mondo” e Paulo come il vero fondatore del cristianesimo. E’ noto che per il Nietzsche (e non solo per lui) gli ebrei per la stessa propria autoconservazione favorirebbero, nel resto dell’umanità tutti gli istinti di decadenza. A differenza della Portas, tuttavia Nietzsche non pensava che Paolo avesse ideato un vero e proprio strumento di “guerra occulta”contro tutte le altre genti, ma soprattutto perché come altri ebrei tendeva appunto a favorire, era per Nietzsche la vendetta degli infimi, la fusione  di ogni fermento di decadenza attivo fra i “gentili” contro  la cultura greca e l’Impero di Roma, la vendetta dei ciandala contro la razza romana dei dominatori(7).

Savitri Devi mostra anche di condividere (“Souvenirs et...” pag.165) il parere di Adolf Hitler (espresso nelle famose “Conversazioni a Tavola”) secondo cui il cristianesimo era una prefigurazione del bolscevismo, la mobilitazione da parte degli ebrei delle masse degli schiavi e degli inferiori allo scopo di minare la società, la dottrina egualitaristica e soprattutto antirazzista atta a arruolare le masse degli sradicati di Roma e del Medio Oriente più meno romanizzato.

Peraltro la Devi non pare aver approfondito la figura del Cristo visto che in altri suoi scritti, in seguito, loda nei suoi scritti il libro di Robert  Ambelain  “Jesus ou le mortel secret des Templiers” (ed.it. “Il Segreto dei Templari” Mediterranee, Roma, 1975)  che riprendendo l’ipotesi che fa di Gesù il figlio e continuatore del capo partigiano Giuda il Gaulonita (o Giuda di Gamala) forza tale teoria fino ad estremi che a chi scrive paiono, a dir poco, alquanto improbabili.(comunque una piacevole lettura!).

Torniamo ora sul sistema delle caste già trattato in un precedente articolo su Victor Courtet e sul quale mi propongo di tornare in eventuali studi sulle gerarchie razziali.

Scrive il Goodrick–Clarke (“Hitler’s priestess” pag.38-39.) “La Portas era interessata soprattutto al sistema delle caste dell’induismo, che lei considerava come l’archetipo ariano delle leggi razziali volte a regolare la segregazione delle varie razze e a conservare il sangue puro degli Ariani di pelle chiara…Quando gli Ariani invasero per la prima volta l’India, erano già divisi in 3 classi sociali: i guerrieri cioè l’aristocrazia, i sacerdoti e la gente comune. Gli Ariani parlavano sprezzantemente delle genti dravidiche e aborigene scure di pelle e con il naso piatto, che avevano soggiogato, chiamandoli Daysus (“uomini tozzi!,”schiavi”.o persino “scimmie”. In sistema di caste ancora più esclusivista si sviluppò dopo l’incontro con questi popoli, tale processo scaturiva sia dal timore verso i Daysus sia dalla preoccupazione che l’assimilazione con loro avrebbe portato alla perdita dell’identità ariana: La parola sanscrita per casta è “varna” che effettivamente significa colore, e ciò fornì la base del sistema delle caste originale che comprendeva gli “Kshatriyas” (i guerrieri e l’aristocrazia), i brahmani (sacerdoti). i “vaishyas” (coltivatori) e i “sudra” cioè i Daysus e quelli di origine mista ariana-daysu.  La Portas venerava la razza Ariana per la sua purezza razziale come lo zenit della perfezione fisica e per le sue straordinarie qualità di bellezza, intelligenza, volitività e coscienziosità. Essa considerava la sopravvivenza della minoranza dei Bramini dalla pelle chiara tra l’immensa popolazione delle varie razze dell’India, dopo ben 60 secoli come un tributo vivente al valore del sistema ariano delle caste”. A pag 29 di “Souvenir set Réflexions d’une Aryenne” si legge: “Si distingue ancor oggi un indù di casta molto alta, Bramino o Kshattriya, in altri termini un indù indo-europeo, da un indù che non lo è e questo, soprattutto nel Nord della penisola, la regione arianizzata da più lunga data”. Per Savitri Devi (“And Time Rolls On” pagg.167 e segg.) il sistema delle caste andrebbe esteso a tutto il mondo (8) “è lo stesso principio, quello della separazione delle razze, del governo da parte degli Ariani, il dominio da parte degli Ariani in ogni paese di un mondo multi razziale”. Possiamo qui citare G.F. Freda che in “Il Fronte Nazionale” (AR, Padova, 1994, pag. 3) scriveva: “Non alle sue masse degenerate, ma alle compagini spiritualmente ed eticamente più pure della razza bianca va riconosciuto il compito di ordinare, attraverso la diseguaglianza delle razze, e di governare, mediante la differenza delle stirpi, il movimento di unificazione complessiva del genere umano.” (8).

Da parte mia aggiungo alcune interessanti citazioni sul sistema delle caste. Già Renato Biasutti aveva scritto in ”Le razze e i Popoli della Terra” (UTET, Torino, 1967, Vol.II, pag.591) “Lo studio comparativo dei caratteri somatici delle caste, nelle varie regioni, ha dimostrato che alla gerarchia sociale ne corrisponde una fisica in quanto che dalle caste alte alle basse si fa di regola più scura la pelle, aumenta l’indice nasale e diminuisce la statura”.

James e Margaret Stutley “Dizionario dell’Induismo” (Ubaldini, Roma, 1980, pag. 30) “ I Signori della Terra ariani erano il prototipo dei re e dei nobili vedici…, come pure della classe dei cavalieri…e la differenziazione di costoro dagli indigeni indiani veniva accentuata dalle caratteristiche etniche ariane, tanto che essi chiedevano agli dei di preservare i loro capelli biondi e la loro carnagione chiara…dal pericolo di una contaminazione per i matrimoni con gli indigeni di pelle scura. Ma nonostante queste preghiere, la fusione tra gli ariani e alcuni degli indigeni ci fu, e tanto bastò per far scomparire il significato etnico del termine arya. Questo conservò comunque parte del suo prestigio come sinonimo di <nobile>, <valido>, <degno di fiducia> ecc. Gli Ariani erano anche contraddistinti dall’organizzazione patriarcale della società, nonché dal culto di divinità maschili come Indra, Agni e Mitra in contrapposizione al concetto di dea-madre comune a tutte le società indiane. Ma dalla fusione di gruppi etnici corrispose la formazione di un pantheon di divinità tanto maschili che femminili e l’istituzione di un complesso rituale, effetto quesito, della crescente autorità dei gruppi sacerdotali…Si può ipotizzare che sia stata la componente indiana più che quella ariana a orientare il processo di fusione, e a divenire così la base del moderno induismo”. Machael H.Hart in “Understanding Human History” (Washington Summit Publishers, USA, 2007, pag. 270) scriveva: “Verso il 1500 a.C., l’India venne nuovamente invasa dal Nordovest. Questi nuovi invasori, gli Ariani appartenevano a tribù caucasoidi che parlavano linguaggi indo-europei parenti dell’antico Sanscrito. Ben presto gli invasori sottomisero i resti della civiltà della Valle dell’Indo, e gradualmente si sparsero per tutta l’India settentrionale. Come risultato, la maggior parte degli abitanti dell’India settentrionale parlano lingue imparentate tra di loro, derivate dal Sanscrito.(La maggior parte degli abitanti del Sud continua, invece, a parlare lingue dravidiche). Probabilmente gli invasori ariani provenivano dall’Afghanistan o forse dall’Iran orientale, e in precedenza dall’Asia centrale. Dato che essi erano alquanto più chiari di pelle, gli attuali abitanti dell’India settentrionale sono, in media, alquanto più chiari di quelli del sud. Dato che le regioni da cui gli Ariani provenivano erano molto più secche dell’India, e non potevano aver in precedenza ospitato una popolazione numerosa come quella dell’India settentrionale, è chiaro che gli invasori dovevano essere molto meno numerosi della popolazione indigena. La più semplice spiegazione del loro successo è che essi avessero, in media, un’intelligenza maggiore degli abitanti precedenti…ne consegue che uno dei risultati laterali dell’invasione fu quello di innalzare il QI medio della popolazione indiana.” (Sarà bene ritornare in futuro su codesto teorico giudeo-americano delle diseguaglianze razziali). Alberto Ronchey in “Atlante Ideologico” (Garzanti, Milano 1973, pag. 35) riassumeva “Gli invasori indoeuropei, fratelli degli Iranici, imposero l’edificio delle caste social-religiose, non comunicanti tra loro, per garantire il dominio ariano-braminico e sbarrare la via al meticciato. In pratica non fu evitata una discendenza meticcia…”

In effetti, come scriveva H. Schreiber in “Sulle orme dei primi uomini” (Sugarco, Milano, 1988, pag,118) “…non è ancora nata un’organizzazione capace di impedire matrimoni misti fra vincitori e vinti e contatti sessuali tra dominatori e assoggettati” (Possiamo rimandare qui a certe considerazioni svolte da Julius Evola in “Sintesi di Dottrina della Razza” Hoepli, Milano, 1941, pag.100 e segg.)’

Naturalmente la Portas aveva ben sotto gli occhi quello che accadeva in India e notava (“Souvenirs...” pag.209) “…sono le caste base, gli aborigeni e gli Eurasiatici - i non Ariani e i meticci- che si moltiplicano col ritmo più folle, mentre i pochi milioni di ariani che sono riuscito per 60 secoli a sopravvivere più o meno puri, in un vasto ambiente multirazziale, rappresentano una minoranza sempre più ristretta e godono …grazie al parlamentarismo introdotto dai britannici, di un’influenza politica sempre minore.”

E passiamo a un altro argomento che tocchiamo con cautela in quanto poco familiare a chi scrive: del citato libro del Goodrick Clarke i lettori ricorderanno forse i capitoli in cui l’autore cercava di collegare alcune posizioni di Savitri Devi alla cosiddetta “ecologia profonda”. Un argomento che crediamo diventerà sempre più attuale, visto che sono sempre di più coloro che prevedono un futuro disastroso per il nostro pianeta.

Riportiamo da <Il Secolo d'Italia> del 9-II-2001 un articolo non firmato, dal titolo alquanto inquietante <Sarà il pianeta degli orrori> sottotitolato <Fosche previsioni in un rapporto del ministero della Difesa britannico- Catastrofi e mutamenti climatici sulla Terra intorno al 2030> vi si leggeva: "Riscaldamento della terra, carenza di acqua potabile, esplosione di malattie come l’Aids, cambiamento demografici, immigrazioni, mutamenti psicologici e attitudinali verso il ruolo e la funzione dei militari sono i denotatori di situazioni altamente a rischio in tutto il pianeta. Un pianeta disastrato." Vi è anche chi ipotizza anche di peggio: “Per Martin Rees, un autorevole esperto di cosmologia e astrofisica, c'è solo una probabilità su 2 che la razza umana arrivi al prossimo secolo.” Giovanni Sartori <Homo Stupidus fermati in tempo>in <Il Corriere della Sera> 17 VIII 2003.)

(Mi si permetta qui di rimandare al mio  Alcuni spunti e riflessioni per una rilettura di Oswald Spengler per quanto riguarda alcuni spunti rintracciabili negli ultimi scritti dell’autore de “Il Tramonto dell’Occidente”)

“E’ troppo tardi, la Storia non si arresta più, ne siamo travolti e l’inclinazione dei suoi piani ci vieta di sperare in un qualsiasi rallentamento, stiamo andando verso la catastrofe planetaria, e l’universo è pieno di gente che la desidera e la desidererà sempre di più, per sfuggire all’ordine, un ordine sempre più assurdo, che si mantiene soltanto a scapito della coerenza e, quindi, dell’umanità dell’uomo” Alberto Caraco “Breviario del Caos” pag.15 “Non esiste alcun <sviluppo sostenibile>, lo sviluppo è insostenibile già ora e qualsiasi sua crescita, non importa con quali tecnologie e risorse, produrrebbe effetti ulteriormente devastanti sull’ambiente.” Massimo Fini “L’insostenibile pesantezza dello sviluppo”in “Il Borghese”9 IX 2002

Certo, molti “profeti di sventura” hanno visto, in passato, smentite le loro fosche previsioni, ma con il passare degli anni si fa sempre più profonda e diffusa la convinzione che a meno di un vero e proprio rovesciamento del senso della storia, l’andazzo non potrà che condurre alla catastrofe. (Si vedano per es. gli articoli sulla sovrappopolazione che Giovanni Sartori pubblica sul “Corriere della Sera”) “Molti ecologisti identificarono le feconde razze di colore dell’Africa, dell’Asia e del Sudamerica come la causa prima del problema della popolazione del mondo” (“La Sacerdotessa di Hitler” pag.288.)

Per Savitri Devi (“La Sacerdotessa di Hitler” pag.292) “…la divinità si manifesta in tutta la natura, l’uomo è nulla di speciale, e le sue recenti idee di eguaglianza universale e di diritto alla prosperità a spese del resto della natura sono fondamentalmente sbagliate” Leggiamo alle pagg.24-25 di “Souvenirs et Réflexions d’une Aryenne” “Ogni autentico razzismo implica la negazione del dogma del valore smisurato dell’"uomo” qual che sia; la negazione del carattere “a parte” dell’uomo e la sua integrazione in seno dell’insieme delle altre specie viventi, la negazione dell’eguaglianza…delle “anime” come di quella dei corpi degli uomini.” (Il testo in cui l’Autrice ha maggiormente espresso il suo sviscerato amore per gli animali è la natura è “The Impeachment of Man”) Il Goodrick Clarke riteneva pertanto di collegare al pensiero della Nostra alle concezioni della “ecologia profonda” e anche a quei movimenti che auspicano una drastica riduzione del numero degli esseri umani nonché un’ altrettanto drastica riduzione dei loro consumi. Si legge a pag 322 di “Souvenirs…” L’uomo, una volta parte integrante della natura, …è diventato il carnefice di ogni bellezza, il nemico della Madre universale, il cancro del pianeta.” E a pag.291 si era letto “Non vi è peggior nemico per la bellezza del mondo che il pullulare illimitato dell’uomo. Non vi è peggior nemico della qualità dell’’uomo stesso che tale pullulare: non lo si ripeterebbe mai abbastanza – scegliere tra la <quantità> e la <qualità>…”E Savitri Devi in attesa della fine di questo ”ciclo” non poteva che essere pessimista “il processo di avvilimento graduale dell’uomo, contemporaneamente allo sterminio degli animali più nobili e la distruzione delle foreste, il processo di dissacrazione e di imbruttimento della Terra continua. E non può che continuare…” Difficile, almeno qui, darle torto.

Facendo un passo indietro nella storia, possiamo qui ricordare che alcuni regimi sorti in Europa nella prima metà dello scorso secolo ebbero il merito di attuare efficaci misure per la difesa dell’ambiente naturale, si tratta, naturalmente, di quelli che sarebbero stati a detta di alcuni, espressioni del “male assoluto”; bastino, per ora poche citazioni.

Guido Mussolini e Filippo Giannini "Benito Mussolini L’uomo della Pace" II Volume <Dalla Marcia su Roma all’assalto al latifondo> Greco e Greco, Milano, 1999, pag. 267-268 “La legge fascista N. 3267 del 30/12/1923, voluta da Mussolini studiata da Arrigo Serpieri e tendente al <riordinamento e riforme della legislazione in materia di boschi e di terreni montani>, fu necessaria per frenare la desertificazione di molte zone della penisola e per dare inizio ad un programma di rimboschimento che riuscì vittorioso, portando la superficie boschiva dai 4,5 milioni di ettari del 1920 ai circa 6 milioni del 1940. Vennero così creati i Parchi Nazionali: Gran Paradiso nel 1922; d’Abruzzo nel 1923; del Circeo nel 1934; dello Stelvio nel 1935; tutti gestiti e protetti dalla Milizia Nazionale Fascista Forestale. Scrive Piero Palombo: <La consegna è di lodare la salubrità dell’aria dei campi, la bellezza dei tramonti, ogni possibile ruralità. Duole ricordarlo…: i primi ecologisti indossano l’orbace>.

I “primi ecologisti” compresero l’importanza del rispetto della natura, tanto che fu istituita la <Festa degli alberi>. Compresero anche la grandissima importanza di assegnare alla tutela della libera fauna a protezione dell’attività agricola, tanto che il <Sindacato Nazionale fascista Tecnici agricoli> pubblicò e diffuse, nel 1933, un libro intitolato: <gli uccelli amici dell’agricoltore>, in cui si illustrava l’importanza biologica delle specie alate e la necessità della loro protezione. In pratica un atto di accusa contro gli uccellatori e i cacciatori.”.

“Sospinto da tutta una tradizione germanica, il Terzo Reich impianterà la prima grande legislazione ecologica, La legge tedesca del novembre  1933 che punisce la crudeltà verso gli animali, a partire dalla vivisezione, e quella del luglio 1934 che proibisce certi tipi di caccia vanno ben al di là della Legge Gramont del XIX secolo che non riguardava che gli animali domestici e lo spettacolo pubblico della loro sofferenza: l’animale in sé si vede riconosciuti dei diritti in quanto elemento della natura; la protezione di questa, proclamata “natura del Reich” (Reichsnatur), conduce alla definizione, a fianco della concezione di carattere più estetico dei monumenti naturali, di ciò che è selvaggio (das Wilde) come bene culturale” P.Oury “Du Fascisme” (Perrin, Paris, 2003pagg201-202)     “Il Nazionalsocialismo, in anticipo di un ottantennio  sulle attuali tendenze, fu il primo movimento politico ecologista della storia.” L.L.Rimbotti "La Profezia del Terzo regno: dalla Rivoluzione Conservatrice al Nazionalsocialismo" Ritter, Milano, 2011, pag.143 “I Fascisti e i Nazisti furono in effetti tra i primi importanti ambientalisti nella politica del XX secolo, nonostante essi non siano riusciti a raggiungere molti degli obiettivi che si proponevano” S.G.Payne “Fascism Comparison and Definition” (Un.of Wisconsin Press, USA, 1980 pag.83) “…Hitler era ben più avanti dei suo tempi in quel che concerne l’ecologia, le riforme ambientali e l’inquinamento”(ibidem pag.98 )

Su codesti precedenti si basano alcune riflessioni più recenti a proposito di quello che viene definito “ecofascismo” Roger Griffin in “The Nature of Fascism” (Routledge, London, New York, 1996 pag. 2) lo definisce “termine tecnico usato nell’ambito degli studi ambientalistici riguardo ai Verdi <scuri> che propongono che lo Stato venga dotato di poteri che gli permettano di intervenire con misure draconiane per risolvere i problemi ecologici.” Inoltre, per questo studioso, "L’ecologia è stata particolarmente presa in considerazione come cavallo di troia ideologico per portare idee fasciste nella cittadella del dibattito ideologico ortodosso, con tentativi di infiltrazione di gruppi verdi di tendenza democratica in Germania, Gran Bretagna, Italia, Spagna e Francia…una mossa che era parallela all’azione di alcuni partiti di ultra destra non fascista come il Partito Liberale Ecologista della Svizzera.” Cfr.anche Dick Pels  “Il Fascismo e il primato del politico” in “Trasgressioni” N. 25 1/4/1998 vi si poteva leggere: “L’<ecofascismo> (o ciò a cui talvolta ci si riferisce definendolo ecologia Blut und Boden) auspica uno Stato forte allo scopo di proteggere la <cosa pubblica> ecologica e il suo <ordine naturale> dalla distruzione tramite i disastri naturali, la sovrappopolazione e la contaminazione, che minacciano congiuntamente l’identità e l’integrità del popolo nonché il suo habitat naturale. Il richiamo a una <protezione patriottica dell’ambiente> formulato nel programma del 1990 dei Republikaner non sono lontani da propositi più radicali come quelli coltivati dall’ex ideologo verde Herbert Gruhl, che pone mano a familiari temi schmittiani sottolineando lo <stato di eccezione> ecologico, che è obbligatoriamente governato dalla <legge marziale>, la necessità imperativa di uno Stato autoritario per disegnare una strategia di sopravvivenza e metterla in atto con forza, e la concomitante necessità di abolire la procedura democratica sostituendola con una dittatura che nell’attuale contesto dovrebbe essere affidata a un’elite di individui ecologicamente illuminati 

Dunque vi è la consapevolezza che i sistemi democratici e liberal capitalisti non potranno essere all’altezza delle sfide del futuro né per scongiurare possibili catastrofi né per porvi per quanto possibile, dei rimedi, una volta che esse avvenissero. In nessun caso in queste eventuali circostanze si potrà far affidamento sul suffragio (i famosi “ludi cartacei”) di masse più o meno ignare dei problemi da risolvere e interessate (in fondo giustamente) al loro più o meno immediato benessere né, e la cosa è fin troppo chiara, sugli attuali modelli di produzione e consumo. Scrive G.Corvus (G.Faye) in “La Convergence des Catastrophes” (pag.30) “E’impossibile che i dirigenti e le classi politiche europee attuali, che si segnalano per la loro mollezza nelle decisioni, per una mediocrità umana spaventosa e per una assenza totale di preoccupazioni a lungo termine, in breve, per una mancanza di carattere, comprendano e possano gestire una simile situazione.”

Un mondo che fosse rimasto pagano non avrebbe violentato la natura, i Paganesimi la consideravano divina, di norma adoravano alberi e sorgenti…”Albert Caraco “Breviario del caos”pag.99 “…un nuovo Paganesimo salverà gli uomini, che le religioni cosiddette rivelate fanno smarrire nel labirinto dei loro paradossi ormai insostenibili, paradossi ormai illegittimi, paradossi ormai assurdi”(9)

Per concludere, per ora, su Savitri Devi riporto da Gianfranco Drioli “Ahnenerbe-Appunti su scienza e magia del Nazionalsocialismo” (Ritter, Milano,2011, pag.170) “Savitri Devi considerava che l’umanità era ormai degradata e corrotta, e sentiva l’impellente necessità di un drastico cambiamento. Il mondo, per lei, era pieno di esseri inidonei e trovava molto più valore in un animale puro, rimasto se stesso senza inquinamenti, piuttosto che in esseri umani dal fisico meticciato e dall’animo imbastardito. Stranamente (o forse no?) vediamo attualmente, con lo sviluppo in tutto il mondo dei movimenti ecologisti e di rispetto verso l’ambiente, come si stia espandendo il concetto savitriano di divinizzazione della natura, la quale per l’induismo è sempre stata una delle tante possibili manifestazioni divine. Per lei apparivano degni di apprezzamento i nobili animali, le belle piante, mentre non tutti i bipedi implumi le apparivano invece di pari nobiltà. Sembra che, senza che gli stessi ecologisti se ne rendessero conto, Savitri Devi abbia lasciato il segno, anche per chi non ne abbia mai nemmeno sentito parlare. Il rinnovato interesse per la natura, il neopaganesimo…le tendenze neopagane con il revival celtico, la nostalgia della patria perduta assieme alla primitiva età dell’oro… sono tutti indizi che la vestale di Hitler aveva individuato dei punti nevralgici del nostro tempo.”

A chi scrive piace fantasticare sull’instaurazione per la salvezza del pianeta di una sorta di Stato platonico guidato da gruppi di esperti che sappiano cosa sia necessario fare e cosa sia necessario evitare per la salvezza (e probabilmente la ricostruzione per quanto sarebbe ancora possibile) della biosfera, coadiuvati da guerrieri che impongano al resto della popolazione ciò che fosse stato deciso in alto dai sapienti. Una concezione platonica ed indoeuropea, con buona pace di quella che l’Ing. Bordiga (se non erro) chiamava “santa democrazia sempre martire e mai vergine”





ALFONSO DE FILIPPI



(1)  G.  Faye in “Archeofuturismo”pag.17 scriveva “Questo libro contiene tre tesi che sono logicamente collegate. La prima afferma che la civiltà attuale, frutto della modernità e dell’egualitarismo vive il suo apogeo finale perché su di essa incombe a breve termine la minaccia di un cataclisma planetario che è il risultato di una convergenza delle catastrofi . Nel passato numerose civiltà sono scomparse, ma erano disastri che interessavano solo determinate aree della Terra e non coinvolgevano tutta l’umanità. Oggi invece,.per la prima volta nella Storia, una civiltà mondiale, estensione planetaria della civiltà occidentale, è minacciata da linee convergenti di catastrofi prodotte dall’applicazione dei suoi progetti ideologici. Una serie di concatenamenti drammatici convergono verso un punto fatale che ritengo si possa collocare all’inizio del XXI secolo, tra il 2010 e il 2020, e faranno precipitare nel caos il mondo che oggi conosciamo, provocando un vero e proprio terremoto culturale. Le “linee di catastrofi” riguardano l’ecologia, la demografia, l’economia, la religione, l’epidemiologia e la geopolitica. L’attuale civiltà non può durare. Le sue fondamenta sono in contrasto con la realtà” Siamo ormai alla fine del 2011, forse dovremmo prestare più attenzione alle fosche profezie attribuite ai Maya riguardo al fatale 2012? Riguardo alle “linee di catastrofe” rimandiamo anche a Silvano Lorenzoni “Contro il Monoteismo” (Ghenos, Ferrara, 2006, pag53 e segg…

(2) Purtroppo la traduzione è assai discutibile e costringe talvolta a ricorrere all’originale inglese,lo stesso valga per l’altro libro del Goodrick Clarke “tradotto”in italiano “Black Sun”. “Sole Nero”

(3) “Indra sgomina i Dasa cioè gli aborigeni dalla pelle nera e diviene così il Dio nazionale degli Ari… Egli è grande e biondo..”N. Turchi “Storia delle Religioni”Sansoni, Firenze, 1962, vol II, pag.66 Inoltre si deve ricordare che Savitri Devi riteneva che il brahmanesimo, come lei l’ interpretava, l’unica religione compatibile con il Nazionalsocialismo. Entrambi, per lei (“Souvenirs et Reflexions d’une Aryenne”pag. 277), “ sono incentrati sull’’idea della purezza del sangue, e della trasmissione …. della vita sana, soprattutto di quella dell’elite razziale ….. Entrambi esaltano la guerra combattuta con distacco <la guerra senza odio> :. come dice la Bhagawad Gita…... Ed entrambi prospettano alla Terra un ordine visibile calcato sulle realtà cosmiche e le leggi stesse della vita.”

(4) Cfr.ad es. la pur interessante opera in 2 volumi di K Elst “The Saffron Swastika-The Notion of <Hindu Fascism>”Voice of India, New Delhi,2001

(5) L’opera più nota del Danielou “Siva e Dioniso. La religione della Natura e dell’Eros” (Ubaldini, Roma, 1980 contiene numerosi spunti degni di riflessione ad esempio di critica contro il monoteismo e non solo. Pag.169” L’uomo non è soltanto cacciatore, è anche guerriero. Animale sociale, organizzato in branco o in gruppo, difende come gli altri animali il proprio spazio vitale contro altri gruppi, altre tribù, altri popoli. Nella mitologia gli stessi dei sono per la maggior parte dei guerrieri, in lotta costante contro i Titani per l’occupazione dei mondi celesti. L’atto guerriero rientra nella natura dell’uomo, nel piano della creazione. Combattere e uccidere diventa a volte un dovere ineluttabile, un atto sacro come lo esprime il dio-.eroe Krsna nella Bhagavadgita quando Arjuna esita a combattere e a massacrare i propri cugini.”. E a pag.170 “..la crudeltà è uno degli elementi costituenti fondamentali del mondo, essa rientra nella natura di ogni essere vivente, dell’uomo, di ogni uomo più o meno segretamente. Oltre che nelle necessità alimentari, si esprime in forma di difesa di un territorio vitale tanto negli animali quanto negli umani; permette anche di assicurare la supremazia e la <purezza> di una specie, di una razza, di una religione, di una cultura,..”Infine pag.173 “la mescolanza delle razze, l’imbastardimento che ne risulta, costituiscono sempre una regressione, una dissipazione dell’eredità degli antenati e un rischio di indebolimento per i discendenti che nessun uomo responsabile ha il diritto di assumere” In un’altra opera “Caste, egualitarismo e genocidi culturali” il Danielou scriveva (pag35) “I meticci, nati da un incrocio di razze, rappresentano, secondo la teoria indù, un passo indietro, ad uno stato tanto più primitivo quanto più i gruppi che si mescolano sono distanti l’uno dall’altro. Gli individui di razze miste non possiedono né le attitudini, né le virtù morali, né le qualità intellettuali dei gruppi da cui sono fuoriusciti. Formano delle entità instabili,difficili da controllare e da utilizzare .I figli che non possiedono le caratteristiche dei genitori, contestano le loro abitudini, sono ostili ai loro valori. Difficilmente possono succedere loro nelle funzioni e non hanno dunque più un mezzo di sostentamento assicurato. La famiglia tende a dissolversi .Le società miste sono ingovernabili poiché il problema della famiglia mina anche il gruppo che perde ogni solidarietà e, infine, la nazione che diventa un insieme eteroclito di individui disparati, senza coesione, senza raggruppamento logico, in perpetua lotta per la sopravvivenza. Secondo i Purana l’incrocio delle razze e delle caste è uno dei segni precursori della distruzione dell’umanità” .Evidentemente uno shivaita adoratore del linga, può essere tanto poco politicamente corretto quanto un banale skinhead neonazista!”A proposito di incroci : “Il problema fondamentale è adesso la minaccia del meticciato in grande scala con conseguente dissoluzione della civiltà europea”S.Waldner “La Deformazione della Natura” (pag.65.)

(6) “Il cristianesimo è lo strumento per mezzo del quale gli ebrei stanno lavorando per avverare la loro pretesa di rendere loro schiavi tutti i non ebrei”Silvano Lorenzoni “La Figura Mostruosa di Cristo e la convergenza dei monoteismi” Primordia, Milano,2011,pag.43. Chi legga questo testo non potrà più avere dubbi sulla sudditanza delle confessioni cristiane,compresa la cattolica,nei confronti dell’ebraismo.

(7) Ciandala: .i fuori casta dell’India, gli infimi del sistema “Gobineau descrive compiaciuto la violenza che si scatenava  a danno di coloro che violavano il divieto di miscegenation  e della loro prole, i ciandala” Domenico Losurdo “Nietzsche, il ribelle aristocratico” Bollati-Boringhieri,Torino,2002,pag.436( E’nota l’ammirazione del filosofo della “Volontà di Potenza” per il “codice di Manu” la legislazione che regolava il sistema delle caste.) Cfr anche Abir Taha “Nietzsche, Prophet of Nazism:The Cult of the Superman” AutorHouse,USA,2005

(8) “...i nazisti prefiguravano una società divisa in caste secondo un rigido criterio razziale quale stadio definitivo dello sviluppo dell’umanità”E.Nolte “La crisi dei regimi liberali e i Movimenti Fascisti” (Il Mulino, Bologna, 1970.pag. 307.)
(9) A pag. del libello del Caraco si legge “…lo spirito europeo ha perduto l’incisività insieme con la coerenza, ha dimostrato di non essere all’altezza delle sue opere comunicandole al resto degli esseri umani. Gli Africani e gli Asiatici non attribuiscono lo stesso significato alle parole che mutuano da noi, e la loro vendetta consiste nel farci dubitare di noi stessi, servendosi dei nostri vocabolari. L’Europa è ricca e debole, la Storia ci insegna che il dovere del ricco è quello di essere più forte del povero o di aspettarsi il peggio.E a pag 121 “Gli Africani e gli Asiatici hanno scoperto il Nazionalismo, e non sono estranei al Razzismo, quella gente segue le nostre orme, e se aspettiamo che si disingannino, diventeremo loro servi o loro vittime, le nostre donne saranno le loro prostitute e i nostri beni il loro bottino. Non ci perdoneranno di averli umiliati senza poi sterminarli,…… Parliamo di fraternità e dimentichiamo che di fronte a noi abbiamo dei mendicanti e dei vendicatori, brutti, malsani, viziosi, crudeli e dispotici,….”Se lo dice lui un ebreo-turco !  … A pag.53 si era già letto “Stiamo entrando in un futuro barbaro e dobbiamo armarci della sua barbarie, per adeguarci alla sua dismisura e resistere alla sua incoerenza, non abbiamo altra scelta che mantenere o abdicare, non abbiamo altra scelta che contenere o cedere, dobbiamo colpire oggi chi colpirebbe domani, questa è la regola del gioco, e coloro che ci implorano ci punirebbero subito per averla dimenticata.”(Avete mai letto “L’Ammutinamento dell’Elsinore”di Jack .London?) 

Comunque, al di là di certe furibonde estremizzazioni: Essere o non essere: questo è il nostro problema. Noi saremo o schiavi o padroni, e dato che non siamo adatti ad essere schiavi dobbiamo agire per ottenere una indiscutibile supremazia mondiale della nostra razza. Non vi è altra possibilità di scelta. E’ un dovere verso noi stesi e ancor più verso quelli che verranno dopo di noi.”A Jacob “White Man think again” (New Christian Crusade Church, USA,s.i.d,pag.277).

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