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di Giano Accame
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Al centro di questo libro sta una interpretazione del fascismo che, pur condotta con scrupolo scientifico, non è puramente catalogatoria di un fenomeno del passato. Vi vedo una precisa funzione pratica: quella di fornire alla «destra» le categorie culturali di un nuovo protagonismo per uscire dal lungo letargo in cui la politica italiana è caduta con la crisi delle ideologie. Letargo che rende difficile reperire i materiali per costruire un disegno, un progetto nazionale e sociale, per l'Italia degli Anni 2000.
Al di là di analisi volte apparentemente al passato ci sono, insomma, gli elementi di una proposta che può essere rivolta trasversalmente un po' a tutti gli ambienti politici, ma in particolare a quelli della sinistra, ove la fuoriuscita epocale dalla cultura delle rivoluzioni sta tutt'ora provocando un profondo travaglio. Come uscirne infatti senza impantanarsi in una piatta politica politicante? L'interrogativo interessa anche quella parte del riformismo che intenda essere veramente tale: cioè non solo gestire, ma riformare.
Altrettanta attenzione mi sembra rivolta, più di quanto immediatamente appaia, alla religiosità animosamente affermata, senza falsi rispetti umani, da Comunione e Liberazione e dal Movimento popolare: in un tessuto sociale che rischia di spappolarsi nello scetticismo e nella corruzione chiunque creda ancora a qualcosa è un patrimonio prezioso per la Nazione
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