LE ‘NOSTRE’ PAROLE DI ZARATHUSTRA

Postato da Admin il 08 SET 2011

"L’editio sincera di Nietzsche, la collezione “Alter ego” di Ar, che ospita i testi del grande filosofo tedesco con l’originale a fronte, è giunta alla prova decisiva: la versione dello Zarathustra. Opera da far tremare le vene e i polsi per la profondità teoretica, per la purezza stilistica, per il labirinto di echi e rimandi in essa contenuti (illuminati con sorprendente virtuosismo dal Curatore). Il volume (di 590 pagine) vedrà la luce tra qualche mese, ma, data la sua importanza, vi proponiamo di divenirne già sottoscrittori da ora.

LE "CENTURIE NERE" PRECURSORI RUSSI DEL FASCISMO?

Postato da Admin il 28 giu 2011

"Il Fascismo non è nato in Italia e in Germania. Ebbe la sua prima manifestazione in Russia, col movimento dei “Cento Neri”, completo già all’inizio del 900 nelle sue azioni e nei suoi simboli: la violenza politica, l’antisemitismo feroce, i neri stendardi col teschio. “Maurizio Blondet in -Complotti- (Il Minotauro, Milano, 1996, pag.83)...

Steno Lamonica intervista Silvia Valerio

Postato da Admin il 07 SET 2011

Silvia Valerio, ha pubblicato nel 2010 il libro “C’era una volta un presidente”, la fabula milesia dei suoi diciott’anni. Tutt’attorno, eroi, prove, comparse, antagonisti, e qualche apokolokyntosis. "L’invidia… talvolta, in uno di quelli che volgarmente chiamano trip mentali, vedo di fronte a me una nuova versione del Giudizio Universale, un po’ psichedelica e sadica, dove Dio, o chi per lui, affossa ed esalta in base alle reazioni delle anime di fronte a un’opera di Botticelli. Lo so, sono rimasta scioccata da chi al liceo sosteneva che Botticelli i piedi li disegnasse male."

COME IL MONDO ANTICO È DIVENTATO CRISTIANO

Postato da Admin il 27 Set 2011

"Da parte di diversi autori è stato osservato che il cristianesimo si è potuto diffondere con relativa rapidità nel mondo antico, incontrando relativamente poca resistenza, in una maniera che è stata paragonata a un contagio, un'epidemia le cui cause sembrano in qualche modo misteriose, nonostante la sua evidente carica di sovversione e dissoluzione nei confronti del mondo e della cultura antichi.

La Spagna tra Goti Arabi e Berberi in uno degli ultimi scritti di J.A.Primo De Rivera

Postato da Admin il 21 Ott 2011

Ebbe a scrivere Maurice Bardeche in “Che cosa è il Fascismo” (Volpe, Roma, 1980, pag.47) “Il solo dottrinario di cui i fascisti del dopoguerra accettano le idee all’incirca senza restrizioni, non è né Hitler né Mussolini, ma il giovane capo della Falange, il cui destino tragico lo sottrasse all’amarezza del potere ed ai compromessi della guerra”, Frase bellissima come tante altre nel libro del Bardeche, ma che non ha mai completamente convinto chi scrive.(1).

Gesù e il cristianesimo

Pubblicato da Admin il 13:41 7 commenti
Di Fabio Calabrese

Torniamo a parlare del cristianesimo, non che io ritenga che in questa superstizione o congerie di superstizioni possa esserci qualcosa di vero, ma ciò che s'intende con questa parola rappresenta un fenomeno storico-culturale di una certa entità. Se noi partiamo dal presupposto che vanno considerati “cristiani” non tutti coloro che sono iscritti all'anagrafe con questa etichetta appiccicata alla nascita, ma coloro che sono effettivamente credenti e/o praticanti, scopriamo che il cristianesimo non è, come spesso si dice, la religione più diffusa di questo pianeta ma appena la quarta, dopo islam, induismo e buddismo; tuttavia i cristiani superano di misura gli scintoisti e sono nettamente di più di ebrei, giainisti, sikh e scientology.
Per quanto riguarda confucianesimo e taoismo, lasciamoli fuori: la comunistizzazione della Cina non permette di sapere quale sia oggi la consistenza numerica dei seguaci delle due religioni.

Un punto che dovrebbe essere relativamente facile da capire, e pare che sia invece oggetto di incredibili confusioni da parte dei credenti, è che il problema storico se circa duemila anni fa sia effettivamente esistito un uomo chiamato Gesù Cristo e/o se costui abbia effettivamente fatto o detto perlomeno alcune delle cose che i vangeli gli attribuiscono, e il problema teologico se costui fosse effettivamente “il figlio di Dio”, un inviato dalla/una manifestazione della divinità, sono due problemi diversi.

  Di solito, i cristiani, quando credono di aver dimostrato il primo punto, ritengono assodato anche il secondo, ma è veramente troppo comodo, il rapporto di implicazione delle due questioni non è così. Se fosse possibile provare da un punto di vista storico che effettivamente due millenni fa è vissuto in Palestina un uomo chiamato Gesù Cristo, questo non dimostrerebbe che quell'uomo era il figlio di Dio, “la seconda persona della trinità”, ma se è possibile dimostrare l'inattendibilità storica dei vangeli, allora la dottrina del “figlio di Dio” ne riceve un colpo mortale, poiché la veridicità di questi testi che si suppongono “ispirati da Dio”, la mancanza in essi di qualsiasi errore o contraddizione, è uno dei pilastri della dottrina che si suppone “il figlio di Dio” avrebbe insegnato agli uomini assieme alla fondazione di un'istituzione, la cosiddetta Chiesa cattolica, con il compito di propagandarla e di interpretarla.

Che i vangeli non rappresentino una fonte di informazione storica attendibile, è un fatto che la ricerca storica e filologica da almeno un secolo a questa parte ha messo bene in luce: i quattro vangeli “canonici” sono il risultato di un processo di elaborazione durato almeno un paio di secoli, di una selezione compiuta su una ben più ampia serie di testi alcuni dei quali sono arrivati fino a noi, i cosiddetti vangeli “apocrifi”, selezione non certo ispirata a rigore filologico e storico, ma fatta con criteri dottrinali e di opportunità politica contingente; e poi una serie quasi infinita di tagli, interpolazioni, alterazioni, spostamenti, “aggiustamenti”.

Nel 2007 il matematico e filosofo Piergiorgio Odifreddi pubblicò il saggio Perché non possiamo dirci cristiani e meno che mai cattolici, libro che, come non è difficile capire, mette radicalmente in discussione la dottrina del Discorso della Montagna. Fra le altre cose, Odifreddi faceva notare il fatto, del resto ben noto, che al di fuori dei vangeli non si trovano tracce di riferimenti agli avvenimenti raccontati nei vangeli stessi, tranne qualche accenno, come il famoso testimonium flavianum, un frammento attribuito allo storico Giuseppe Flavio che è con ogni probabilità un'interpolazione spuria inserita a secoli di distanza negli scritti dello storico ebreo.

Ora, argomenta Odifreddi, il primo secolo della cosiddetta Era Volgare era un'epoca altamente civile nella quale le notizie correvano e c'erano dozzine di storici. Possibile che nessuno si sia accorto che in Palestina c'era un grande taumaturgo come il Gesù raccontatoci dai vangeli, capace di camminare sulle acque, guarire i lebbrosi, resuscitare i morti? E' di gran lunga più verosimile che non ci abbiano raccontato nulla perché non c'era nulla da raccontare, e che il Cristo dei vangeli sia pressoché per intero una figura mitologica elaborata molto dopo l'epoca degli avvenimenti narrati.

E' molto istruttivo e fa un effetto quasi umoristico leggere la recensione che ha fatto al libro di Odifreddi sul sito della EffeDiEffe Maurizio Blondet, giornalista di impostazione cattolico-tradizionalista ed ex collaboratore de “L'avvenire”, il quotidiano della CEI.

“Per fortuna”, ci dice Blondet, Odifreddi non si è accorto che anche per quanto riguarda l'Antico Testamento “esiste un problema analogo”. Se noi andiamo a leggere quello che ci racconta la bibbia riguardo al regno d'Israele soprattutto nei periodi di maggiore potenza come il regno di Salomone, si ha l'impressione che si sia trattato quanto meno di una media potenza dell'area mediorientale. E allora, non è quanto meno strano che di ciò i vicini di Israele non si siano accorti per nulla? Noi non troviamo alcuna menzione a Israele e/o agli Ebrei in nessun testo babilonese, assiro, ittita o fenicio. Per quanto riguarda l'Egitto, poi (menzionato nella bibbia centinaia di volte) c'è solo un ambiguo riferimento di sfuggita in una stele, che potrebbe forse riferirsi a Israele o forse no. L'impressione che si ha, è che la parte “storica” della bibbia non sia altro che una raccolta di fanfaronate scritta per gratificare lo sciovinismo tribale di una popolazione che fino al tramonto dell'età antica ha avuto sulla storia del Medio Oriente (non diciamo sulla storia mondiale) un peso pressoché pari a zero.

Quello che per un credente come Blondet è “un problema”, per chi non ha lo sguardo appannato dalla “fede” è semplicemente un fatto. L'Antico e il Nuovo Testamento sono entrambi due “patacche”, due raccolte di favole senza nessun fondamento storico.

Notiamo anche quel “per fortuna” (anche se poi è proprio Blondet a far cadere il palco con la sua incauta rivelazione), che almeno a me ricorda molto il commento della moglie del vescovo anglicano Wilberforce che avendo saputo della teoria dell'evoluzione riguardo alla quale il marito si apprestava a sostenere uno storico scontro son Thomas Henry Huxley, commentò, “Speriamo che questa teoria non sia vera, o che se è vera, non diventi di dominio pubblico”.

Veridicità e dominio pubblico, e il dominio pubblico come surrogato della veridicità: vi sono dei “credenti” che sembrano soprattutto “credere nella credenza” (l'espressione è di Richard Drawkins), cioè nell'utilità sociale della religione cristiana indipendentemente dal suo contenuto di verità, e che per questo motivo è meglio non metterla in discussione. Quale migliore stabilizzatore sociale ci potrebbe essere di una fede che predica l'umiltà e la rassegnazione in cambio della promessa di un paradiso ultraterreno?

 In ultima analisi, è questo il limite dell'ateismo, che non andrà mai fino in fondo, perché una visione del mondo laico-razionale è un privilegio di un ristretto circolo di intellettuali e scienziati, e la fede in Gesù Cristo un trastullo consolatorio per le masse, alle quali l'ateismo non avrebbe nulla da offrire in cambio, soprattutto oggi che l'ateismo messianico di matrice comunista sembra ormai tramontato.

Il ritorno alle religioni native d'Europa – il cosiddetto paganesimo – invece, non solo ha qualcosa da offrire, ma è ben consapevole dei guasti creati dal cristianesimo sul piano storico, sarà per questo che oggi in tutto il Vecchio Continente i movimenti pagani o neopagani stanno riprendendo piede. Dopo i movimenti pagani dell'Islanda e della Lituania, dopo il movimento ellenico che ha potuto inaugurare un nuovo tempio a Salonicco, è notizia recentissima, il druidismo è stato riconosciuto fra le religioni ufficiali della Gran Bretagna. Stiamo tornando, ma forse non ce ne eravamo mai andati!

Ma torniamo al nostro problema. Abbiamo elementi fondati per  proporre delle ipotesi verosimili sull'uomo chiamato Gesù Cristo e l'origine del cristianesimo?

Sia pure con una certa cautela, si può dare una risposta affermativa. 

Io mi sentirei di citare oltre a quello di Piergiorgio Odifreddi i nomi di tre “cristologi” non autorizzati (su quelli autorizzati, che riflettono il punto di vista tendenzioso della Chiesa, naturalmente, non c'è da fare alcun affidamento), tre studiosi che hanno studiato il problema indipendentemente l'uno dall'altro (forse senza nemmeno conoscersi), e sono giunti a conclusioni che sono sostanzialmente le stesse: Luigi Cascioli, David Donnini e Giancarlo Tranfo.

Il libro di Cascioli ha un titolo che è tutto un programma: La favola di Cristo; più pacatamente Donnini gli fa eco affermando che quella di Cristo è Una vicenda storica da riscoprire, e il testo di Tranfo s'intitola La corona di spine. La conclusione alla quale giungono sostanzialmente tutti e tre, è che le origini del cristianesimo si inseriscono nel solco del messianesimo ebraico, la ribellione nello stesso tempo politica e religiosa degli Ebrei contro l'occupazione romana, che non era nata con la vicenda di Cristo e proseguirà dopo di essa fino ai Maccabei e l'episodio di Masada.

La sconfitta del movimento insurrezionale e la crocifissione del suo leader (supplizio che i Romani riservavano agli schiavi e ai ribelli) portarono a una trasformazione del movimento: quello che era iniziato come movimento di liberazione della Palestina dai Romani si trasformò in movimento di (presunta) liberazione dell'uomo dal male e dalla morte, e la fine sulla croce del suo fondatore, da sconfitta del tentativo insurrezionale, diventò il sacrificio consapevole  e voluto di una divinità per salvare il genere umano. Questa interpretazione spiega molte cose che altrimenti non tornerebbero, a cominciare dal fatto che i Romani, così tolleranti verso le religioni dei popoli dell'impero, perseguitarono il cristianesimo con durezza: sicuramente, questa trasformazione non avvenne in modo completo e istantaneo, e il cristianesimo mantenne a lungo i caratteri del messianesimo insurrezionale, della ribellione antiromana, e se c'era qualcuno per cui i Romani non avevano alcuna tolleranza, era verso chi si ribellava al loro dominio.

A mia opinione, lo dico subito, le cosiddette persecuzioni anticristiane dei Romani sono state molto esagerate, di solito da quegli stessi storici che evitano di menzionare in alcun modo le persecuzioni degli imperatori cristiani contro i pagani, che imperversarono per sei secoli con estrema crudeltà, fino ad aver cancellato in tutto il mondo romano le fedi degli antenati e la cultura antica, perché è inutile girarci intorno: il cristianesimo fu imposto al Mediterraneo romano e all'Europa con la violenza più brutale.

Nei particolari, le interpretazioni di Cascioli, Donnini e Tranfo differiscono, anche se il quadro di assieme emerge coerente con sorprendente chiarezza dal lavoro di tutti e tre.

 Cascioli ritiene che la figura di Cristo sia stata modellata su quella dell'agitatore messianico Giovanni di Gamala. Donnini ritiene che Gesù e Cristo potrebbero essere stati addirittura due personaggi diversi. “Cristo”, che viene dal greco Christos, “il consacrato”, che è la traduzione dell'ebraico Masiah, termine che noi italianizziamo in “messia”. Sarebbe stato questi l'agitatore messianico finito crocifisso. Gesù, l'innocuo predicatore di una religione dell'amore universale, sarebbe invece stato assolto e mandato libero, ed è il personaggio che i vangeli ricordano come Barabba ( Bar-Abba, “Figlio del Padre”), solo che poi nei vangeli gli attributi e le caratteristiche dei due personaggi sarebbero stati invertiti per poter trasformare l'agitatore ebraico in redentore universale.

Io personalmente non metterei la mano sul fuoco né che Gesù Cristo fosse in realtà Giovanni di Gamala né che Cristo e Gesù fossero due persone diverse, ma il punto essenziale non è questo, il punto essenziale è che un movimento messianico antiromano è stato trasformato in una religione universale attraverso un complesso processo di falsificazione storica; complesso ma, come vedremo, non sempre estremamente abile.

A chi si debba far risalire questa trasformazione, chi sia l'uomo che si debba perciò considerare il vero inventore del cristianesimo, anche su questo punto c'è concordia fra i ricercatori “non ortodossi” e “non allineati”: Saul di Tarso, in arte San Paolo, e gli Atti degli Apostoli non nascondono troppo bene i conflitti roventi che ebbe con i sostenitori di un cristianesimo esclusivamente ebraico, ma anche questo è un punto su cui non è necessario diffondersi.

Tranfo ha dedicato la maggiore attenzione soprattutto al processo di trasformazione della figura del rivoluzionario ebraico in quella del redentore universale “figlio di Dio”. Questo processo è stato definito da Tranfo “sincresi”; ossia, sull'originale nucleo ebraico è stata appiccicata in un processo sincretistico, tutta una serie di elementi mitologici provenienti da tutte le tradizioni soteriologiche (di religioni inerenti la salvezza) dell'ecumene euro-mediterraneo, una “sincresi”, precisa l'autore, “di infiniti archetipi”.

Ne possiamo vedere qualcuno: il concepimento virginale, la nascita in una grotta il 25 dicembre, sono tratti di peso dalla biografia del dio di origine persiana Mithra. L'idea del dio che muore e poi risorge è tratta dalla mitologia egizia, è la storia di Osiride. Il dio che offre ai fedeli il suo corpo da mangiare per poter rinascere, è il mito di Dioniso-Orfeo nell'orfismo, e così via.

Notiamo, ad esempio, che il 25 dicembre, la data che noi conosciamo come natale, ha sempre avuto una particolare rilevanza nelle tradizioni europee e mediterranee molto prima del cristianesimo: è il momento nel quale, dopo il solstizio d'inverno, il sole comincia a risalire sulla volta celeste, dies natalis solis invicti, il momento della “rinascita” del sole, ed è stato considerato “il compleanno” delle diverse divinità soteriologiche, da  Osiride a Dioniso, a Mithra, ma non può essere stato il compleanno di Cristo se prendiamo il racconto evangelico che ci racconta dei pastori che dormivano all'aperto: non è possibile dormire all'aperto alla fine di dicembre in Palestina che non ha esattamente un clima tropicale!

Si tratta di una tecnica che la Chiesa cattolica ha usato spessissimo: tutte le volte che si è trovata di fronte a una tradizione pagana che non riusciva a sradicare, quella di “battezzarla” con una vernice di cristianizzazione, esattamente allo stesso modo in cui, di fronte a un luogo di culto particolarmente radicato nella sensibilità popolare, lo si cristianizzava sostituendo santi (talvolta inventati ad hoc) e madonne alle divinità maschili e femminili che vi erano venerate. 

In più, è di grande interesse la confutazione che Giancarlo Tranfo fa dell'autenticità del cosiddetto Testimonium Flavianum. Quest'ultimo sarebbe un passo di Giuseppe Flavio, lo storico della Guerra giudaica e rappresenterebbe pressoché l'unica testimonianza extraevangelica degli avvenimenti narrati nei vangeli stessi, l'unica garanzia – quindi – dell'autenticità storica dei vangeli, un documento paragonabile per importanza a quell'altro celebre falso, la Donazione di Costantino e, come quest'ultimo (come del resto i vangeli e l'Antico Testamento), non è altro che una patacca:

“Se il Testimonium Flavianum (così è chiamato il passo in questione) fosse realmente scaturito dalla penna del più accreditato storico di fatti giudaici del I secolo, dovremmo registrare, fin dalla riga successiva allo stesso, la conversione di un integerrimo sacerdote ebreo quale era Giuseppe (di discendenza sacerdotale e di stirpe Asmonea) alla fede cristiana.

Poiché, tuttavia, tale “dichiarazione di apostasia” appare come un’isolata “nota stonata” e fuori posto nel percorso testuale e cronologico dell’opera, poiché appare per la prima volta soltanto nel IV secolo dalle “pie mani” di un noto falsario (reo confesso) che risponde al nome di Eusebio di Cesarea (gli stessi “Padri della Chiesa” che lo precedettero dimostrarono di non conoscere tale passo che, se presente, sarebbe loro ritornato più che utile), poiché, infine, nei suoi contenuti ripropone in maniera pedissequa gli stessi capisaldi del credo niceano varato sotto l’egida del potere imperiale costantiniano non meno di due secoli dopo la morte di Giuseppe Flavio (“seppure bisogna chiamarlo uomo…questi era il Cristo… Pilato lo punì di croce… apparve loro il terzo giorno”)”.

 Il metodo usato da questi ricercatori non ortodossi, non allineati a quello che la Chiesa vuole che si racconti, è quello della ricerca dei residui testuali. In poche parole: i vangeli nella forma in cui ci sono pervenuti sono il prodotto di un lavoro plurisecolare di manomissioni, interpolazioni, censure, ma gli zelanti falsari che hanno costruito “il canone” della dottrina cristiana non hanno costruito un lavoro perfetto e neppure troppo raffinato, e diversi elementi sono sfuggiti alla loro opera manipolatoria. Quando noi troviamo nei vangeli frammenti che sono in contrasto con l'interpretazione ufficiale della Chiesa, possiamo ritenere che lì è rimasta una traccia del racconto originario sfuggita all'opera manipolatoria dei santi falsari.

A dire il vero, senza essere uno specialista neotestamentario, molto tempo prima di leggere le opere dei tre studiosi, mi ero reso conto che nei vangeli ci sono dei passi in evidente contrasto con la dottrina cristiana così come ci viene presentata, al punto che mi sono sempre chiesto – e continuo a chiedermi – come ci si possa non accorgere di evidenze così lampanti, ma evidentemente il potere della “fede” di chiudere gli occhi e di tappare le orecchie, ma soprattutto di obnubilare il cervello, è davvero grande.

 Per prima cosa Gesù Cristo ha ripetutamente negato di essere un redentore universale, e affermato che la sua opera messianica era diretta esclusivamente agli Ebrei: ci sono almeno tre passi evangelici: laddove dichiara di “Non essere venuto che per le pecore perdute della casa d'Israele”, poi l'episodio notissimo in cui si rifiuta di recarsi nella casa del centurione romano per guarirne il servo, e questi lo implora di dire almeno una parola (dai poteri taumaturgici), quel dic tantum verbum che è entrato nella liturgia domenicale, e l'episodio della donna cananea a cui rifiuta un analogo miracolo dicendo: “Non è bene gettare ai cani il pane per i figli”.

 E' questo l'atteggiamento di un redentore universale? Da questi episodi si desume che  Gesù Cristo condivideva lo stesso sciovinismo etnico dei suoi compatrioti: i non ebrei sono “cani” (anche se il vangelo addomestica l'espressione parlando di “cagnolini”), e il centurione, il rappresentante dei dominatori, è costretto a umiliarsi per ottenerne l'attenzione.

Oltre a ciò, Gesù ha esplicitamente negato di essere Dio. Anche questo è un episodio evangelico noto: un discepolo lo interpella chiamandolo “Mio buon maestro”, ed egli risponde: “Perché mi chiami buono? Solo Dio è buono”.

Ma forse le parole più rivelatrici sono quelle che egli ha pronunciato sulla croce: “Mio Dio, mio Dio, perché mi hai abbandonato?”

Sono queste le parole di un dio che si sottopone volontariamente a un sacrificio doloroso ma anche glorioso? No, sono le parole di un uomo sofferente e sconfitto, che si sente tradito da tutti, anche dal Dio di cui credeva di essere al servizio.

E' chiaro quel che significa questo? La redenzione è il punto nodale della dottrina cristiana. La morte di Cristo sulla croce è stata trasformata a posteriori in una gloriosa auto-immolazione per la salvezza del genere umano (anche se non sembra che l'umanità sia gran che migliorata dopo di essa), se la redenzione è una mistificazione, allora lo è anche tutto il resto, e del cristianesimo non resta, non può restare nulla, tranne un sistema di potere che si è mantenuto nei secoli attraverso falsità e inganni.

Prescindiamo per il momento dalla palese assurdità di questa dottrina: un Dio che ha bisogno di auto-sacrificarsi per poter perdonare gli esseri umani dal terribile delitto di aver mangiato una mela commesso da un loro lontano antenato, quando la liberalità del perdono concesso senza contropartite dovrebbe essere uno dei capisaldi della morale cristiana. L'idea del dio che si auto-immola è chiaramente ricalcata dall'orfismo, solo che, a differenza di Orfeo divorato dalle menadi, Gesù Cristo non fu affatto mangiato dai suoi discepoli; ecco quindi l'introduzione di una forma di cannibalismo simbolico con la favola dell'Ultima Cena e l'invenzione del rito dell'eucaristia, nel tentativo disperato di far quadrare un “conto” che sul piano logico è palesemente impossibile.

 La domanda di come un simile sciocchezzaio abbia potuto essere tenuto per buono da legioni di fedeli nell'arco di due millenni trova una risposta più facile di quello che penseremmo: non dimentichiamoci che per secoli è stata assolutamente proibita dalla Chiesa la traduzione della bibbia (Antico e Nuovo testamento) nelle lingue volgari; in più, la stragrande massa della popolazione era analfabeta, sul “libro sacro” della “buona novella” per secoli gli ecclesiastici hanno potuto raccontare quello che hanno voluto e come hanno voluto. A ogni modo, se qualcuno osava avanzare dei dubbi, erano sempre pronti le torture e i roghi dell'inquisizione. Non dimentichiamoci che “eresia” viene dal greco airesis che significa “scelta”; “scegliere”, cioè pensare con la propria testa, per la Chiesa è sempre stato il delitto più grave.

 Il cristianesimo appare oggi una superstizione o una congerie di superstizioni che fa leva sugli strati meno acculturati della popolazione, il cui declino, da quando la Chiesa non ha potuto più imporlo con la violenza,  si rivela progressivo e inarrestabile. Proprio perché “materie prime” preziose come l'analfabetismo, l'ignoranza, la superstizione stanno cominciando a scarseggiare nel mondo occidentale, la Chiesa cattolica per garantirsi la sopravvivenza è costretta a rivolgersi al Terzo Mondo e a favorire l'immigrazione e con essa l'inquinamento della sostanza etnica dell'Europa, una ragione in più per considerare essa e il suo “messaggio” assolutamente inaccettabili.

 Negli ultimi cento anni, la Chiesa cattolica e il cristianesimo hanno avuto due momenti di reviviscenza; uno è stato rappresentato dalla falsa modernizzazione compiuta con il Concilio Vaticano II, falsa apertura verso il mondo moderno, che era in realtà un'apertura politica verso il comunismo che, contrariamente a come sono poi andate le cose, in Vaticano si riteneva sarebbe stato il vincitore della “guerra fredda” (cosa volete, si vede che in quel momento “lo Spirito Santo” era distratto). L'altro momento di reviviscenza è legato alla figura di Giovanni Paolo II, personaggio abilissimo soprattutto nell'utilizzare il moderno potere mediatico al servizio delle concezioni arcaiche e oscurantiste, perché i moderni “media” consentono di “vendere” qualunque cosa.

 In concreto, il cristianesimo non può che rivolgersi a persone di basso profilo intellettuale per le quali i dogmi con tutte le loro assurdità e la conoscenza della storia del cristianesimo stesso e della Chiesa cattolica in particolare, sono cose troppo astratte per soffermarcisi, e allora da qui viene il ruolo assolutamente fondamentale che hanno alcuni culti superstiziosi rispetto ai quali gli intellettuali cristiani più scaltriti operano una serie di distinguo, ma senza i quali del cristianesimo non rimarrebbe in concreto praticamente nulla: Padre Pio, il sangue di San Gennaro, le varie apparizioni mariane fra cui negli ultimi decenni sembra spiccare in maniera particolare quella (ex)jugoslava di Medjugorje, e via dicendo. 

Naturalmente, prescindiamo dal fatto che Padre Pio, il santo taumaturgo di Pietralcina fu giudicato un ciarlatano da uno dei più insigni scienziati cattolici, padre Agostino Gemelli; la relazione di padre Gemelli fu archiviata dal Vaticano dopo aver constatato l'enorme flusso di denaro che proveniva da San Giovanni Rotondo. La storia delle apparizioni mariane di Medjugorje è ancora più ridicola e più che di “fede”, qui si può parlare di totale annichilimento del senso critico. Da trent'anni cinque “veggenti” sostengono di vedere regolarmente la Madonna (a intervalli fissi settimanali, con il calendario preciso che si conviene a un buon business). Prove concrete? Nessuna, tranne le solite guarigioni spiegabili con la suggestione e l'effetto placebo che abbiamo già visto a Lourdes e Fatima. Testimoni che abbiano almeno intravisto la Madonna a parte i cinque veggenti deputati? Nessuno. Credulità, ignoranza, superstizione? Un oceano.

 E' superbamente ironico osservare che poco dopo l'inizio delle apparizioni di Medjugorje nella ex Jugoslavia è successo tutto quello che sappiamo. Non male come riprova dell'intervento della regina della pace!

Fra tutti gli aspetti del cristianesimo cattolico (anche se per la verità, non, ad esempio, di quello protestante) il culto mariano e le presunte apparizioni mariane sono uno dei più grotteschi. Cominciamo con il dire che se togliamo l'episodio della natività (e tutta l'iconografia che ha ispirato), i vangeli danno pochissimo spazio alla figura di Maria, al punto che si potrebbe dire sulla scorta di queste testimonianze, che l'unica cosa sensata che si può affermare in proposito, è che se Gesù Cristo è realmente esistito, deve per forza aver avuto una madre.

Nel prosieguo della storia del cristianesimo, la figura di Maria si è dilatata, è cresciuta progressivamente d'importanza, fino a diventare – ha detto qualcuno – una sorta di quarta persona della Santissima Trinità. Questo, almeno inizialmente, è stato dovuto alla necessità di trovare un palliativo per rimpiazzare i numerosi culti di divinità femminili diffusi nel bacino del Mediterraneo e in Europa, e aggirare il problema che “Dio” nelle religioni monoteiste è esclusivamente maschile. Le varie dee vennero sostituite con o trasformate in madonne. Poi le cose hanno cominciato a camminare per forza propria, senza – come giustamente notano i protestanti – nessunissima base “scritturale”.

 Considerando, oltre al dogma trinitario, la quantità di santi e madonne, e l'importanza che hanno nella “devozione popolare”, in effetti è difficile considerare il cristianesimo una religione monoteista, ma sbaglieremmo ritenendo che questi siano semplicemente dei contentini dati alla ristrettezza mentale del popolino ingenuo (ristrettezza mentale, ignoranza, suggestionabilità che del resto il cristianesimo ha sempre appassionatamente coltivato).

Il defunto pontefice Giovanni Paolo II ha ribadito in più circostanze la sua convinzione che a salvarlo dall'attentato di Ali Agca sarebbe stata la madonna di Fatima; si badi bene, non la Madonna tout court, o che so, quella di Lourdes, di Loreto o di Medjugorje. Chi o che cosa riteneva che lo avesse salvato? La statua? O bisogna ammettere che le varie madonne sono diventate delle entità semi-indipendenti il cui legame con la figura storica (si fa per dire) di Maria madre di Gesù è quanto meno evanescente? Se non lo è questa, allora che cosa si può definire idolatria? E stiamo parlando non di un qualsiasi contadino ignorante, ma di un uomo che è stato alla testa della Chiesa cattolica per oltre un quarto di secolo.

Il cristianesimo, come gli altri due monoteismi “scritturali” abramitici (presunti discendenti da Abramo), ebraismo e islam, ha voltato le spalle al mito e giocato sulla presunta categoria della storicità, ne ha fatto la base della sua presunzione di superiorità sulle religioni autoctone dell'Europa e, più che giusta nemesi, proprio su terreno storico mostra miseramente la corda. Esso si rivela tanto più inaccettabile oggi che, favorendo l'immigrazione, si schiera a favore della distruzione dei popoli europei per imbastardimento etnico. Questa, favorendo la diffusione dell'islam nelle terre ancora oggi cristiane, in definitiva si rivelerà una scelta suicida, ma tant'è. In un suo recente scritto, Silvano Lorenzoni ricorda che nel recente referendum svoltosi in Svizzera sulla questione se proibire o meno la costruzione di minareti, la Chiesa cattolica si è schierata dalla parte degli islamici, e riporta il commento di un alto prelato elvetico:

“Chi oggi vuole proibire i minareti, domani staccherà i crocifissi e demolirà i campanili.

E commenta a sua volta: “Magari, speriamo!”

E' un auspicio a cui non ci si può che associare.  


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Intervista a Fabio Calabrese

Pubblicato da Admin il 12:59 2 commenti
      Fabio Calabrese è nato a Trieste il 12 novembre 1952, laureato in filosofia, docente di scuola superiore, coniugato, due figli.
Fin dall'adolescenza, la sua attività è sempre stata caratterizzata da due elementi: la passione per la letteratura fantastica e l'impegno politico nell'opposizione nazionale e anticomunista.

Negli anni '70 ha fondato assieme a Giuseppe Lippi attuale direttore di Urania la rivista amatoriale del fantastico Il re in giallo, una delle più apprezzate pubblicazioni di questo genere dell'epoca.

Nel 1979 è stato pubblicato all'estero con un saggio sulla fantascienza italiana che è apparso sulla rivista britannica Foundation e su quella polacca  Fantaztyka.

Tra i suoi libri, Occhi d'argento, antologia di fantascienza pubblicata dalla Perseo Libri, Nel tempio di Bokrug e altre storie lovecraftiane pubblicata dalla Dagon Press, Uomini e sauri, romanzo breve di fantascienza pubblicato dalla Perseo Libri (Futuro Europa n. 48), ha inoltre collaborato alla stesura dei due Dizionari del mondo di John R. R. Tolkien, quello Rusconi del 1999 e quello Bompiani del 2003. Dal 1993 cura la parte storica della pubblicazione Friuli Venezia Giulia scuola e cultura dell'Agenzia Libraria Editrice.

Oltre a ciò, ha pubblicato racconti e articoli su numerose antologie, riviste, siti, di fantascienza, di letteratura fantastica, politici. Negli ultimi anni si è interessato in particolare di religione in un contesto neopagano.
Fra le riviste e i siti politici cui ha collaborato: Rinascita, Identità, Ciaoeuropa, Italia Sociale, L'uomo libero, Centro Studi La Runa, Ereticamente.

a cura di Steno Lamonica (Ass. Aretè)





 1)     Lei è scrittore di Fantasy. Inizialmente questo genere fu visto con sospetto dagli scrivani del Marxismo. Secondo me, è stata persa una occasione per attaccare l’inerte “cultura” comunista. Ora mi sembra un genere “stanco”..

Qui bisognerebbe dare una risposta articolata su diversi punti. Io ho alle spalle una produzione letteraria piuttosto ampia e diversificata di narrativa fantastica che comprende l'heroic fantasy, la fantascienza e l'horror. Tra l'altro, una cosa di cui sono piuttosto fiero, è l'antologia Nel tempio di Bokrug pubblicatami dalla Dagon Press di Teramo. Credo che sia l'unico caso forse nel mondo, ma certamente in Italia, di un'antologia di un solo autore ispirata alle tematiche di H. P. Lovecraft. Ricalcare le tematiche di un altro autore facendone rivivere lo spirito e senza cadere in un lavoro piattamente imitativo è tutt'altro che facile, ma coloro che hanno letto l'antologia mi hanno dato conferma dell'eccellenza del risultato.

  Il grande vantaggio dello scrivere narrativa fantastica, è che essa attraverso un linguaggio metaforico consente di raggiungere con le proprie idee uno strato più ampio di lettori, laddove un discorso saggistico avrebbe poche possibilità di oltrepassare la cerchia di coloro che sono già convinti. Faccio un esempio: il mio Il risveglio della spada, pubblicato sotto forma di e.book dalle Edizioni Scudo dove ho presentato in forma narrativa il contrasto fra la concezione tradizionale della regalità sacrale e lo spirito rivoluzionario borghese.

 I marxisti, specialmente nostrani, hanno visto l'heroic fantasy con un sospetto e un'ostilità che mi sembrano affatto ovvi. Quando alla metà degli anni '70 le opere di Tolkien arrivarono in Italia, furono ostracizzate e boicottate in tutti i modi dalla sinistra, e poi più tardi, constatato il successo  da queste ottenuto nonostante essa, ha cercato di accaparrarsele accusando la destra di essersi impadronita dell'autore del Signore degli anelli. A me, in tutta franchezza, Tolkien sembra incompatibile con la Weltanschauung di sinistra, un compagno che legge Tolkien è una stonatura come un rabbino e un mullah che si spartiscono un maiale arrosto.

Forse è stata un'occasione perduta quanto meno per rovesciare sugli intellettuali di sinistra delle meritatissime secchiate di sterco, ma c'è anche da dire che i tempi erano difficili. Ad esempio, Gianfranco De Turris fece un lavoro eccellente come curatore delle Edizioni Fanucci, fino a quando pressioni e minacce da parte dei compagni indussero Fanucci a licenziarlo. L'argomento principe della sinistra è sempre stato quello di tappare la bocca con la prepotenza a chi la pensa diversamente.

In tutta franchezza, considerando le novità più recenti, più che stanca, l'heroic fantasy oggi mi sembra invasa dalle femministe. Oggi c'è una produzione sovrabbondante di autrici con romanzi incentrati su eroine-amazzoni-virago che sono il portato di una pericolosa tendenza americanizzante che vuole la donna virago e l'uomo passivo. Io credo che tutto ciò che viene dagli Stati Uniti vada preso con le molle, perché mira sempre a dissolvere la società tradizionale europea e i suoi valori. E poi, mi chiedo, se una ragazza convinta da questa specie di narrativa di poter competere coi maschi sul piano della forza fisica, si mette in situazioni pericolose e subisce uno stupro, chi la risarcisce, Licia Troisi o Xena?  



2)     L’heroic fantasy concepisce una categoria che certe filosofie, partiti, religioni –tutti bolliti nel calderone del cosmopolitismo- aborriscono: l’Eroe. Oggi c’è il mito del disertore!

Tutto questo è verissimo, non posso che sottoscrivere, l'idea dell'eroe presente in tutti i miti e in tutti i cicli epici, è atemporale e in evidente conflitto con i disvalori della modernità. Io aggiungerei una cosa, i valori eroici e tradizionali sono in conflitto pure con il cristianesimo. Se cerca un po' in internet, non le sarà difficile trovare un mio scritto che è stato ripreso da vari siti, Santo cristiano o eroe pagano, che avevo concepito come risposta a una conferenza di Franco Cardini. A mio parere, la figura del santo e quella dell'eroe sono del tutto antitetiche.

3)      Il Mondo Indoeuropeo:quali sono i nuovi autori che vi fanno un corretto riferimento?

I nuovi autori, direi quasi nessuno, forse Mauro Roccasi, ma i più sono troppo influenzati da una vulgata americano-fumettistica. Per quanto riguarda gli autori classici, si possono fare i nomi di Robert Howard e di John R. R. Tolkien a condizione di fare riferimento non tanto a una correttezza filologica nella ricostruzione del mondo indoeuropeo, quanto nell'averne colto e fatto rivivere lo spirito. Robert Howard sebbene fosse nato negli Stati Uniti, è stato uno spirito europeo come pochi altri. Conan è l'indoeuropeo puro, e verrebbe da dire al quadrato. Tolkien era molto più vicino a questo spirito di quanto lui stesso pensasse. Poiché era affetto dalle loro stesse contraddizioni, almeno in Italia Tolkien è molto amato dai tradizionalisti cattolici, come Adolfo Morganti e Paolo Gulisano; egli stesso era portato a considerarsi un cristiano per la circostanza puramente anagrafica che apparteneva di famiglia alla minoranza cattolica inglese, ma leggendo senza paraocchi la sua opera, ci si rende conto che, suo malgrado, ne emergono una visione del mondo e un'etica che sono tutto meno che cristiane, che non prescrivono di porgere l'altra guancia, ma di resistere al male con le armi in pugno. Per me, al di là dei contorcimenti intellettuali di Morganti, Gulisano o chicchessia, spirito cristiano e spirito europeo/indoeuropeo rimangono antitetici.



4)     Lei è una mosca bianca nell’ambiente usualmente definito di Destra: è evoluzionista… 

Come lei sa, quella di mosca bianca è una auto-definizione che io stesso mi sono dato per evidenziare il problema, e per lo stesso motivo, contiene un elemento di iperbole. Forse in ultima analisi non sono poi così mosca bianca. Senz'altro evoluzionista era il grande Friedrich Nietzsche: cito dallo Zarathustra:

Tutti gli esseri crearono qualche cosa che sorpassa loro stessi: e voi volete essere il riflusso di questa grande marea, e tornare piuttosto al bruto che superare luomo? ()

Voi avete percorso la strada che porta dal verme alluomo, ma molto cè ancora in voi del verme. Una volta eravate scimmie, e ancora adesso luomo è più scimmia di tutte le scimmie.

Ma venendo a cose più vicine a noi, vorrei citarle un bell'articolo di Sergio Gozzoli, Le basi genetiche del comportamento, pubblicato su L'uomo libero n. 44 (1.11.1997). Non si parla direttamente di evoluzione, ma la naturalità dell'uomo, la sua dipendenza dalla biologia sono illustrate come meglio non si potrebbe.

In realtà se su queste tematiche c'è una confusione enorme, non è colpa nostra, ma ciò dipende dall'egemonia culturale della sinistra che ha deliberatamente confuso il concetto di evoluzione biologica con quello di progresso e incorporato la biologia evoluzionista nella propria concezione, non avvedendosi o facendo finta di non avvedersi che l'idea di selezione naturale non va certo a favore del democraticismo, ma punta in una direzione elitaria, e che la tendenza di ogni vivente a trasmettere e diffondere nelle generazioni future il proprio genoma e non quello altrui, è alla base di quelle brutte cose che si chiamano nazionalismo o anche razzismo. Io sono assolutamente convinto che se c'è una visione del mondo che riceve davvero l'avallo della ricerca scientifica, non è la loro che è pura utopia, ma la nostra. Questo è un punto che non dovremmo mai perdere di vista, così come dovremmo essere sempre consapevoli che l'uomo, come ogni altro essere vivente è biologia, è genetica, altrimenti avverrà che la sinistra nel nome della vantata onnipotenza della cultura, riuscirà a imporci come nuovo italiano qualsiasi magrebino o qualsiasi ottentotto. 



5)     In un suo articolo ha definito l’Europa, se non cito male, malata di “Marxismo e Cristianesimo”. Conferma?

Confermo pienamente. Io per la verità parlavo dell'Italia, ma non c'è alcun dubbio che questi due mali o le due forme di questo male sono estese ben oltre i nostri confini nazionali. L'Italia, però, se mi permette, è più malata di cristianesimo e di marxismo del resto dell'Europa. La Chiesa cattolica è sempre stata il cattivo genio della nostra storia. Dopo che i cristiani ebbero provocato la dissoluzione dell'impero romano, facendoci passare da padroni dell'ecumene mediterraneo a servi dell'ultimo barbaro invasore, per quindici secoli la presenza dello stato della Chiesa ci ha impedito l'unita e l'indipendenza nazionale. I papi, per salvare il loro miserabile staterello, sono stati sempre pronti a chiamare nuovi invasori stranieri. Fra questi, il peggiore è stato probabilmente Carlo d'Angiò a cui la Chiesa diede l'incarico di distruggere lo stato normanno-svevo, e che trapiantò nell'Italia meridionale il baronato parassitario francese. E' da qui che comincia l'arretratezza del nostro meridione e l'incrinatura profonda fra le due parti dell'Italia. Lo cito perché ci si renda conto di come questi eventi storici che sembrano lontani continuano a pesare ancora oggi. Io credo che esista un'incompatibilità di fondo fra l'essere italiani e l'essere cristiani-cattolici. I marxisti, beh, che differenza c'è tra i carnefici di Ipazia e i boia delle foibe? Credo, nessuna.

Che, quando un alto prelato mette becco sulle nostre leggi e nella nostra vita civile, venga ascoltato con deferenza invece di essere preso a pomodori in faccia, è un gran brutto sintomo, ma non c'è da stupirsene, perché in Italia la Chiesa è riuscita a coltivare molto bene sia l'ignoranza storica, sia l'indebolimento del senso di appartenenza alla comunità nazionale, ma concordo sul fatto che il problema, anche se più grave da noi, è europeo e mondiale. Per il giubileo del 2000 il Circo Massimo a Roma era pieno zeppo di cristiani venuti da tutta Europa. E nemmeno un leone, che spreco!

  

6)     La Mitologia Indoeuropea: azzardato affermare di essere la carta d’identità della comune Casa Europa?

Questo è un discorso che richiederebbe molta maggiore ampiezza di quel che è possibile fare qui. Tanto per cominciare, bisogna notare che al momento la casa comune europea non esiste. Prima di costruire davvero la casa comune europea, sarebbe necessario abbattere la sovrastruttura fittizia che ne usurpa il nome, la UE, Maastricht, il Trattato di Lisbona, la moneta unica gestita da una BCE privata su cui gli stati e i popoli d'Europa non hanno controllo. L'Europa dei mercati e dei mercanti, del grande capitale internazionale ma il cui riferimento è a Washington, che ci vuole una semplice periferia degli USA, cui sarebbe necessario sostituire l'Europa dei popoli. Se e solo se si riuscisse a compiere un simile passo, allora diventerebbe chiaro che gli Europei dovranno evidenziare nella loro cultura/nelle loro culture gli elementi che li accomunano e non quelli che li dividono. Alcuni miti sono ancora oggi, nonostante l'apparente crosta razionalistica, profondamente forti e largamente condivisi. Faccio un esempio. Qualsiasi editore sa che una pubblicazione incontrerà successo se tratta l'una o l'altra di queste tematiche: i cavalieri templari e il santo Graal. I templari sono l'esempio di una religiosità virile e guerriera profondamente estranea al cristianesimo che la Chiesa ha dovuto evocare durante le crociate ma di cui si è sbarazzata appena le è stato possibile, il Graal è un antico mito celtico pre-cristiano. In altre parole, tutto ciò che davvero ci accomuna e su cui potremmo fondare una nuova identità europea si riassume in una parola sola: paganesimo.

7)     Cosa propone, come punti coagulanti, ai –debolissimi…- partitini di Destra per diventare un Fronte Politico Unito? La figlia di Le Pen in Francia sta mostrando un carattere spartano…

Per prima cosa, non partiamo con la mentalità della rassegnazione, della sconfitta precostituita. Se qualcuno dietro le quinte si è dato tanta pena per montare l'operazione Fini (prima AN, poi l'ingresso nel PDL, quindi l'uscita dallo stesso a sinistra), non credo l'abbia fatto per affrettare la dipartita di una realtà condannata alla morte naturale, ma per eliminare quello che fino a Fini era il più forte movimento neofascista europeo che avrebbe potuto creare seri problemi nell'imminente (ed evidentemente già prevista) era della globalizzazione. Io credo che uno spazio elettorale virtuale corrispondente al vecchio MSI o più ampio ci sia ancora; il problema è riagganciarlo, ma non ci arriveremo mai finché ragioneremo in termini di gruppuscoli-partitini che cercano e non riescono a mettersi assieme perché ciascun ducetto con cento seguaci pensa di essere l'ombelico della politica italiana. Dovremmo partire da un programma basato su pochi punti chiari: uscita dell'Italia dalla NATO, espulsione delle basi americane, stop all'immigrazione con ogni mezzo, rimpatrio forzato degli immigrati, rinegoziazione della nostra presenza nella UE, ritorno al controllo dello stato sulla moneta, eventuale ritorno alla lira. Una politica sull'occupazione soprattutto per i giovani, esautorazione del peso economico del capitale bancario e finanziario. Chi ci sta ci sta, chi non ci sta è fuori. Mi sembra che il programma dei 60 di Alberto B. Mariantoni si muova in questo senso. Quello che è importante è evitare il frazionismo. Alle ultime elezioni comunali a Trieste c'era una sola lista a destra del PDL, ebbene, ha preso il 10% dei voti. Perché questo non dovrebbe ripetersi in tutta Italia, ma se si presentano alle urne tre o quattro partitini rissosi su differenze di programma che capiscono (forse) solo loro, è chiaro che la gente non ha fiducia.

8)     L’Italia è sede geografica di due Lingue Classiche, il Latino ed il Greco (la Magna Graecia è in Italia!) ma specie per la prima assistiamo al volgarissimo “spettacolo” che una lingua che ha esportato nel Mondo la Civiltà proprio dai suoi discendenti viene avvilita come “lingua morta”. Dovrebbe essere insegnata obbligatoriamente proprio in Italia! Si configura un ALTO TRADIMENTO CULTURALE da parte dei “governanti” contro il Patrimonio Culturale Nazionale?

Anche su questo, mi trova pienamente d'accordo. La memoria è l'identità, ma le dirò di più, oltre all'abbandono delle lingue classiche, c'è da evidenziare lo stato penoso in cui si trova la nostra stessa lingua italiana imbarbarita da anglicismi, barbarismi, espressioni gergali, linguaggio stenografico da SMS, dall'ignoranza dilagante. La maggior parte delle persone sotto i trent'anni non sa usare il congiuntivo. Per capire quanto sia grave la portata di quello che lei giustamente chiama ALTO TRADIMENTO CULTURALE bisogna tenere presente che una lingua non è costituita soltanto da un lessico, altrimenti sarebbe facile tradurre da una lingua a un'altra avendo a disposizione solo un dizionario. In realtà, l'uso di una lingua o di un'altra comporta un diverso sistema di pensiero; basta pensare al tedesco che ha due diversi termini per indicare il dovere, sollen e müssen , a seconda che si tratti di un imperativo morale o di una costrizione, una distinzione che in altre lingue, italiano compreso, non esiste. Il tedesco è una lingua di alto livello concettuale, laddove ad esempio l'inglese, soprattutto americano, nonostante una certa affinità del lessico, è di livello bassissimo, come si vede dal fatto che non possiede nemmeno una grammatica, e alla diffusione mondiale dell'angloamericano corrisponde una rudimentalizzazione del pensiero.

L'italiano è una lingua che da mille anni in qua fino agli ultimi decenni si è modificata molto meno di altre, e questo ci consente di apprezzare i classici della nostra letteratura con un'immediatezza che altrove non è possibile. Sembra che sia un vantaggio di cui ci vogliamo privare a tutti i costi.

Sarà un aspetto secondario, ma io trovo irritante la mania emersa negli ultimi anni per i nomi stranieri, mi sembra quasi un anticipo di quel meticciato che immigrazione e declino demografico ci vanno imponendo. Sarà un caso, ma fra i nomi stranieri più spesso imposti ai bambini italiani spicca Christian, quasi un'ulteriore conferma che cristiano e italiano sono due concetti antitetici, che la religione che ci ha invasi due millenni or sono dalla Palestina è di per sé antinazionale. Parlando ancora di nomi, un'altra curiosità su cui vale la pena di riflettere, è che fra i nomi assunti dai papi all'atto dell'incoronazione se ne trovano anche di ridicoli, come Agatone o Formoso, ma mai nomi di origine germanica, neppure i più comuni come Alberto o Carlo. Il mondo germanico è il nucleo centrale del mondo europeo, e questa io la leggo come un'involontaria (ennesima) confessione dell'incompatibilità di fondo tra cristianesimo ed Europa.

9)     Lei è laureato in Filosofia: l’Estetica Ellenica, custode del “Buono e del Bello”, la “kalokagathia” in un mondo come l’attuale dove il Brutto, lo Straccione, lo Sporco –santa Brigida faceva l’apologia del sudiciume perché il corpo è sentimento pagano!- sono l’esempio giornaliero, ha ancora una sua valenza?

Le ho citato poco fa H. P. Lovecraft. Lo scrittore americano, per cui io ho una particolare passione, è stato uno dei primi a sostenere apertis verbis e senza complessi che l'arte moderna fa schifo, giudizio che io sottoscrivo in pieno, ma il punto veramente importante, è che lo squallore estetico dell'arte contemporanea fa il paio con lo squallore morale. Mi permetta di citarle un piccolo stralcio di un articolo che ho pubblicato da poco sul sito del Centro Studi La Runa, I miti letali di una cultura suicida:

Tutto ciò si può riassumere in una parola: disordine, caos, trasgressione, disordine dal punto di vista espressivo, artistico, che poi diventa anche disordine intellettuale, disordine etico e disordine sul piano esistenziale, delle scelte di vita.

10) Il Rinascimento ed il Risorgimento: i “soliti noti” vi scorgono lo zampino di Satana (!!!) poiché sorgono dalla Spiritualità Pagana senza parlare dei marxisti che ora si stracciano le vesti per il Risorgimento…Non mi convince.

Non la convince? Strano, non convince neppure me. I compagni si sono improvvisamente scoperti patrioti e hanno celebrato il centocinquantenario dell'unità nazionale con un'orgia di retorica, con uno sperpero di denaro pubblico tra l'altro che in questi tempi di crisi poteva essere usato meglio; tutto ciò con un unico scopo: irritare, infastidire, far perdere consenso alla Lega. Sarebbe veramente troppo chiederci di riconoscere un minimo di credibilità a questo patriottismo artefatto. Se in Italia i valori nazionali sono profondamente minati, se siamo un popolo con scarsissima coesione nazionale e scarsissimo senso di appartenenza identitaria, lo dobbiamo a loro oltre che ai cattolici. Costoro, tutto ciò che è nazionale, patriottico, lo hanno sempre umiliato, vilipeso, ridicolizzato.

Le voglio citare un fatto. Noi sappiamo, e io purtroppo come insegnante lo so molto bene, è un problema con cui mi devo confrontare quotidianamente, che a partire dal '68 la scuola italiana è impestata dalla massiccia presenza dei compagni a tutti i livelli. E' un problema la cui gravità gli anticomunisti non abbiano capito appieno, perché è per le mani di docenti in massima parte compagni che passa la formazione che così diventa deformazione delle nuove generazioni. Bene (male!) nel 2004 è caduto il cinquantenario del ritorno di Trieste all'Italia. Il comune di Trieste aveva organizzato una manifestazione per la quale era stata richiesta la partecipazione di delegazioni delle scuole superiori cittadine, e allo scopo alle scuole stesse erano stati inviati pacchi contenenti bandierine tricolori e fogli col testo dell'inno di Mameli che gli allievi partecipanti avrebbero dovuto cantare. La manifestazione fu unanimemente boicottata da tutti i compagni presidi, e non vi partecipò alcuna  delegazione scolastica. Non solo, il preside di un liceo scientifico che era stato candidato alla presidenza della provincia per i DS (così si chiamava allora l'ex PCI, poi confluito nel PD), fece un gesto plateale, facendo bruciare bandierine e fogli nel cortile della scuola. Le faccio presente che stiamo parlando di sette anni fa, non di mezzo secolo fa.

Poi di colpo questi bastardi antinazionali che diseducano i nostri giovani si sono scoperti patrioti per ordine di partito. Contrordine, compagni! Giovanni Guareschi tratteggiando la figura del comunista trinariciuto che cambia completamente il suo modo di pensare a seconda di quel che il partito ordina, credeva di aver fatto una caricatura, ma ha fatto un ritratto fin troppo realistico.

Come diseducazione ai valori nazionali, io penso però che l'azione dei compagni rimane seconda a quella compiuta dalla Chiesa cattolica e dai cristianesimi di ogni specie e varietà. Il sogno di questi ultimi è sempre stato quello di vuotare le caserme per riempire gli oratori e le parrocchie. A Trieste la Chiesa è sempre stata filoaustriaca prima, filoslovena poi, è stata necessaria la nascita della Jugoslavia comunista perché adottasse un atteggiamento più favorevole (con molti distinguo) alla maggioranza italiana della città.

Io credo che il livore antinazionale sia stato il primo terreno d'incontro tra comunisti e cattolici, poi da lì sono venuti il Vaticano II, il compromesso storico, il cattocomunismo, il PD e tutto lo zoo di mostruosità che abbiamo visto. E' probabile che già De Gasperi e Togliatti se l'intendessero sottobanco mentre scagliavano l'una contro l'altra le rispettive basi, erano fatti della stessa pasta, entrambi plumbei uomini di apparato con l'emotività di due lucertole.

11)  Le –stratosferiche- ricchezze in OGNI continente dello Stato del Vaticano. In Italia ha immensi patrimoni: come spiegarlo ai giovani disoccupati, ai pensionati in miseria, ai senza casa?

A questo riguardo, credo di non dover proprio spiegare niente, è la Chiesa cattolica che dovrebbe spiegarlo a tutti noi, e soprattutto con quale immensa faccia di bronzo costoro pretendono di essere i rappresentanti di una fede concepita per i poveri e gli umili. Sono costoro che proclamano che E' più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno dei Cieli, e poi navigano nell'oro. E lasciamo stare le amicizie impresentabili che ha avuto almeno nel passato recente lo IOR, la banca vaticana: la mafia, la massoneria, la P2. 

12)  Quale sarà il Suo prossimo lavoro letterario?

Voglio essere sincero: al momento non sono impegnato tanto nella stesura di materiale nuovo, quanto nel cercare di pubblicare cose che ho già scritto. C'è un mio romanzo di fantascienza, L'orizzonte di cristallo, che al momento è in visione presso Urania della Mondadori, poi le Edizioni Scudo dovrebbero pubblicarmi a breve una versione ampliata e cartacea de Il risveglio della spada. Per altri miei lavori, invece, sto ancora cercando un editore, per un romanzo di heroic fantasy di ispirazione tolkieniana, La spada del Dunnland, e per un mio lavoro di saggistica storica al quale tengo molto, La storia perduta.

Quest'ultimo affronta la storia perduta di tre continenti: America, Asia, Europa. Per quanto riguarda le Americhe, noi sappiamo che le distruzioni dei conquistadores spagnoli hanno fatto piombare nella preistoria tutta la storia americana anteriore a Colombo, ma il poco che si lascia intuire è quanto meno sorprendente. Tutto induce a pensare che gli antenati degli Amerindi siano giunti nel Nuovo Mondo attraverso lo stretto di Bering 12.000 anni fa, ma le tracce della presenza umana nelle Americhe risalgono a 40.000 anni fa. Chi li ha preceduti? Riguardo all'Asia, le mummie geuropeeh ritrovate nel deserto del Takla Makan, le tracce del misterioso popolo dei Tocari, popolazioni-relitto dai capelli biondi e gli occhi chiari come i Kalash e gli Hunza dell'Afghanistan, i misteriosi monumenti funebri noti come Kurgan, persino i tratti europidi degli Ainu del Giappone e dei Polinesiani, ci parlano della storia – ignorata dalla storiografia ufficiale – di un antico popolamento europide-caucasico dell'Asia. La perdita di conoscenza storica riguardo all'Europa è di tutt'altro genere. Il cristianesimo ha imposto il suo modello storico, tutto incentrato sul Medio Oriente di cui lo stesso è originario, e la cultura glaicah ha continuato a seguirlo. In un qualsiasi testo gstoricoh è facile che si parli con abbondanza delle piramidi, ma è ben raro che ci si degni di nominare Stonehenge, siamo informati con abbondanza non solo di Egizi, Babilonesi, Ebrei e Fenici, ma anche di popolazioni oggettivamente irrilevanti, come Aramei ed Elamiti, ma è difficile che si sprechi qualche parola sui Celti. Nel mio testo ho cercato di esaminare con la maggiore ampiezza possibile importanti monumenti preistorici come Stonehenge e Newgrange, ma anche il significato di miti come quello del Santo Graal, e ho dedicato molto spazio alla confutazione dei fraintendimenti e delle sciocchezze contenute nel Codice Da Vinci di Dan Brown.

A parte ciò, continuo e ho intenzione di continuare con i miei articoli di soggetto politico e religioso in ambito neopagano. Qui non si tratta ovviamente di ambizioni letterarie ma di un dovere morale, di partecipare per quanto è nelle mie forze, alla lotta per il futuro della nostra civiltà.






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